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Cibo: buttiamo in pattumiera mezzo punto di Pil

Uno spreco da mezzo punto di Pil. E’ quello relativo al  cibo, rilevato da Swg e Last Minute Market, in collaborazione con l’osservatorio Waste Watchers. In Italia, vengono buttate via milioni di tonnellate di derrate alimentari ogni anno. Oltre 200 grammi a settimana per famiglia, corrispondenti a poco più di 7 euro. Detto così, non …

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Uno spreco da mezzo punto di Pil. E’ quello relativo al  cibo, rilevato da Swg e Last Minute Market, in collaborazione con l’osservatorio Waste Watchers. In Italia, vengono buttate via milioni di tonnellate di derrate alimentari ogni anno. Oltre 200 grammi a settimana per famiglia, corrispondenti a poco più di 7 euro. Detto così, non sembrerebbe essere un gran danno, ma a livello macro si tratta di 8,7 miliardi di euro. Insomma, una piccola manovra finanziaria. Ci sono però anche alcune note positive. Come in molti altri ambiti, la crisi e le ristrettezze economiche producono drammi, ma anche consapevolezza. E così, un buon numero di italiani sempre più spesso dichiara di non gettare “quasi mai” gli avanzi di cibo. Altri, quegli avanzi li riutilizzano. Moltissimi  sono consci della gravità afferente ad uno spreco di tale entità e oltre metà degli intervistati si è detta preoccupata.

I dati, inseriti nel Rapporto 2013 sullo spreco domestico realizzato da Knowledge for  EXPO identificano anche gli alimenti che in maggior quantità finiscono nella spazzatura anche se non dovrebbero:  sono  quelli di tutti i giorni,  frutta, Verdura, ma anche formaggi, pane (fresco) e pasta (cotta).  Questione probabilmente, a volte di abitudine, a volte di stanchezza, di distrazione inevitabile dopo un’intensa giornata di lavoro, o passata alla ricerca di quest’ultimo, che certo non è attività meno impegnativa di questi tempi. Fatto sta che, a fronte di un numero forse crescente di persone che il cibo necessario non riesce più a procurarselo per la totale mancanza di un reddito, fra il “frigorifero e la pattumiera“ di molte case italiane si consuma una grande percentuale di spreco alimentare (lo “spreco domestico”) che, se incrociata con quella derivante dalla filiera agro-alimentare finisce per contare, traducendo il tutto in soldoni, una cosa come mezzo punto di Pil.

I dati dell’analisi Swg indicano chiaramente come un piccolo “bug” a livello micro possa avere, in forma aggregata, importanti effetti macro-economici. Un indirizzo questo, assolutamente da correggere, anche perché, come giustamente sottolineato dal Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, risulta essere “un paradosso che mentre aumentano le persone che hanno difficoltà ad accedere alle risorse alimentari, siano sempre più gli sprechi di cibo”. In questo senso, oltre che puntare su una sempre maggiore consapevolezza dell’intera popolazione rispetto ai pesanti problemi generati dallo spreco di cibo, consapevolezza che come accennato, è comunque in decisa crescita, è auspicabile che da parte delle imprese di settore si punti maggiormente anche sulle tecnologie di conservazione, investendo il dovuto, crisi permettendo.

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