Home » Orientamento Lavoro

Cosa fare dopo il licenziamento: strategie per rimettersi in gioco

Come affrontare il temutissimo licenziamento? Anziché domandarsi “perché proprio io”, ecco alcune strategie utili per rimettersi in gioco!

Condividi questo bel contenuto


Tutti noi, dai giovani agli adulti, ci troviamo prima o poi ad affrontare il mondo lavorativo e con questo anche la costante instabilità che ne deriva. Siamo incastrati in società avanzate, in continuo mutamento e sempre più selettive, tali da rendere più difficile non solo tenersi al passo, ma anche trovare un modo per affrontarle, specialmente se senza un lavoro alle spalle o un salario stabile a sostenerci. Per questo, una delle più grandi paure del nostro tempo è quella di essere licenziati.

Licenziamento: cosa fare quando arriva

Viviamo nel terrore della convocazione del “Manager” o del “Big Boss” in carica e spesso perdiamo il senso del lavoro che svolgiamo pur di mantenerne uno con le unghie e con i denti. Purtroppo però il licenziamento è sempre una realtà pronta a bussare alle nostre porte e quando arriva non è mai facile da mandar giù o da superare, perché viene pur sempre percepito come un nostro fallimento, anzi il fallimento più temuto di questo ventunesimo secolo. La vera domanda rimane, quindi: Come andare avanti? Come migliorarsi? È facile, bisogna rimboccarsi le maniche ed ampliare le proprie vedute, oltre che le proprie possibilità lavorative.

Affrontare il momento critico

È facile nel corso della nostra frenetica vita incepparsi o fallire ed oggi più che mai il terrore dei giovani e degli adulti sembra essere proprio il lavoro. È difficile trovare un mestiere soddisfacente, ma lo è soprattutto trovarlo a prescindere e tenerselo stretto. Tutti viviamo nella paura del licenziamento, ma stranamente quando arriva nessuno è mai abbastanza preparato da sopportarlo e superarlo nel migliore dei modi. Perché? Perché semplicemente ci illudiamo e ci culliamo di fronte a situazioni che crediamo stabili, quando stabili non lo sono affatto. Siamo protagonisti di una società fragile e questo ci influenza fin troppo. Il dramma ed il colpo è normale sentirli, ma non è necessario né utile eccedere in tragedie shakespeariane. La salute mentale risente di certi colpi e se non si impara a superarli in modo maturo e responsabile, si finisce presto per rimanerne sommersi. Bisogna piuttosto allontanare la negatività dalla propria vita, razionalizzare il licenziamento e imparare delle nuove strategie, ottimali in certe situazioni.

Indagare sulle motivazioni

“Perché proprio io?”. Ecco la fatidica domanda che prima o dopo ci poniamo tutti. In verità una risposta non esiste, o almeno non una che soddisferebbe quel vuoto e quella rabbia che sentiamo dentro tutti di fronte al discorso o alla e-mail di liquidazione. La reale causa che ha portato a tutto ciò non può che riassumersi in due piccole e logiche parola che conosciamo tutti e che ignoriamo inconsciamente: crisi economica.

Oggi le aziende o i datori di lavoro, dal pubblico al privato, si trovano spesso in condizioni critiche e con le spalle al muro, spesso più dei lavoratori stessi. Sfoltiscono ed assumono a periodi alterni, hanno un continuo e positivo riciclo di manodopera, ma non sempre questo si riassume in cifre positive per loro, come per noi. I periodi di crisi li portano ad abbassare il numero di lavoratori e questo causa spesso anche licenziamenti di massa e scioperi. Ma chi dice che non sia un bene ? Lavorare per una società sotto scacco economico può portare solo a due possibili sbocchi:

  1. Una ripresa miracolosa dei guadagni e un incremento economico ingente sia per i lavoratori che per i datori di lavoro;
  2. Un crollo disastroso della società, piccola o grande che sia, che porta ad un licenziamento improvviso, spesso a mesi di stipendio non pagati e a una crisi economica non più soltanto della società, ma anche individuale.

Nel 70% dei casi la seconda opzione è la più probabile. Il datore di lavoro è così costretto a licenziare per necessità economiche impossibili da ignorare al giorno d’oggi, e purtroppo è inutile cercarne motivazioni valide o individui da accusare. È così che va la crisi.

Rimane però una piccola percentuale di licenziamenti che invece sono spesso causati dalla poca competenza del lavoratore stesso, che inconsapevole o meno si cimenta in lavori per cui non è adeguato e spesso porta al proprio “auto licenziamento” senza rendersene conto. È vero che lavorare è una necessità, ma dovrebbe pur sempre esserci una consapevole scelta tra ciò che possiamo e sappiamo fare e ciò che non siamo in grado di fare. Ogni lavoro ha le sue difficoltà e le sue richieste, dal muratore al giardiniere e dal cameriere al Manager aziendale, bisogna così essere prima di tutto consapevoli delle proprie capacità e poi in un secondo momento delle proprie possibilità lavorative.

