Se state cercando lavoro e vi chiamano per un colloquio senza preavviso, o con uno irrisorio, non fatevi problemi, andateci lo stesso. A meno che abbiate un impegno irrinunciabile (d’altra parte essendo in tutto e per tutto un “imprevisto” può tranquillamente capitare), il consiglio è quello di presentarvi comunque, dando priorità proprio al colloquio piuttosto che ad altre faccende prorogabili. Non c’è niente da perdere, e al contrario se va bene c’è solo da guadagnarci. Perché? Cerchiamo di capirci qualcosa in più.
Indice
Colloquio senza preavviso: un ripiego in cui sperare
Le ragioni per le quali un’azienda o anche un’agenzia chiama per richiedere di sostenere un colloquio senza preavviso, 1-2 ore prima o comunque “il più presto possibile”, possono essere molte, dalla dimenticanza di chi avrebbe dovuto chiamare considerando un certo margine di tempo, in modo da lasciare la possibilità di organizzarsi, alla rinuncia del candidato scelto precedentemente, ad un improvvisa modifica dei parametri di selezione e via dicendo. In ognuno di questi casi, è bene non prenderla sul personale ed agire invece in modo prettamente professionale, organizzandosi e facendo di tutto per non mancare all’appuntamento.
Tu parli bene ma…
…ma, rivoluzionare la giornata sulla base di una chiamata che comunque non si sa dove porti e con la coscienza di essere stati chiamati solamente per essere stati scelti come ripiego non è mica tanto bello. Già, infatti dirlo (o scriverlo, come in questo caso) è molto più facile che farlo, ma farlo può condurre ad ottenere un posto di lavoro, dirlo invece no. Ancor meno utile è arrabbiarsi, prenderla sul personale come già detto, o tirar fuori diritti etici e morali, che non sono certo sbagliati, ma che a nulla servono quando la scelta è, per così dire, dicotomica: ci vado, non ci vado. Va da sé che andarci apre delle possibilità, non andarci, le chiude. E’ bene sapere , prima di prendere la decisione, che la “possibilità” tale è e tale rimane. Non è quindi una certezza, tutt’altro, però…
Piccolo passo indietro: “rivoluzionare la giornata sulla base di una chiamata che comunque non si sa dove porti” ? Eccola, la possibilità. La chiamata, ed il conseguente colloquio, se sostenuto ovviamente, potrebbe portare a ciò che si sta cercando (un lavoro), oppure no. Potreste infatti, dopo aver fatto mille sbattimenti per presentarvi ad un irritante colloquio senza preavviso, non risultare adatti per la posizione. Però potreste anche risultarlo. E allora, perché non provare? Per non arrabbiarsi? Beh, sarebbe meglio restare calmi, ma se proprio ci si arrabbia, allora si possono fare entrambe le cose. Arrabbiarsi e andare al colloquio. Invertendo però l’ordine degli avvenimenti.
Dalla parte di chi chiama per il colloquio
Proviamo ora a metterci dalla parte “sbagliata”, ovvero di chi, ad un certo punto della sua giornata lavorativa, decide di prendere in mano il telefono e chiamare un nominativo, scelto magari tra altri 100 o 1000, per chiedergli se possa sostenere un colloquio di lavoro, subito. Perché fare una cosa del genere? Perché scombussolare una quotidianità già pianificata, organizzata, accertata? Perché, vi risponderemmo noi, se fossimo veramente quelli dalla parte “sbagliata”, l’hanno scombussolata anche a noi. Sembra di sentirla quell’addetta dell’agenzia: “ io il candidato ideale ce l’avevo, l’avevo già selezionato. Due colloqui, tutti e due perfetti, era pronto per l’inserimento, ma all’ultimo momento ha rinunciato e sono rimasta con niente in mano”.
A quel punto questa povera addetta cosa avrebbe dovuto fare? Con un’azienda, magari pure importante, che pressa perché deve aumentare la produzione ed il candidato perfetto che salta all’ultimo momento. E’ chiaro, chiama il secondo, o la seconda della lista. E se va male chiama il terzo, la quarta, la quinta, il sesto. Sono le 15 di una bella giornata di sole, la call con l’azienda di cui sopra è alle 16. A lei, la povera addetta, i piani sono stati scombussolati almeno quanto quelli di chi ha chiamato. Vero è che lei ha, in quel momento, la certezza di avere un lavoro mentre chi ha risposto al telefono un posto lo sta cercando.
Questa situazione, che è perfettamente normale e che si verifica un gran numero di volte al giorno, può generare in chi riceve la chiamata sfiducia, diffidenza, rassegnazione. “Fai presto tu a dire vieni a fare il colloquio, tanto poi sicuramente non mi prendi e il lavoro ce l’hai lo stesso, a te che te ne frega dei casini che devo fare io per venire”. In questa frase, che è molto comune pensare soprattutto a fronte di una chiamata imprevista, c’è una parte che non sta per niente in piedi: sta nell’espressione “sicuramente non mi prendi”. Sicuramente perché? Cosa rende così sicuri di non essere presi? La sfiducia, la rassegnazione, magari dopo migliaia di curriculum spediti, prove in posti di lavoro rivelatisi improponibili, colloqui con o senza preavviso finiti in un nulla di fatto. Tutto, assolutamente, indiscutibilmente, comprensibile; ma, falso, o perlomeno distorto. E poi la colpa di una difficoltà lavorativa non è certo di chi ha chiamato con solo un’ora di anticipo per fissare un colloquio, anzi, lei (sempre la povera addetta) ha proprio il merito di offrire quell’opportunità in cui fino al minuto prima si stava sperando.
Il colloquio è senza preavviso? E chi se ne importa!
Niente preavviso? Giornata completamente da reinventare? Nessuna chiamata per mesi e ora questa, che arriva nel momento più sbagliato? Chi se ne importa! Se si è in cerca di lavoro il momento è sempre quello giusto. Il consiglio è quindi quello di mettere da parte riserve, dubbi, risentimenti e quella parte di orgoglio che letteralmente “annebbia”, la visione oggettiva di una situazione in cui è necessario fare una scelta di campo. Se si hanno altri impegni e questi impegni sono rimandabili anche dovendo affrontare qualche problema, è meglio rimandarli. La priorità è quella di cercare in tutti i modi di assicurarsi un posto di lavoro. Il rischio per il quale, anche andando al colloquio tra mille peripezie, non si ottenga l’impiego è di per sé irrilevante. Se si rischia infatti, può sicuramente andar male, ma può anche andar bene. Se non si rischia, male ci andrà di sicuro.
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