Come anticipato dal piano triennale di assunzione di docenti Ata, previsto dal c.d. “decreto Scuola”, nel corso del 2014, il personale tecnico amministrativo degli istituti italiani vedrà ingrossarsi le proprie fila, colmando alcuni gap di organico più che evidenti in alcune regioni della Penisola. Cerchiamo dunque di comprendere cosa accadrà nei prossimi mesi sul tema, attesissimo, delle assunzioni scuola 2014.
Secondo quanto ricordato pochi giorni fa dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, nel mese di settembre 2014 dovrebbero essere formalmente assunti 12.625 professori, 1.604 docenti di sostegno e 4.317 personale tecnico amministrativo. In complesso, 18.546 immissioni in ruolo che verranno integrate da altre decine di migliaia di assunzioni nei prossimi tre anni, fino a toccare quota 82.055 unità (di cui, 64.338 docenti e 17.717 personale tecnico amministrativo).
Stabilito quanto sopra, cerchiamo di comprendere in che modo avverranno le nuove assunzioni. Quel che finora è noto è che – ammesso che non intervengano novità legislative – le immissioni in ruolo avverranno per il 50% pescando dalle graduatorie a esaurimento (che contengono, purtroppo, ancora 160 mila precari di difficile “smaltimento) e per il restante 50% dai concorsi. Il bilancio tra nuove assunzioni e cessazioni di rapporti lavorativi dovrebbe insomma essere pesantemente positivo: le stime del Ministero dichiarano infatti che da qui ai prossimi tre anni cesseranno dal servizio 27.872 docenti e 13.400 personale tecnico amministrativo. In totale, 41.272 professionalità da ricoprire con altre 82.055 persone (cioè, quasi il doppio).
Tutto bene, dunque? Non proprio o, almeno, così potrebbe non essere. L’attuale normativa prevede infatti che il piano triennale di assunzione di docenti e di personale Ata debba avvenire a invarianza finanziaria. Il che, in altri termini, significa cercare qualche compensazione, da individuare – così si leggeva pochi giorni fa sul quotidiano Il Sole 24 Ore – nell’accordo sindacale che prevederebbe la possibilità di allungare uno dei gradoni stipendali degli immessi a ruolo, rinviando così la maturazione dello scatto di anzianità.
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