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Decision making: come fare la scelta giusta nella vita e nel lavoro

Informarsi, valutare, riflettere e selezionare: sono questi gli step che il “decision maker” ideale dovrebbe compiere. Interpellando ora la testa, ora il cuore

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“Essere o non essere, questo è il dilemma”: le imperiture parole che Shakespeare mise in bocca ad Amleto rendono bene l’idea di quanto la mente umana – dalla notte dei tempi – si sia arrovellata nella ricerca della scelta giusta. Di quella che potrebbe fare la differenza, spalancando le porte al benessere e alla soddisfazione. Nella vita come nel lavoro. Eppure decidere non è facile, anzi. A metterci in crisi può essere il menu di un ristorante o la scelta della località dove concederci un po’ di relax (“Mare o montagna?”, si chiede ogni anno l’amletico vacanziere). Per non parlare delle scelte più serie, quelle che possono produrre effetti pesanti nella nostra esistenza o in quella delle persone che ci stanno vicino. Il processo decisionale – o decision making – è un passaggio di capitale importanza, che merita di essere analizzato con cura. Tenendo a mente il fatto che, in ambito professionale, saper fare le scelte giuste è un’abilità sempre più richiesta.

Decidere significa scegliere

decision making

Partiamo col dire che decidere significa scegliere, passando in rassegna tutte le opzioni che ci vengono date in una determinata circostanza. La presenza di più alternative rappresenta, insomma, un pre-requisito del decision making che, per sua natura, deve culminare con la scelta dell’opzione ritenuta più utile e conveniente. O semplicemente più comoda. Quando parliamo di processi decisionali, non parliamo, infatti, esclusivamente di processi sofisticati che vengono attivati all’interno dei board delle grandi multinazionali. Né di processi che interessano solo la sfera lavorativa. E’, insomma, indispensabile capire che scegliamo anche nelle situazioni più ordinarie e banali e che, a dettare le nostre decisioni, possono essere fattori diversi: ora più vicini alla sfera razionale, ora a quella emotiva.

Equilibrio tra razionalità ed emotività

Sicuramente avere l’opportunità di mantenersi sempre in equilibrio tra la razionalità e l’emotività (se alcune scelte, è bene che vengano dettate dal cuore; altre dovrebbero invece essere fatte solo con la testa), di prendere la decisione in un momento di calma (quando si è in grado di riflettere lucidamente sul da farsi) e di valutare il fatto, non secondario, che la scelta può avere “contraccolpi” pesanti sugli altri.

Qualche esempio? Un’allettante offerta di lavoro all’estero, che implica il nostro trasferimento a lungo termine, potrebbe porci di fronte all’amletico dilemma: portare con noi la famiglia o lasciarla qui? O rinunciare per non stravolgere la vita delle persone che ci stanno più a cuore? Ci sono delle decisioni che non riguardano il singolo individuo, ma un insieme di persone che vanno, in qualche modo, tutelate. Lo stesso ragionamento può essere applicato nell’ambito lavorativo dove ad alcune risorse viene esplicitamente chiesto di fare delle scelte che produrranno degli effetti sulla vita dei dipendenti.

Le accortezze da seguire

Partendo dal presupposto che non può essere stilato un decalogo del “decisore” perfetto, ci sono delle accortezze che possono però essere prese, quando si vuole operare una scelta. Tenendo conto del fatto che più una mente è abituata a praticare il “pensiero critico”, più ha chance di fare la scelta giusta. Quando la vita ci pone di fronte alla necessità di decidere, dobbiamo:

  • definire l’obiettivo 
  • reperire tutte le informazioni che ci possono aiutare a costruire il quadro esaustivo della situazione
  • valutare tutte le opzioni in campo (stilando un elenco dei “pro e contro” che possono aiutarci a scartare quelle meno convenienti)
  • selezionare l’alternativa considerata più utile al raggiungimento dell’obiettivo predefinito

Si tratta, ovviamente, di istruzioni teoriche – che non tengono conto della complessità delle situazioni che la vita prospetta – ma che possono aiutare a far muovere i primi passi, quando non si sa da dove partire.

L’abilità del decision making

L’abilità del decision making al lavoro (che come già accennato, è sempre più richiesta dai selezionatori) implica, insomma, una serie di competenzeumane e professionali – che non possono essere trascurate. Soft skills che devono essere coltivate e rafforzate col tempo. Se è, infatti, vero che fare la scelta giusta (al lavoro come nella vita privata) non è sempre possibile; decidere sulla scorta di una serie di valutazioni approfondite – che hanno chiamato in causa il cervello, l’istinto, la professionalità e l’esperienza – può però alleggerire dal peso di un eventuale “passo falso”.

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