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Vuoi lavorare? Puoi diventare meccanico

Per avere un lavoro sicuro, ben retribuito e che dia soddisfazione puoi scegliere di diventare meccanico.

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Un fatto di cui si è sempre parlato troppo poco è la mancanza cronica da almeno 5 anni di meccanici di autoveicoli, sia leggeri che pesanti. Invece diventare meccanico apre le porte ad un ottimo lavoro. Purtroppo ci sono diversi motivi che hanno portato a questa situazione e soprattutto al suo perdurare negli anni, ma a parte questo, la notizia è anche abbastanza originale in quanto il meccanico è appunto una professione che dà molte soddisfazioni ed è veramente difficile che sia malpagata. Questo grazie al fatto che le competenze necessarie sono altissime ed in continua evoluzione. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, un meccanico ha bisogno anche di una buona dose delle cosiddette soft skills. Ovvero non basta avere le nozioni tecniche, bisogna anche essere piuttosto disponibili, sensibili e avere un’ottima manualità. La leggenda del meccanico che indovina il guasto ad orecchio, non è una leggenda, professionisti così esistono davvero e sono sempre più richiesti.

diventare meccanico

Diventare meccanico: ecco come fare

Ci sono almeno due modi per riuscire a diventare meccanico di autoveicoli. Da quello più pratico a quello più teorico con alte competenze. Il primo modo, che di sicuro non è inferiore all’altro, è quello di cercare un’officina che faccia fare esperienza quando si è giovani. Questo è il metodo più tradizionale, quello appunto più pratico, dove si impara attraverso il lavoro sul campo. Visto che i veicoli si aggiornano continuamente, potrebbe accadere di avere alcune competenze in meno rispetto a chi esce da un istituto professionale di meccanica o meccatronica, ma questo non deve assolutamente scoraggiare, visto che a chi uscirà da tali istituti mancherà l’esperienza, la manualità e la sensibilità, che ovviamente potrà imparare lavorando.

Il secondo modo è appunto quello di dedicarsi allo studio intenso presso un istituto professionale di settore e solo in seguito cercare un posto di lavoro nel campo. In questo caso si mancherà di esperienza, manualità e sensibilità, ma le competenze ad esempio in elettronica ed almeno quelle teoriche in meccanica saranno decisamente più alte. Il paradosso di questa situazione è che non c’è una strada più giusta dell’altra. Studiare è sempre consigliato ovviamente, ma se ad esempio una persona non ha le possibilità e vuole imparare può certamente decidere di sporcarsi le mani fin da subito mettendole fisicamente dentro i motori, anche perché questo prima lo si fa meglio è. C’è forse un lato umano del mestiere che si può imparare solo da molto giovani. In ogni caso, ognuno di questi due modi va bene, ed il settore ha un forte bisogno di entrambe le figure perché esse si completano a vicenda. Ovviamente il tutto non va preso come una gara da una parte o dall’altra. Bisogna semplicemente essere coscienti di ciò che si conosce e di ciò che invece si deve ancora imparare.

Che cosa fa un meccanico di autoveicoli

Ma quali sono le mansioni reali di un meccanico? Innanzitutto bisogna capire esattamente di cosa stiamo parlando. Diventare meccanico di auto è un discorso, diventarlo di mezzi pesanti è decisamente diverso. Il primo deve conoscere tutti i sistemi che muovono i veicoli per il trasporto leggero, dai pezzi prettamente meccanici a quelli elettronici ed ora sono necessarie anche competenze informatiche. In questi ultimi due casi oltre ad avere le nozioni necessarie deve anche essere in grado di usare gli strumenti appositi come i tester e le diagnostiche. Ovviamente tutto questo non basta, perché una volta individuato il guasto bisogna poi saperlo risolvere e ciò richiede una profonda conoscenza del mezzo, degli “incastri” tra meccanica ed elettronica e via dicendo. Non è comunque così raro che nelle officine più grandi vi siano persone specializzate in alcune mansioni.

