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Madri lavoratrici: nuovi strumenti di tutela dal governo

Con la circolare 21490 del 9 dicembre 2013, a firma del Ministero del Lavoro, vengono introdotte alcune innovazioni in materia di convalida e risoluzione consensuale delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri. In particolare, le novità ministeriali puntano a disciplinare nel migliore dei modi l’annoso fenomeno delle dimissioni di una madre o di un padre lavoratore, …

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Con la circolare 21490 del 9 dicembre 2013, a firma del Ministero del Lavoro, vengono introdotte alcune innovazioni in materia di convalida e risoluzione consensuale delle lavoratrici madri e dei lavoratori padriIn particolare, le novità ministeriali puntano a disciplinare nel migliore dei modi l’annoso fenomeno delle dimissioni di una madre o di un padre lavoratore, e – più in generale – la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro di tali lavoratori alla luce delle novità di cui alla l. 92/12.

In seguito alle novità sopra anticipate, la richiesta di dimissioni presentate dalla lavoratrice durante il periodo di gravidanza, e della lavoratrice o del lavoratore durante i primi tre anni di vita del bambino, o nei primi tre anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento o, ulteriormente, in caso di adozione internazionale, nei primi tre anni dalla comunicazione della proposta di incontro con il minore, la stessa dovrà essere oggetto a un procedimento di convalida.

Come intuibile, la convalida verrà effettuata dal servizio ispettivo delle Dtl o dai Centri per l’impiego competenti per territorio o, in alternativa, presso le sedi che sono individuate dai Contratti collettivi nazionali di lavoro. La procedura – prosegue la circolare ministeriale – sarà necessaria per far decadere la sospensione, altrimenti operante sulla richiesta di risoluzione del rapporto in seguito alle dimissioni richieste dal lavoratore o dalla lavoratrice.

Per quanto ovvio, le innovazioni ministeriali puntano a scoraggiare e contenere il preoccupante fenomeno delle lettere di dimissioni firmate in bianco all’atto dell’assunzione o delle lettere già firmate ma che non riportano la data della lettera stessa. Uno strumento utilizzato da alcuni datori di lavoro per “sbarazzarsi” del proprio personale che decide di mettere al mondo della prole, e che rappresenta una delle discriminazioni più fastidiosa all’interno del sistema occupazionale italiano, e non solo.

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