Chi si è sempre dimostrato fedele nella vita privata, potrebbe non esserlo al lavoro. Ecco perché è bene procedere coi piedi di piombo e non lasciarsi condizionare dai sentimenti
Trascorrere del tempo con l’amico del cuore è rigenerante: la complicità e l’affetto che vi legano ti fa sentire al sicuro e ti rinfranca dalle amarezze che sperimenti quotidianamente. Ma se il suddetto amico lavorasse a stretto gomito con te, il vostro rapporto resterebbe solido? E se a farlo fosse un parente? Se sei il responsabile della selezione del personale e ti trovi nella posizione di poter assumere amici e parenti, valuta bene la situazione. Chi si è sempre mostrato fedele nella vita privata potrebbe non esserlo in ufficio. E in quel caso, le conseguenze potrebbero essere gravi. Di contro, penalizzare un candidato valido solo perché lo conosci bene sarebbe un’ingiustizia. Come venirne a capo? Non essere precipitoso e procedi con lucidità e rigore.
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Tre cose da valutare se vuoi assumere un amico o un parente
Non farti troppe illusioni: qualsiasi scelta farai, correrai sempre il rischio di sbagliare. Assumere amici e parenti potrebbe rivelarsi l’idea dell’anno, ma anche l’opzione più infelice. Entrare in tilt non serve a niente: con un po’ di buon senso e tanta professionalità, ne verrai sicuramente a capo. Non avere fretta e fai tesoro di questi tre semplici consigli.
1. Procedi regolarmente
Svolgi da anni con successo la tua professione? Bene, allora non hai nulla da temere. Procedi regolarmente e troverai facilmente il bandolo della matassa. Quella di assumere amici e parenti è solo una possibilità, non una stretta necessità né un obbligo. Convoca più candidati, metti a confronto le loro esperienze e trai le tue conclusioni. Non puoi perdere di vista l’obiettivo del tuo lavoro, che è quello di reclutare la risorsa migliore. Né farti condizionare dall’affetto che ti lega ad uno o più candidati. Certo, se nel novero degli aspiranti dipendenti, c’è il cugino di cui sai che puoi fidarti ciecamente o l’amico con cui puoi parlare apertamente di tutto, la tentazione di scegliere loro potrebbe essere forte. Ma se le competenze e le abilità di un perfetto sconosciuto superano, di gran lunga, quelle del tuo amico e del tuo parente, non c’è di che pensarci. E se proprio non riesci a venirne a capo, puoi sempre chiedere aiuto ad un collega. Il parere di un selezionatore esterno, che non ha alcun vincolo di amicizia o di parentela coi candidati, riuscirà senz’altro a diradare le nebbie.
2. Valuta l’impatto che può avere in azienda
Mettitelo bene in testa: se sceglierai di assumere amici e parenti, devi essere pronto al peggio. L’eventualità che gli altri dipendenti pensino che si tratti di un mero favoritismo esiste eccome e tu non puoi fare finta di niente. Devi essere pronto ad affrontare i pettegolezzi ed a zittire le maldicenze di chi insinuerà che il nuovo arrivato è riuscito a sbaragliare la concorrenza solo perché ti conosce bene. Fai cadere la scelta sull’amico del cuore solo ed esclusivamente se si tratta del candidato migliore e se sei nella possibilità di dimostrare che la sua candidatura era la più vantaggiosa per l’azienda. Altrimenti ci si convincerà che non esiste meritocrazia e i dipendenti finiranno per perdere la fiducia in te e nell’azienda per cui lavorano da tempo. Fai in modo che questo non accada.
3. Valuta gli effetti che può avere su di te
Non sottovalutare la possibilità che il rapporto di ferro che hai cementato con un amico od un parente possa essere compromesso per colpa del lavoro. Molte persone faticano a separare la sfera privata da quella professionale e reagiscono male alle incomprensioni ed ai diverbi che nascono in ufficio. Metti in conto che l’amicizia potrebbe uscirne con le ossa rotte. Sei disposto a correre il rischio? Sei pronto a rinunciare al confidente di una vita che potrebbe diventare il tuo nemico numero uno al lavoro? Non solo: se ti sei preso la responsabilità di assumere amici e parenti, ti sei fatto carico di un onere davvero grande. Qualora la tua scelta dovesse rivelarsi infelice, il capo non tarderà a rinfacciartelo. E si unirà al coro dei detrattori che hanno puntato da subito l’indice contro di te. Anche la tua carriera potrebbe, insomma, uscirne male: non prendere la cosa sottogamba.
La conclusione? Se un amico od un parente aspira ad entrare nella tua azienda, non andare in confusione, ma valuta l’aspetto vantaggioso. Poiché conosci a menadito gli aspetti positivi del suo carattere (e anche i più spigolosi), sei nella condizione di poter emettere un giudizio consapevole sul suo conto e di valutare se si tratta della persona giusta da introdurre a colleghi e superiori. Sceglilo solo se ha le competenze necessarie per riuscire bene al lavoro e se pensi che il vostro rapporto riuscirà a reggere agli urti delle sfuriate che inevitabilmente ci saranno. La posta in gioco è troppo alta, sia per te che per lui.
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