Un discorso un po’ più complesso vale per chi vuole diventare meccanico di mezzi pesanti, come motrici, autoarticolati, autotreni, autobus. In questo caso bisogna avere tutte le conoscenze di cui sopra, ma anche saper intervenire fisicamente nell’aggiustare i rimorchi o i semirimorchi. Il lavoro non è uguale perché non si tratta di intervenire “solo” sul motore, ma di essere in grado di riparare tutti i sistemi che muovono e garantiscono la sicurezza di mezzi che pur avendo le ruote non possiedono una cuore pulsante che permette loro di muoversi. Molto, ma non tutto, è simile od uguale a ciò che si potrebbe trovare su una motrice o su un autobus e, più in piccolo, su una normalissima macchina.

Per capire meglio il lavoro del meccanico, anche evitando concetti molto tecnici che riguardano il motore possiamo fare un esempio concreto. Se ad un rimorchio di un autotreno si blocca una ruota, bisogna andare a capire perché questa ruota è bloccata. Ovvero non bisogna solo trovare il danno (appunto la ruota bloccata), ma bisogna anche saper intervenire per risolvere il problema. Fin qui pare tutto normale, c’è però un passaggio in più, ed è questo. Oltre a trovare il danno e saperlo risolvere bisogna anche essere in grado di comprendere perché quel danno si è verificato. La responsabilità del bloccaggio di una o più ruote può avere diverse cause. Come ad esempio i freni, o i cuscinetti.

Le probabilità sono piuttosto differenti, ma entrambe le cose possono accadere. Per questo un meccanico una volta verificato il bloccaggio della ruota deve riuscire a capire sia la causa del bloccaggio, sia quella che ha determinato la causa del bloccaggio. Vale a dire se una ruota si è bloccata per un “freno inchiodato” (per usare un gergo dei meccanici), è necessario prima di tutto identificare il fatto che ci sia un freno inchiodato, e poi capire perché è accaduto che si è inchiodato un freno. Questo per fare in modo che di cambiare solo le parti necessarie e risolvere definitivamente il problema alla radice.

Se si cambia il pezzo sbagliato infatti, non si sostituiranno tutte le parti che è necessario cambiare, o non si trova la causa originaria, si rischierà di non risolvere il problema o farlo solo in parte, in maniera temporanea insomma. Vale a dire che in questo caso la ruota si sbloccherà, ma potrebbe bloccarsi nuovamente dopo poco. E’ un po’ come curare gli effetti di una malattia ma senza trovarne la causa originaria, la malattia potrebbe ripresentarsi. Questo è solo un esempio che nemmeno entra troppo nella tecnica delle cose, ma è utile per capire la logica di ciò che fa un meccanico. Il che significa che è un lavoro veramente molto professionale ed in effetti non si capisce molto bene perché sia così snobbato dai più giovani.

Officine piccole e grandi

Un’altra cosa da sapere è che, sebbene ovviamente entrambe le due realtà siano entrambe ottime, ci può essere una buona differenza tra lavorare in officine piccole ed in officine più grandi. Nelle prime spesso bisogna saper fare tutto o quasi ed è necessaria quanto gradita una grandissima sensibilità ad ogni livello. La dimensione è spesso più umana, meno standardizzata e per molti anche più misura del cliente. E’ la classica realtà in cui il meccanico spiega per filo e per segno il guasto, come l’ha riparato, perché è successo proprio quello, cosa si può fare per non farlo succedere ancora e mille altre informazioni di grande utilità se si ha voglia di ascoltare. Spesso ci si può fermare anche a fare due chiacchiere più informali e che non sempre riguardano la mera riparazione della propria auto. Insomma, un po’ come se ci si trovasse al bar a parlare di qualcosa che piace ad entrambi con un esperto del settore. Queste realtà vanno assolutamente preservate perché fanno parte del mondo in cui gli adulti di adesso sono cresciuti e i più giovani stanno crescendo. 