Quando arriva il licenziamento non bisogna fermarsi alla semplice domanda: “Perché proprio io?”, ma valutare la situazione economica dell’azienda e il nostro operato nella maniera più oggettiva possibile. Anziché rimanere con le mani in mano a rimuginare astiosi sul licenziamento indesiderato, meglio provare a valutarne le motivazioni e, nel caso, a migliorare le nostre competenze e conoscenze come meglio necessita il mondo del lavoro.

Come rimettersi in gioco dopo il licenziamento: 5 strategie utili

Il danno è fatto ed il lavoro ormai è perso, ma questo non significa che tutto è perduto e che le nostre possibilità lavorative sono destinate ad incrinarsi e precipitare nel baratro. Tutto il contrario. Dopo il licenziamento è facile arrendersi, ma è ancora più semplice rimettersi in piedi e rimboccarsi le maniche con le strategie giuste. Cinque risultano le più promettenti strategie, non solo a livello di ricerca lavorativa, ma anche e soprattutto per un rafforzamento consapevole e oggettivo della propria autostima e delle proprie capacità psico-fisiche.

Corsi Specialistici

Partecipare a “Corsi Specialistici” per ampliare le nostre conoscenze in un nuovo ambito lavorativo ed allargare gli orizzonti come probabilmente non avremmo mai pensato di fare. Questa è una scelta ed un inizio ottimale per ritornare nel mondo del lavoro. Esistono diversi corsi, più o meno costosi, che oltre ad essere facili e utili da frequentare, formano anche in maniera professionale e specifica.

Spesso è utile e necessario cambiare ambito lavorativo, migrare da una branca all’altra della società per mantenersi al passo coi tempi e soprattutto con la richiesta lavorativa del periodo. E’ importante non fossilizzarsi sui nostri obiettivi e sulle nostre capacità, ma provare invece a mettersi alla prova e a migliorarsi. Non è mai troppo tardi per portare alla luce il lavoro dei nostri sogni o scoprire qualche nuova capacità.

Corsi di Formazione

Se avete compreso di essere insufficienti come prestazioni lavorative e magari il vostro “Boss” vi ha licenziati sottolineando le vostre mancanze e lacune sul posto di lavoro, forse è il momento di ritornare sui “banchi di formazione” e rimboccarsi le maniche. E’ bene ricordarsi che, indipendentemente dalla nostra voglia di lavorare o dalla nostra passione, nel mondo del lavoro vincerà sempre la carta del “migliore” e del “più dotato”. Più si ha da offrire e lo si fa nel migliore dei modi, più facile diventa trovare un posto di lavoro e mantenerlo. Quindi non bisogna abbattersi di fronte alle nostre lacune perché, nel peggiore dei casi, basterà affrontare qualche corso di formazione per specializzarsi nel proprio ambito lavorativo, riuscendo ad eccellere meglio di come avessimo immaginato dopo il licenziamento.

Nuove Ricerche Lavorative

E’ utile imparare a far “pubblicità” di se stessi trovandoci in una società governata da mass media e dal marketing nel 90% della nostra vita. Hai qualcosa da offrire al mondo del lavoro? Bene, impara a commercializzarla nel modo migliore. Vuoi tornare a lavorare, magari in un ambito difficile da raggiungere? Perfetto, fallo con idee innovative e otterrai i risultati che vuoi o imparerai ugualmente come apprezzare ciò che hai da offrire. Siamo nell’era dei lavori “fai da te” e dei “fashion blogger”. Non ci sono più limiti in ambito lavorativo, quindi bisogna dire a noi stessi che basta crederci e possedere le competenze necessarie per raggiungere i nostri obbiettivi.

Volontariato

Il volontariato non è la prima opzione per rimettersi in gara nell’affollata e accanita “gara lavorativa”, ma può essere una sfida positiva e difficile da affrontare. Il volontariato aiuta a mettersi in contatto con l’altro e ci tempra in un ambito lavorativo non salariato, che alle volte può essere più utile e istruttivo di quello retribuito. Lavorare con altri, collaborare ed entrare in realtà peggiori delle nostre può aiutarci a vedere il nostro fallimento sotto una prospettiva nuova e questo non può che essere un dato positivo.

Confrontarsi con gli altri e con se stessi

Prima di ogni cosa è fondamentale dopo un licenziamento confrontarsi con altri che hanno vissuto o vivono questa crisi fallimentare, per imparare come affrontarla al meglio. Non saremo né i primi né gli ultimi lavoratori licenziati su due piedi e sentire un punto di vista differente dal nostro non può che aiutarci a migliorare e a crescere. Si può cadere spesso in un vuoto di depressione e solitudine dopo un licenziamento, ma con l’aiuto di altre persone che ci comprendono e con la nostra forza di volontà sarà facile uscirne. Non lasciamoci inghiottire dalla società, impariamo invece a scansare i fossi e a inghiottirla a nostra volta.

Cerchi un nuovo lavoro?

Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro

Condividi questo bel contenuto
× Eccomi!