Sono circa 84.000 i partecipanti a concorsi pubblici, attualmente in stato di disoccupazione, che sono stati valutati idonei senza aver vinto il concorso, e che dunque sono in attesa di subentrare naturalmente nei posti di lavoro che si libereranno in questi anni. Mentre però i vincitori dei concorsi pubblici indetti nell’ultimo periodo hanno già ottenuto l’agognato posto di lavoro che hanno meritato, tutti quelli che ne sono usciti come idonei vedono sfumare la speranza, tra le proteste che ovunque si stanno diffondendo e i ricorsi che stanno arrivando in magistratura, di poter rimpiazzare gli attuali lavoratori che andranno in pensione, secondo le promesse del ministro Madia dello scorso anno: era stato previsto di non indire nuovi concorsi pubblici prima che tutti gli idonei in attesa fossero occupati.
La causa principale dell’odierno impasse che sta impedendo agli idonei venuti fuori da recenti concorsi pubblici di vedersi garantito un futuro posto di lavoro starebbe, secondo gli accertamenti del caso, nella recente Legge di Stabilità. Infatti, anche se chi si è aggiudicato l’idoneità partecipando a concorsi pubblici ha legittimamente la precedenza nell’occupare i posti di lavoro che prossimamente si libereranno, l’abolizione delle province ha al momento mandato a casa migliaia di lavoratori per i quali bisogna trovare, possibilmente nell’immediato, una nuova collocazione.
Proprio l’esigenza della ricollocazione degli ex impiegati delle provincie ha di fatto bloccato le nuove assunzioni in tutti gli enti statali, compresi quelli delle forze dell’ordine: niente turn over tra pensionati e disoccupati, niente indizione di nuovi concorsi pubblici, che ingiustificatamente farebbero rischiare il posto in graduatoria dei già idonei in attesa di occupazione, e in altre parole disoccupazione ancora in crescita. Un cane che si rincorre la coda. Secondo le proteste che stanno rimbalzando in modo virale sui social e sui tavoli dei magistrati, c’è anche il rischio che le attese degli idonei usciti dai concorsi pubblici vengano definitivamente bloccate dopo il 2016, con l’abolizione di tutte le graduatorie esistenti e l’apertura a nuovi concorsi pubblici che costeranno allo Stato di nuovo una ingente spesa di capitali.
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