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Coronavirus: il lockdown che penalizza le donne. Pandemia e gender gap

Le conseguenze del coronavirus e del lockdown sulla popolazione ed il benessere psico-fisico. I risultati di uno studio dell’Università Niccolò Cusano

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La pandemia da coronavirus ha profondamente rivoluzionato le nostre abitudini di vita. Tutto questo ha creato inevitabilmente delle conseguenze sul benessere psico fisico delle persone, con particolare attenzione ai soggetti deboli, tra cui anche molte donne. Ecco gli effetti negativi del lockdown emersi da uno studio dell’Università Niccolò Cusano con la collaborazione dell’Università di Padova e la Fondazione Santa Lucia di Roma.

Coronavirus e lockdown

Da un anno a questa parte siamo ancora alle prese con la pandemia da coronavirus che in poco tempo ha letteralmente sconvolto, rivoluzionato e modificato le nostre abitudini di vita. Ritrovarsi chiusi in casa, senza poter uscire se non per esigenze particolari, ha comportato delle conseguenze sul benessere sia fisico che psichico delle persone. Il lockdown nazionale come misura per limitare il numero dei contagi da coronavirus è stata un’esperienza che ha lasciato il segno. Anche il mondo del lavoro ha risentito e continua ed essere interessato dalle norme restrittive. Sono tanti i settori economici che si trovano a dover affrontare delle situazioni abbastanza complesse, così come sono svariate le persone che hanno perso il posto di lavoro. Quali sono le conseguenze che tutto questo ha comportato?

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Lo studio sugli effetti del lockdown

L’Università Niccolò Cusano in collaborazione con l’Università di Padova e la Fondazione Santa Lucia di Roma ha messo in evidenza l’impatto che il lockdown ha avuto sull’intero Paese. La popolazione ha risentito di effetti negativi sul piano psico-fisico, con l’insorgere di stress, ansia, insonnia, depressione, disoccupazione e tanto altro. A soffrire di tutto questo sono soprattutto i soggetti più deboli, tra cui anche molte donne. Lo studio si è basato sulla comparazione di due differenti questionari compilati da più di 1.200 persone. A questi soggetti è stato chiesto di descrivere i loro stati d’animo, di ansia, di umore, di concentrazione e memoria prima e dopo il lockdown nazionale.

I risultati ottenuti da questa indagine sono abbastanza preoccupanti, in particolare per le donne con più di 45 anni che, come afferma l’Istat, per il 70% hanno perso il lavoro per colpa del coronavirus. Si tratta di uno studio che punta a diventare un utile strumento per orientare le decisioni politiche attraverso un metodo di analisi scientifica.

L’impatto del coronavirus e del lockdown sulla popolazione

Dallo studio accuratamente condotto, che ha lo scopo di fare luce sulle conseguenze del coronavirus e del lockdown nazionale, sono emersi dei dati particolarmente interessanti. A risentire della chiusura generale del nostro Paese sono stati soprattutto i soggetti deboli tra cui troviamo anche molte donne over 45. La pandemia da coronavirus e il lockdown, hanno rivoluzionato gli stili di vita, con impatti molto forti, le cui conseguenze si sono manifestate sul versante fisico e psichico. Stress, ansia, depressione, ipocondria, perdita di concentrazione e del lavoro sono aumentate vertiginosamente nel corso dell’ultimo anno. Sono tante le persone che continuano ad avere bisogno di cure psicologiche per reagire a questo particolare periodo che stiamo vivendo.

Aumenta ansia e depressione

Si può dire che il mondo femminile è quello che ha risentito maggiormente degli effetti negativi del coronavirus e del lockdown nazionale. La pandemia per certi versi ha consolidato ed amplificato il gender gap. Tra gli effetti negativi ci sono: insonnia, riduzione delle capacità affettive, repentini mutamenti di umore, stress, un costante stato di ansia, perdita di memoria, ipocondria, depressione, vari disturbi alimentari e perdita della libido. Si tratta di conseguenze immediate, direttamente connesse al cambiamento delle abitudini e degli stili di vita a cui eravamo abituati. A complicare il tutto sono state le misure di contenimento al coronavirus.

Nuove generazioni e percezione della pandemia

Anche le nuove generazioni sono state quelle che hanno risentito in maniera particolarmente accentuata delle restrizioni anti covid. Queste si sono viste impossibilitate a viaggiare, stare insieme, socializzare, il tutto in un generale clima di incertezza anche lavorativa. L’ospedale Meyer ha lanciato l’allarme puntando i riflettori sulle nuove generazioni che affollano sempre di più gli ospedali perché stressati, ansiosi e spinti ad atti di autolesionismo. Alberto Costa, professore di Psicologia presso l’Università Niccolò Cusano ha sottolineato come gli studi futuri dovranno focalizzarsi sul lungo periodo, andando a definire le conseguenze del lockdown sulla popolazione. Ed ancora, Costa continua affermando che “Se restrizioni simili dovessero essere nuovamente imposte i governi dovranno prendere seriamente in considerazione gli effetti sulle fasce più deboli e vulnerabili così da evitar loro profonde ricadute psicologiche e traumi difficili da superare”.

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