Nelle officine più grandi invece il lavoro è solitamente più standardizzato ed è più difficile chiedere spiegazioni dettagliate, se non altro per il fatto che essendoci molto personale è abbastanza complicato trovare libero chi è intervenuto sul proprio mezzo. Ovviamente anche questo dipende dall’organizzazione delle officine, molte infatti chiamano appositamente il riparatore che ha aggiustato l’auto del cliente per parlare con lo stesso, che comunque può sempre interloquire col capo-officina. In questo tipo di officine può capitare più spesso di doversi specializzare in un determinato settore della riparazione.

Se da una parte è meglio perché si hanno conoscenze più approfondite (anche se in un campo più ristretto), dall’altra è possibile che la mobilità intralavorativa si riduca proprio a causa della settorializzazione ed anche che il lavoro sia un po’ meno vario e quindi con una dose in meno di soddisfazione personale. Anche qui va specificato che non sempre è così, dipende infatti dalla filosofia di ogni officina, però può certamente accadere. Quale è meglio delle due realtà? Non esiste un meglio e un peggio. Dipende dalle proprie competenze e dalle proprie attitudini. In base a questi due parametri (ma anche altri, come la volontà di restare oltre l’orario ad esempio), si può tranquillamente provare a scegliere dove lavorare trovando la propria massima soddisfazione in uno dei due ambiti.

Perché non si trovano meccanici

Veniamo ora alle ragioni principali della scarsità numerica di meccanici. Come detto, diventare meccanico è un’ottima opportunità per avere un lavoro sicuro, ben retribuito. E che dal punto di vista professionale può concedere molte soddisfazioni, nonostante questo, da diversi anni il settore soffre una mancanza cronica di operatori specializzati. Ciò nonostante le aziende del settore siano comunque in crescita di numero. Ma perché non si trovano meccanici? Il motivo principale sembra risiedere nel fatto che i giovani preferiscano professioni in cui non bisogna sporcarsi troppo le mani. Lavori da ufficio o sul web che garantiscano buone entrate senza sforzi fisici.

Questo ovviamente non è sempre vero, ma è una tendenza che sembra essersi abbastanza affermata negli ultimi anni e che però sembra ora essere un po’ rientrata. C’è forse un problema di “classe sociale”, per il quale fare un lavoro fisico in cui si rischia di sporcarsi e magari qualche volta superare le classiche 8 ore giornaliere a causa di emergenze viene visto come una specie di sconfitta sociale. Ovviamente non è così ed è anche da capire che ogni lavoro è dignitoso, a prescindere da quale sia, ma anche che il meccanico è un mestiere veramente molto professionalizzante ed apprezzato, nonostante si possa tornare a casa con qualche macchia di olio sulla tuta. Insomma vige un pregiudizio del tutto immotivato sul lavoro del meccanico.

In Europa sulla questione può anche aver contato il non molto lungimirante ban dei motori endotermici nel 2035. Ma a parte il fatto che a quella data manca ancora molto e tutto quindi può cambiare, già sono stati autorizzati gli e-fuel, i quali garantiscono il perdurare di tale tipo di alimentazione. Esistono poi anche i biocarburanti (anch’essi già autorizzati in vari settori) con i quali viaggeranno ad esempio i mezzi pesanti e non solo loro. Una terza alternativa, attualmente studiata in tutto il mondo e presa a cuore da colossi come Toyota, è quella dell’idrogeno, che può alimentare sia auto elettriche che a combustione interna.

Se la paura è quindi quella che il lavoro del meccanico “finisca”, essa appare del tutto ingiustificata. C’è quindi da augurarsi che sempre più persone, soprattutto giovani in modo da avere un ricambio generazionale di professionisti, si dedichino a questo mestiere. Oltre ad essere decisamente vario e utile, fa parte a pieno titolo della storia umana recente, visto che il mondo in cui viviamo ora è stato costruito grazie a veicoli di tutti i tipi così come li abbiamo sempre conosciuti, che appunto quando si rompono vengono riparati proprio dai meccanici.

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