L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro o sul pallone di calcio? A giudicare dai dati sull’occupazione – che non consegnano, da tempo, buone notizie – e dalla passione che gli italiani tradiscono quando seguono le gesta delle loro squadre del cuore, si direbbe più la seconda. Quella del calcio è una vera e propria religione, capace di conquistare sempre nuovi adepti. Di ogni estrazione, sesso ed età. Dall’oratorio parrocchiale di provincia alla struttura sportiva di città, il numero di connazionali che sperimenta periodicamente l’ebrezza di scendere in campo non accenna a calare. Anzi: la voglia di emulare le imprese di Messi, Ronaldo e Suarez (o anche di Barzagli, Candreva e Insigne: per rimanere nell’ambito del nostro campionato) sembra crescere sempre più. Ecco perché aprire una scuola di calcio può rivelarsi davvero un buon affare.
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Aprire una scuola calcio: da dove iniziare
Può una passione coltivata sin da bambino diventare un business redditizio? Assolutamente sì. Chi è cresciuto a pane e “Domenica Sportiva” e non ha mai dimenticato le telecronache di Sandro Ciotti, Bruno Pizzul e Nando Martellini potrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di investire sul pallone. A patto che non prenda la cosa sottogamba. La passione e la competenza teorica non bastano: per far funzionare le cose, occorre fare le mosse giuste, procedere con prudenza e investire sulla qualità delle persone. Ricordandosi che il calcio può consegnare insegnamenti che vanno ben oltre il perimetro del campo da gioco.
Da dove cominciare? Dalla scelta del posto giusto: si può prendere in concessione un impianto (pubblico o privato) o acquistarne uno. Oppure, se si dispone di un bel “gruzzolo”, pensare di realizzare un campo nuovo di zecca. Che dovrebbe trovarsi in una posizione strategica, capace di raggiungere il maggior numero possibile di potenziali iscritti. Si procede poi con la costituzione di un’Associazione Sportiva Dilettantistica, che non ha scopo di lucro e gode di particolari agevolazioni fiscali. A dare il calcio d’inizio devono essere almeno tre soci che devono fornire il codice fiscale e redigere un atto costitutivo. L’Associazione deve dunque iscriversi alla FIGC (Federazione italiana giuoco calcio) e successivamente all’Albo del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano).
Preparazione tecnica e divertimento
Si tratta di un passaggio burocratico imprescindibile, che può segnare l’inizio di una crescita imprenditoriale importante. Se la struttura viene valutata idonea alle disposizioni della FIGC si evolve, infatti, in Centro Calcistico di Base. E non è che l’inizio. Ad un anno dall’affiliazione, la scuola di calcio che si amplia e si dota di nuovi servizi, offrendo sempre di più alla sua utenza, può giudicarsi il titolo di Scuola di Calcio Riconosciuta e successivamente – a due anni di distanza dall’iscrizione alla federazione – quello di Scuola di Calcio Specializzata. Fare le cose in grande non è necessario, l’importante è garantire sempre un buon livello di qualità, tenendo in considerazione il fatto che il pubblico a cui ci si rivolge deve essere “tutelato” più di ogni altro. Aprire una scuola di calcio significa, infatti, lavorare con bambini ed adolescenti che devono essere istruiti non solo sulla tecnica, ma anche sul fair play. Da praticare fuori e dentro il campo.
Per riuscirci, occorre puntare su uno staff qualificato, capace di seguire gli allievi con dedizione e pazienza. Dagli istruttori, che curano la parte pratica senza tralasciare la componente ludica, al medico fino allo psicologo, pronto ad intervenire per appianare eventuali contrasti tra giovani aspiranti campioni. All’interno di una scuola di calcio possono innescarsi, infatti, delicate dinamiche relazionali che è bene non sottostimare. Ai “pulcini” e agli “esordienti” va spiegato che l’allenamento rappresenta solo una parte del lavoro e che il successo non si misura dal numero di palloni messi in rete. Ma, semmai, dalla capacità di fare squadra e divertirsi con gli altri, a prescindere dal risultato riportato sul tabellone.
Scuola calcio: puntare sulla qualità e diversificare
Una volta avviata l’impresa, non bisogna adagiarsi sugli allori. Se il numero di iscritti continua a salire – e con esso anche la portata dei guadagni – sarebbe bene reinvestire nella struttura, rendendola sempre più “accessoriata”. La scuola di calcio può rappresentare, infatti, solo una parte del business a cui si può affiancare anche l’affitto del campo ad ore, l’organizzazione di eventi e di tornei e l’allestimento di campi estivi. Di più: chi vuole fare fortuna deve scommettere, come in ogni altro ambito, sulla qualità dell’offerta.
Cosa vuol dire? Che tenere il campo di calcio in ordine garantendone una buona manutenzione non basta; per attrarre nuova clientela, occorre dotare la struttura di spogliatoi decorosi e di attrezzature moderne e funzionanti. Senza trascurare la possibilità di allestire aree ristoro o relax, concepite per accogliere i genitori che vogliono assistere all’allenamento dei figli. Non solo: tra i più intraprendenti, si segnalano anche quelli che hanno (ben)pensato di realizzare salette mediche dove è possibile fornire assistenza di primo soccorso, o sale riunioni dove ci si ritrova a discutere con genitori, allievi e membri dello staff tecnico. A far decollare gli affari possono essere, infine, le sponsorizzazioni, che – in molti casi – hanno già messo il “sigillo” al successo duraturo dell’attività.
Supporto per apertura scuola calcio
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