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Suoli degradati e letame dei polli: un progetto sperimentale di valorizzazione dei terreni ed economia circolare

Un progetto sperimentale in ambito agricolo per individuare soluzioni innovative a due emergenze globali: la desertificazione dei terreni e l’utilizzo della pollina.

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Un interessante progetto sperimentale in ambito agricolo si pone l’obiettivo di individuare soluzioni innovative a due emergenze globali: da un lato la desertificazione dei terreni, un problema che interessa da vicino anche l’Europa (45% dei suoli è a rischio di degrado), dall’altro l’utilizzo della pollina, il comune letame dei polli che, a fronte dell’incremento degli allevamenti avicoli, rappresenta un problema in termini di smaltimento. Il progetto in questione si chiama Porem (Poultry manure based bioactivator for better soil management through bioremediation) ed è un finanziato dal programma europeo Life con quasi 1,5 milioni di euro: l’ente che coordina tale sperimentazione è Astra Sviluppo e Innovazione di Faenza (Ravenna), al cui fianco ci sono Enea, Gruppo Soldano srl di Limbadi (Vibo Valentia) e alcuni partner provenienti da Spagna e Repubblica Ceca.

Indice

La pollina: potenzialità e criticità

porem

La pollina da tempo rappresenta un reale problema per gli allevamenti avicoli, perché le quantità sono troppo elevate per lo spandimento diretto nei campi. Questo materiale organico da una parte presenta caratteristiche molto interessanti, infatti è ricco di più elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio), ma dall’altra contiene anche sostanze dannose (ormoni, antibiotici e metalli pesanti) le quali, se non trattate adeguatamente, rischiano di procurare contaminazione all’aria, ai suoli e all’acqua. In più non bisogna dimenticare che l’azoto presente nella pollina contiene anche ammoniaca e ossidi di azoto (protossido di azoto). L’emissione eccessiva di questi gas, dannosi per l’ambiente e per l’uomo, limita fortemente i benefici per il terreno, che derivano dagli elementi nutritivi contenuti nella pollina. Tutto ciò implica per gli allevamenti avicoli oneri economici non indifferenti per il corretto smaltimento della pollina.

Obiettivi del progetto Porem

Gli obiettivi del progetto sono evidenziati in 5 steep conseguenti l’uno all’altro, una sorta di percorso che dalla sperimentazione ai primi risultati possa confluire in una trasferibilità ed attuazione con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nei processi di coltivazione.

  • Obiettivo n. 1. Dimostrare la capacità di ripristino di 3 terreni selezionati in zone sperimentali, situati nella regione di Murcia (Spagna), in clima semi-arido, in Puglia (Italia) e la replicabilità in terreni nelle aree ceche con applicazioni di letame di pollame opportunamente trattato.
  • Obiettivo n. 2. Garantire la trasferibilità e la riproducibilità del ripristino del suolo, fornendo formazione e strumenti di supporto per l’attuazione delle tecniche migliori e utilizzando tutti i mezzi disponibili per trasferire attivamente le conoscenze a tutti i livelli (locale, nazionale ed europeo).
  • Obiettivo 3. Fornire alle pubbliche amministrazioni strumenti per valutare le politiche di ripristino del suolo, le strategie di gestione agricola e la realizzazione di progetti al fine di tradurre in pratica queste politiche.
  • Obiettivo 4. Aumentare la consapevolezza e sostenere il settore del suolo fornendo soluzioni economicamente vantaggiose che includano tecniche più efficienti che potrebbero anche migliorare la redditività.
  • Obiettivo 5. Identificare e coinvolgere tutte le parti interessate relative ai problemi idrici, anche al fine di integrare le componenti sociali, ambientali ed economiche del ripristino del suolo.

Progetto Porem: sperimentazioni e risultati

Con il progetto Porem, quindi, viene identificata un’innovativa collocazione della pollina; le sperimentazioni fino ad oggi effettuate hanno messo a punto un nuovo bioattivatore che la utilizza come materia prima insieme ad un preparato enzimatico naturale, prodotto da una miscela di piante (graminacee e apiacee) che ha la funzione di modificare la pollina trasformandola nel già citato bioattivatore, grazie al quale avviene il ripristino di terreni degradati fissando il carbonio nel terreno, stabilizzando il fosforo P come struvite (fosfato idrato di ammonio e magnesio), migliorandone la qualità per densità, contenuto di azoto a lento rilascio, biodiversità totale e rendimento produttivo. Si tratta di un procedimento innovativo, che va oltre la fertilizzazione e l’uso di ammendanti, per rigenerare e aumentare la produttività del suolo.

La sperimentazione è stata condotta in terreni con caratteristiche molto differenti, quali la regione di Murcia (Spagna) e in Puglia in terreni aridi, in Emilia Romagna e in Repubblica Ceca su suoli con scarsa sostanza organica. Le prove di coltivazione effettuate in un biennio, in particolare quelle condotte a Cesena su campi coltivati a pomodoro, hanno evidenziato risultati simili dal punto di vista quantitativo a quelli ottenuti con fertilizzanti di sintesi e decisamente più significativi rispetto a quelli degli ortaggi non trattati.

Per quanto riguarda la qualità dei pomodori si è registrato un valore di contenuto zuccherino decisamente superiore, che ha determinato un miglioramento del prodotto e conseguentemente del suo valore commerciale. Questi risultati si sono ottenuti con un minore quantitativo di azoto (-69%) per ettaro, rispetto a quello utilizzato con una fertilizzazione minerale. A Foggia, invece, le sperimentazioni, condotte su campi coltivati ad orzo, hanno evidenziato una maggiore vigoria delle coltivazioni, una specie di effetto starter che il bioattivatore potrà incrementare in terreni degradati. Nel momento della raccolta, i terreni dove è stato utilizzato il medesimo bioattivatore sono risultati molto più produttivi rispetto a quelli trattati con Biazoto N12 (fertilizzante ammesso al biologico) e non trattati.

Quanto sperimentato tramite il progetto Porem, quindi, evidenzia concrete potenzialità per aprire nuovi mercati in una duplice direzione: da una parte rappresenta un’opportunità per il comparto avicolo per la collocazione, in un contesto di economia circolare, della pollina, dall’altra può essere di supporto alle coltivazioni per la maggior produttività che garantisce, anche su terreni attualmente scarsamente coltivabili.

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