Commettere errori è umano e non bisogna farne una tragedia. L’errore, infatti, può essere fonte di crescita e apprendimento quando ne si fa un uso costruttivo. Scopriamo insieme come!
A tutti capita di combinare qualche guaio; se fossimo infallibili, le nostre quotazioni, in termini di simpatia, crollerebbero rovinosamente. Succede sin dai tempi della scuola dove lo studente modello è sempre malvisto dai suoi compagni e accade al lavoro dove il “precisino” di turno finisce per guadagnarsi le invidie (o le maldicenze) dei meno zelanti. Cerchiamo di essere chiari: prestare attenzione a quello che si fa, impegnandosi a non causare danni a se stessi e agli altri, è un imperativo a cui ogni dipendente dovrebbe ispirarsi, ma quando capita di sbagliare non bisogna certo farne un dramma. Ecco perché è importante capire come riuscire a non farsi ossessionare dagli errori che si commettono al lavoro, imparando a ridimensionare i problemi che inevitabilmente sorgono quando le cose non vanno per il verso sperato.
Indice
- Come gestire i dipendenti maldestri
- Come non farsi ossessionare dagli errori che si commettono al lavoro
- La fallibilità è un tratto squisitamente umano
Come gestire i dipendenti maldestri
Partiamo col dire che un capo che deve gestire dei dipendenti maldestri, naturalmente proni a combinare pasticci, deve necessariamente prendere le sue contromisure. E valutare se sia il caso di fare loro una bella lavata di testa (nel caso in cui appurasse che i loro svarioni siano causati dalla disattenzione o dalla scarsa professionalità) o di mostrarsi clemente e comprensivo. A incidere sulla scelta è la gravità dell’errore commesso che, in certi casi, può provocare ingenti danni all’azienda e costringere i dirigenti a comportarsi severamente. Ma in linea di massima, quello che gli specialisti consigliano di fare è di reagire in maniera calma e controllata, evitando di ingenerare dei sensi di colpa che potrebbero rivelarsi nocivi per tutti.
I capi dei dipendenti che commettono errori devono prioritariamente aiutarli a perdonare se stessi, specie se hanno a che fare con soggetti sensibili e vulnerabili, che difettano di autostima. Il rischio, infatti, è che queste persone possano farsene un cruccio e lasciarsi schiacciare da un fardello che li porta ad auto-sabotarsi. Un buon capo non è colui che riprende e mortifica pubblicamente i pasticcioni a cui corrisponde lo stipendio a fine mese, ma colui che aiuta questi ad analizzare e processare strategicamente ciò che non ha fatto come avrebbe dovuto. Aiutare la persona a recuperare la fiducia che potrebbe aver perso e spronarla ad affrancarsi dall’ossessione di diventare un combinaguai seriale è ciò che denota la lungimiranza e l’intelligenza di un dirigente che mira a circondarsi di collaboratori capaci e volenterosi (e non di risorse servili e complessate).
Bisogna ripartire dall’antico detto “sbagliando si impara” e ricordare a se stessi e agli altri che nessuno è infallibile e che dalle cadute ci si può rialzare con le ginocchia sbucciate ma con più consapevolezza e scaltrezza di prima. Gli errori vanno presi per quelli che sono, tenendo a mente che raramente determinano la qualità delle persone. Analizziamoli fino in fondo, ma non permettiamo che innescano un insidioso meccanismo di auto-distruzione. Come si fa? Diamo un’occhiata all’infografica confezionata da Net Credit (che proponiamo nella versione originale seguita dalla nostra personale rielaborazione) e affidiamoci ai consigli di studiosi e specialisti che hanno approfondito l’argomento.
Come non farsi ossessionare dagli errori che si commettono al lavoro
Rammaricarsi troppo per quello che non si è fatto bene è un automatismo che, stando alle ricerche condotte dagli specialisti, può causare gravi danni al nostro umore e alla nostra salute: disturbi alimentari, cardiopatie, crisi depressive. Non facciamoci logorare dai sensi di colpa (specie quando siamo in ufficio) e impariamo a gestire le situazioni in maniera lucida e matura.
Perché ci facciamo ossessionare dagli errori
Pensiamo troppo a quello che è stato perché non abbiamo granché da fare
Ritornare ossessivamente al passato può denotare una certa vuotezza del presente o una tendenza ad annoiarsi. Riflettere su quello che si è fatto è comunque naturale per i neuroscienziati che parlano, a tal proposito, di “Default Mode Network” intendendo (tra le altre cose) l’inclinazione a pensare a se stessi ricordando il passato.
Tendiamo a ricordare più le cose brutte che quelle belle
Replicare gli stessi errori, in natura, può rivelarsi fatale. Ecco perché la nostra mente tende a trattenere maggiormente il ricordo di ciò che ci ha danneggiato o procurato problemi.
A logorarci sono le cose che non riusciamo a concludere
La psicologa Bluma Zeigarnik della Scuola di Berlino ha dimostrato che le persone tendono a ricordare il 90% dei particolari di un lavoro che non sono riusciti a portare a compimento mentre dimenticano, con grande facilità, quelli che hanno concluso con successo. Questo li spinge fatalmente a considerarsi poco capaci.
