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Cosa dice e cosa fa un buon capo

Essere il leader non vuol dire tiranneggiare su tutti. Anzi: solo chi si mostra generoso, tollerante e leale dimostrerà di meritarsi appieno la sua posizione

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Il capo è inevitabilmente la persona più esposta agli “strali” dei dipendenti. La più bersagliata e chiacchierata tra i corridoi e le scrivanie degli uffici. Ma avete mai pensato a quanto sia gravoso il carico di responsabilità che gli viene affidato? Al lauto compenso che incassa mensilmente deve corrispondere la garanzia di fare in modo che tutto fili per il verso giusto. E che i risultati arrivino senza troppi affanni. Essere un leader non è per niente facile; essere un buon capo lo è ancora di meno. Cerchiamo di capire, allora, quali sono le caratteristiche e le attitudini che un bravo boss dovrebbe avere, ricordandoci – nel caso in cui dovessimo arrivare, un giorno, in cima alla piramide aziendale – di rispettarle e praticarle il più possibile.

Come deve essere un bravo capo

Ciò che non può mancare a un bravo capo che aspiri a conquistarsi il rispetto dei suoi sottoposti è la preparazione e la competenza. Solo chi riconosce di stare alle dipendenze di una persona più in gamba e capace di lui può accettare di buon grado l’idea di soddisfare le sue richieste. Da un vero leader ci si aspetta non solo che sia il più bravo e produttivo in ufficio, ma anche il più corretto e leale. Che sappia dare il buon esempio e non approfitti mai della sua posizione. Un bravo capo deve essere anche imparziale e riconoscere i meriti (o i demeriti) dei suoi collaboratori, sulla scorta di quello che fanno in azienda. Nessun favoritismo può essere tollerato; ogni leader che si rispetti sa valutare le capacità delle risorse che gli vengono affidate e le valorizza, senza lasciarsi condizionare da fattori che non hanno nulla a che fare con la loro professionalità.

buon capo

Un boss degno di questo nome deve essere inoltre comunicativo. Nessun leader può sperare di fare bene il suo lavoro, se tiene sempre la porta chiusa. Al contrario, chi mostrerà disponibilità al dialogo e al confronto riceverà in cambio attestati di stima da parte dei suoi collaboratori. Essere un buon capo significa anche essere generoso: è un bravo maestro chi sa fare bene il suo lavoro, ma sa anche delegare. Chi ha la piena consapevolezza di non essere indispensabile e non fatica ad affidare incarichi di responsabilità alle persone più capaci e meritevoli che gli stanno accanto. E per finire, il boss ideale è un tipo tollerante e comprensivo, che mette in conto la possibilità che i suoi sottoposti abbiano la “luna storta”. Non si tratta di lasciar correre senza alcun criterio, ma di sforzarsi di mettersi nei panni di chi sta, magari, attraversando un periodo difficile e ha bisogno di tempo e supporto per rimettersi in carreggiata.

Cosa deve fare un buon capo

Fin qui i tratti che caratterizzano la persona che siede – meritatamente – sulla poltrona più comoda dell’azienda. Ma quali sono le abilità che deve avere un leader che aspiri a essere apprezzato da tutti? Un buon capo deve:

  • saper motivare la sua squadra e consigliare tutti per il meglio. Deve saper indicare la rotta e avere la lungimiranza di comprendere quale corrente è più opportuno seguire
  • saper prendere le decisioni, quando gli altri non trovano il coraggio di farlo, e cavarsela anche nelle situazioni più ostiche. Che richiedono un eccesso di zelo, competenza e un pizzico di spregiudicatezza. Decision making e problem solving sono abilità che non possono mancare a chi viene pagato per inspirare e coordinare il lavoro di tutti
  • saper ascoltare gli altri ed essere “permeabile” alle loro richieste ed esigenze o ai loro suggerimenti. Essere il boss non vuol dire tiranneggiare, ma avere il talento di organizzare il lavoro in modo che ogni membro del team venga valorizzato al meglio. E che i risultati vengano centrati appieno, grazie al contributo di tutti
  • sapere quando è il momento di staccare. Il leader ideale è colui che sa fiutare gli umori degli altri e comprende quando è il caso di concedersi una pausa. Non antepone il raggiungimento dell’obiettivo (che è pure di focale importanza) al benessere dei suoi collaboratori e intuisce, prima degli altri, quando è arrivato il momento di spegnere il computer per regalarsi un aperitivo al bar.

E il tuo capo come si comporta?

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