Come uno YouTuber e gli altri professionisti del web devono porsi nei confronti del Fisco e dichiarare i loro introiti? Sicuramente il mondo del web con le nuove figure professionali ad esso connesse è molto vasto e spesso la normativa non offre eccellenti delucidazioni sulla questione. Argomento, quello del web ed il Fisco di attualità, soprattutto dopo il caso Stefano Lepri. Vediamo di cosa si tratta.
Indice
Il caso di Stefano Lepri accusato di evasione fiscale
Stefano Lepri è uno tra i più celebri YouTuber italiani e si occupa soprattutto della pubblicazione di video con contenuti dedicati ai videogames, ma anche attinenti alle proprie esperienze di vita ed alla quotidianità. Il suo canale YouTube attualmente può contare su 3 milioni ed 800 mila iscritti. Tuttavia il ragazzo è finito sotto i riflettori perché accusato di essere un evasore fiscale, in quanto non avrebbe dichiarato ricavi pari a 600 mila euro e 400 mila euro di Iva non versata. La Guardia di Finanza di Firenze ha contestato la mancata dichiarazione al Fisco degli introiti economici del ragazzo, derivanti dalla sua attività sul web.
Di cosa è colpevole Lepri
Nello specifico, il ragazzo avrebbe firmato dei contratti con varie agenzie pubblicitarie, per quanto riguarda la pubblicizzazione dei banner relativi ai suoi video. Questo sarebbe avvenuto attraverso il contratto di cessione dei diritti d’autore. Tale tipologia contrattuale è solitamente adoperata per le prestazioni di carattere occasionale, per le quali non c’è bisogno del versamento Iva.
Tuttavia la GdF ha appurato che Lepri ha in realtà intrapreso un’attività continuativa, il tutto definibile come un vero e proprio lavoro autonomo. Per questo motivo il giovane YouTuber è tenuto a versare l’Iva ed è stato multato. Dall’altra parte il giovane si difende in quanto non è un evasore ma semplicemente, in mancanza di un quadro legislativo chiaro, ha dichiarato i propri redditi in maniera sbagliata.
Chi è uno YouTuber?
In maniera molto semplice, uno YouTuber è un creatore di video e contenuti pubblicati sui propri canali YouTube. La loro popolarità è direttamente connessa al numero di iscritti al proprio canale ed al numero delle visualizzazioni dei contenuti presenti su di esso. In tutto ciò, Google regola la visibilità dei contenuti video, adoperando particolari algoritmi e differenti fattori di ranking.
Tuttavia, per essere considerato uno YouTuber a tutti gli effetti, non è sufficiente pubblicare video, bisogna anche guadagnare con la realizzazione e pubblicazione di essi. Google dal 2018 ha fissato le soglie per poter incominciare a guadagnare grazie ai video online. Nello specifico, per iniziare a monetizzare, il proprio canale deve avere almeno 1.000 iscritti e 4 mila ore di visualizzazioni.
Facciamo chiarezza sulla situazione Fisco e YouTuber
Quando si tratta di Fisco, dichiarazione dei redditi legata alla professione, bisogna stare molto attenti nell’inquadrare la propria attività, soprattutto sul web. Questo principalmente in riferimento alle nuove professioni che il web stesso ha introdotto. Prima di tutto bisogna distinguere se la propria attività sia di tipo occasionale oppure professionale.
Se i guadagni sono stabili e regolari, si tratta di una vera e propria professione che, comporta l’obbligo di aprire una partita Iva e versare l’imposta. Se i ricavi legati al proprio operato non sono stabili e regolari, si parla allora di un rapporto di lavoro di tipo occasionale, per cui non è necessaria l’Iva. Nel caso dei YouTuber e di altre figure operanti nel web, definire il carattere del proprio operato diventa davvero importante, soprattutto per una corretta dichiarazione dei redditi.
Come andare a regolarizzare la propria posizione con il Fisco
Nel caso in cui sia già presente un verbale di contestazione da parte del Fisco bisogna, attraverso un ravvedimento operoso, andare a regolarizzare la situazione. Se la dichiarazione è stata presentata dallo stesso YouTuber, questo dovrà pagare un differenziale con delle sanzioni in modalità ridotta. La regolamentazione riguarda in tal caso le sole imposte dirette.
La situazione si complica notevolmente nel caso in cui c’è stata l’omessa dichiarazione della partita Iva. In questo caso non si può fare riferimento alla pace fiscale ma bisogna spostarsi verso una regolamentazione in contraddittorio. Se il soggetto non ha alcuna contestazione Iva e svolge un’attività ben stabile, può aprire una partita Iva ed andare a regolarizzare gli anni passati con modalità agevolata.
Il web, un mondo continuamente controllato dal Fisco
Ogni tipo di attività sul web è tracciata e costantemente controllata dal Fisco. Bisogna quindi prestare molta attenzione per non incappare in more e sanzioni varie. Quando il reddito derivante da attività online diventa di carattere stabile, questo deve essere dichiarato. Infatti per le operazioni stabili e non di carattere occasionale, la normativa prevede determinati tipi di tassazioni ed adempimenti. In particolar modo è essenziale aprire una partita Iva, inoltre i vari professionisti operanti sul web, devono assumere inevitabilmente una posizione chiara e decisa con il Fisco. Anche se la normativa potrebbe e dovrebbe andare a distinguere meglio l’attività occasionale da quella stabile, prestate comunque attenzione a come dichiarate i vostri introiti.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro