Una sentenza, la numero 10686/23 della terza sezione civile della Corte di Cassazione, subito definita “clamorosa”, ha stabilito un principio che interesserà sicuramente milioni di automobilisti. In caso di incidente l’assicurazione non potrà porre un veto sul costo dei danni da riparare, anche se questi risultassero di valore maggiore rispetto alla stessa auto danneggiata. Secondo Assoutenti “finora gli automobilisti sono stati spinti dalle imprese assicuratrici a rottamare la propria vettura quando i costi delle riparazioni risultavano anti economici per le compagnie”, ma gli Ermellini adesso sono intervenuti in maniera tremendamente significativa sulla questione, emettendo una sentenza senza alcun dubbio in favore degli automobilisti.
Ma cosa significa esattamente la pronuncia della Cassazione? In buona sostanza, per fare un esempio veloce, un’auto con alle spalle molti anni e probabilmente molti chilometri e che ha quindi perso tutto o quasi il suo valore di mercato, qualora subisse un incidente con danni significativi, anche di entità doppia rispetto al suo valore, dovrà poter essere riparata a spese dell’assicurazione (ovviamente una volta che gli accertamenti seguenti all’incidente avranno stabilito che sia l’assicurazione a doversi occupare del risarcimento danni). Quindi per un mezzo dal valore di 4000 euro che riporta danni per 6000, l’ente assicurativo sarà comunque costretto ad intervenire erogando la cifra necessaria, stando appunto alla recente sentenza.
I giudici sono andati anche oltre stabilendo quale sia il parametro da considerare per poter, per così dire, obbligare le assicurazioni ad erogare la cifra richiesta in caso di danno anche superiore al valore del mezzo. Scrive infatti Federcarrozzieri, che per prima ha riportato la sentenza, che i giudici hanno stabilito che bisogna “tener conto della necessità di non sacrificare specifiche esigenze del danneggiato a veder ripristinato il proprio mezzo”. Il limite per il risarcimento è infatti “che non vi sia un aumento di valore del veicolo“. Cosa significa quest’ultima frase? Sostanzialmente che, a seguito di un incidente per il quale si renda necessaria una riparazione significativa dell’auto, dopo questa riparazione la stessa non può aumentare di valore. Solo in quest’ultimo caso, a quanto è dato capire, le assicurazioni potrebbero rifiutarsi di sborsare la cifra richiesta.
Non è quindi possibile rifarsi l’auto da capo insomma (come è ovvio che sia). Ovvero, la riparazione del danno, per quanto possa valere anche più della stessa auto, deve obbligatoriamente essere circoscritta allo stesso danno causato dall’incidente. E’ infatti il concetto di “ripristino” a farla da padrona. Non si può quindi rinnovare parti a scelta dell’auto, si può solamente ripristinare quelle danneggiate allo stato precedente all’incidente, questo se l’intenzione è quella di utilizzare i soldi dell’assicurazione. Il concetto espresso dalla Corte di Cassazione non è del tutto nuovo; infatti già altre sentenze avevano stabilito il poter riparare il danno a spese dell’ente assicurativo se lo stesso danno non superava di molto il valore di mercato dell’auto. Ma con quest’ultima pronuncia il concetto è stato ampliato di molto in quanto viene a cadere o quasi il limite economico. Non importa quindi quanto sia ingente la cifra da sborsare, purché il valore dell’auto non aumenti.
La Corte ha sicuramento dato un’ottima notizia ad un gran numero di automobilisti. In una nazione in cui il parco circolante ha un’età media superiore ai dieci anni è chiaro che un incidente con danni di entità superiore allo stesso valore dell’auto non è certo così raro. Ma è altrettanto chiaro che nella grandissima maggioranza dei casi, chi ha un’auto vecchia, spesso un’utilitaria o al massimo una media, ce l’ha perché non ha abbastanza soldi per cambiarla. E’ quindi ovvio che rottamandola come a quanto pare richiesto da qualche assicurazione non risolverebbe il problema ed anzi finirebbe per aggravarlo, togliendo di fatto la possibilità di avere l’auto al danneggiato. Va da sé infatti che se una persona non ha la disponibilità economica per riparare un’auto rotta, tantomeno potrà avere quella per comprarne una nuova (o anche usata, ma la spesa sarebbe comunque di molto superiore a quella di una riparazione, nella grande maggioranza dei casi). Con questa sentenza gli Ermellini sembrano aver messo la parola fine ad una annosa questione tra assicurati e assicurazioni.
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