Cosa fare sul momento: 6 consigli per non farsi vincere dai sensi di colpa
Tieni a bada l’autocritica
Uno studio pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology (accreditata rivista americana) ha certificato che le persone che fanno troppa autocritica faticano più delle altre a raggiungere gli obiettivi che si prefissano. Invece di continuare a dirti: “Sono un completo incapace o un perdente”, ripeti a te stesso: “Ok, questa volta ho fallito, ma posso imparare molto da quanto è successo”.
Cerca di distrarti
Uno studio pubblicato sul Journal of Cognitive Neuroscience ha dimostrato che le distrazioni inibiscono l’attivazione dell’amigdala, la parte del cervello dove si origina la paura.
Quando commetti errori che ti fanno sentire un inetto prova a chiamare un amico, a fare una passeggiata o a concederti una breve pausa in un bar o alla macchinetta del caffè. Distrarti ti aiuterà a rimettere tutto in scala.
Fai un breve esercizio di respirazione
Quando sbagliamo tendiamo a respirare affannosamente e questo ci procura stress. Prova a fare dei respiri profondi che favoriscono l’ossigenazione del sangue che arriva al cervello e recupera la calma che hai perso. Metti la mano appena sotto l’ombelico, inspira, trattieni il fiato per tre secondi ed espira. Conta fino a tre e riprendi l’esercizio per almeno un minuto.
Elabora un piano
Invece di rimproverarti e piangerti addosso per gli errori che hai commesso, elabora un piano che ti permetta di uscire dal cul de sac in cui sei finito. Uno studio condotto dalla Wake Forest University del Nord Carolina ha dimostrato che, quando le persone si trovano in difficoltà, se si impegnano a elaborare un piano, riescono a tenere a bada l’ansia che le assale.
Definisci tutti i punti del tuo piano e concentrati esclusivamente sulla prima mossa da fare, senza pensare a quello che verrà dopo. Ricordati di essere il più preciso possibile ed accertati di abbozzare un piano che sia in linea con le tue capacità e possibilità.
Ridimensiona il tutto
Essere ossessionati dai propri errori significa anche convincersi che tutti ne stiano parlando. Non è sempre così e a dimostrarlo ci sono stuoli di ricerche secondo i cui dati il 60% delle conversazioni che intavoliamo con amici, parenti o semplici conoscenti verte sulle nostre esperienze personali. Cosa vuol dire esattamente? Che la gente tende più a parlare di sé (e spesso a parlarsi addosso) che a prestare attenzione alle cose che non le riguarda.
Torna sulla terra e ridimensiona il tutto: gli errori che hai commesso spingeranno i pettegoli dell’ufficio a darsi di gomito per qualche ora, ma poi il mondo tornerà a ruotare come ha sempre fatto. Realizza che non sei poi così importante e riprendi il bandolo della matassa da dove si era ingarbugliato.
Piangiti addosso per qualche minuto
Ebbene sì, piangersi addosso e lamentarsi degli errori che si commettono al lavoro non è un tabù. Secondo i ricercatori del Journal of Social Psychology, lagnarsi per qualche minuto può restituirci serenità e concederci un po’ di benessere.
Sfogati con un amico o prova a fermare sulla carta quanto è successo. Non tenerti dentro la frustrazione generata dal fallimento e liberati dalle tossine che ti impediscono di analizzare la situazione in maniera lucida e di inquadrarla per quella che è.
Cosa fare per evitare di ricaderci in futuro
Farsi ossessionare dagli errori che si commettono al lavoro non porta a nulla di buono. Sforzati di andare oltre e capitalizza gli insegnamenti che hai appreso.
Individua i tuoi punti deboli
Tutti abbiamo dei punti deboli, vergognarsene o fare finta che non esistano non serve a nulla. Impara ad accettare i tuoi limiti e lavoraci su.
Impegnati a considerare gli errori delle opportunità di crescita
Scovare il lato positivo di un fallimento professionale non è facile, ma chi ci riesce sta già imboccando la strada che lo condurrà al successo e alla realizzazione personale.
Lavora sulla tua autostima
Non si tratta di diventare un pallone gonfiato (gli uffici ne sono già sufficientemente pieni), ma di ricordare a te stesso che le tue imperfezioni ti rendono unico. E che devi imparare a volerti bene e a rispettarti per procurarti la considerazione degli altri.
Concentrati sul presente
Piangere sul latte versato non serve a nulla. “Errare humanum est”, recita un’antica locuzione latina che può fare il paio con il “Carpe diem” che invita a godere del presente. Senza lasciarsi vincere dalla nostalgia delle glorie andate o dal ricordo di qualche insuccesso bruciante. Concentrati sul presente e dai sempre il meglio di te.
La fallibilità è un tratto squisitamente umano
Farsi ossessionare dagli errori che si commettono al lavoro può essere pericoloso. Segui i consigli dispensati dagli esperti ed evita di diventare il tuo peggior nemico. La fallibilità è un tratto imprescindibile della natura umana, combatterla o rinnegarla sarebbe sciocco e inutile. Non commettere questo errore imperdonabile.
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