Europa e lavoro: la categoria più a rischio rimane quella dei giovani. Vediamo le risposte alla crisi dell’occupazione giovanile
In un Europa che punta allo sviluppo e al benessere dei propri cittadini, il punto debole dell’Unione Europea rimane sicuramente quello dell’occupazione giovanile. Il tasso di disoccupazione giovanile, difatti, è arrivato al 14%, più di 3 milioni sono i disoccupati di età compresa tra i 15 e i 24 anni, mentre a 5,5 milioni ammontano i Neet (ovvero i giovani che non stanno né lavorando né studiando). I dati, come è facile intuire, sono allarmanti e, oggi come oggi, non possono essere sottovalutati. Alla luce dei risultati delle ultime elezioni europee, dunque, è importante focalizzare l’attenzione su quello che i singoli partiti, con i loro programmi elettorali, hanno proposto ed hanno intenzione di proporre al Parlamento Europeo. Da queste decisioni e dai risultati raggiunti, difatti, dipenderà l’evoluzione positiva del nostro Paese e di quelli appartenenti all’Unione. Facciamo un’analisi.
Indice
Garanzia Giovani ieri e oggi
Nel 2013, con lo scopo di favorire l’occupazione giovanile e di far diminuire il numero dei Neet, è stato promosso in Europa il programma Garanzia Giovani (ovvero lo Youth Guarantee). In questo modo, con i fondi europei e la spinta dell’Unione, anche in Italia sono stati introdotti e sostenuti dei percorsi di avviamento al lavoro indirizzati a determinate categorie di lavoratori, ovvero quella dei giovani più svantaggiati. Al datore di lavoro – azienda, a fronte dell’impegno preso (cioè quello di assicurare un lavoro e una formazione al giovane lavoratore), sono stati così assicurati tutta una serie di benefici e aiuti economici, volti appunto ad incentivare l’avvio di tale programma.
A distanza di anni, oggi, è possibile fare un bilancio generale dei risultati ottenuti. Secondo la Commissione Europea, entusiasta dei risultati raggiunti, Garanzia Giovani può essere considerato nel suo complesso un successo. Dal 2014 in poi più di 5 milioni di giovani europei si sono iscritti al programma e, di questi, oltre 3,5 milioni di persone sono state avviate al lavoro tramite un percorso di tirocinio, apprendistato o istruzione permanente. Numeri confortanti che, purtroppo, non sono riusciti a risollevare la situazione del tutto. Più critico, difatti, è il giudizio che recentemente ha espresso la Corte dei Conti Europea.
Europa e lavoro: la categoria più a rischio rimane quella dei giovani
La disoccupazione giovanile, come abbiamo visto, è scesa in questi anni e, ad onor del vero, un netto calo ha registrato anche la quota dei Neet. Questa spinta positiva, seppur sia stata in grado di migliorare la situazione, non ha però eliminato il problema a monte. La percentuale di persone senza lavoro è in calo, è vero, ma analizzando il panorama europeo su larga scala, i giovani restano quelli più colpiti dalla crisi occupazionale. Sono quelli che, nonostante tutto, sono rimasti ai margini del mercato del lavoro e, proprio per questo motivo, fanno più fatica ad inserirsi.
I Paesi più colpiti sono a Sud del Continente. In Italia la disoccupazione giovanile è arrivata al 30,2%, mentre dati più allarmanti si sono registrati in Spagna al (33,7%) e in Grecia (38,8%). I Paesi virtuosi dell’Unione, come L’Olanda che ha un tasso di disoccupazione giovanile pari al 6,4% o la Germania con il 5,6%, non devono distogliere dalle criticità con cui devono fare i conti le altre Nazioni, al contrario, dovrebbero essere prese come esempio. Per questo motivo la Corte dei Conti Europea, nella sua relazione ufficiale sullo stato di attuazione delle misure del programma Youth Guarantee, ha preferito porre particolare attenzione sulle criticità da eliminare. Sotto questa spinta, dunque, è stata proposta una riorganizzazione del sistema e dei servizi, che devono essere più incisivi e tali da incentivare le aziende a farsi promotori di iniziative virtuose ed efficaci.
Elezioni Europee: la risposta dei partiti alla disoccupazione giovanile
È ovvio che oggi, alla luce dei risultati delle ultime Elezioni Europee, molto importante è cercare di capire quale sarà la risposta dei vari partiti al problema della disoccupazione giovanile. I programmi elettorali delle forze politiche candidatesi al Parlamento Europeo parlano chiaro:
- Partito Popolare Europeo punta a creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro, per l’attuazione del suo programma conta sul sostegno delle Pmi e sul potenziamento del programma Erasmus;
- I socialisti sono interessati a garantire salari minimi e ad ampliare e migliorare il programma Garanzia Giovani;
- I liberali vogliono scommettere sulla formazione continua dei più giovani, attraverso la promozione di percorsi di specializzazione in grado di facilitare l’inserimento di questi ultimi nel mondo del lavoro;
- I Verdi hanno intenzione di proporre il reddito minimo e di rafforzare l’offerta dei percorsi Erasmus per i giovani.
La strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020 sembra ancora lunga e tortuosa. Oggi, tenendo conto della situazione in cui riversano diversi Paesi dell’Unione, portare l’occupazione al 75% sembra un obiettivo difficile da raggiungere, a prescindere dal programma elettorale di cui si tiene conto.
Ricordiamo inoltre che, concentrandoci sull’Italia, i risultati delle urne avranno un ruolo importante perché, a partire da oggi, le forze politiche che andranno al Parlamento avranno anche voce in capitolo sulla programmazione dei fondi europei 2021 – 2027. La posta in gioco, quindi, è alta. Si tratta di una partita che per il nostro Paese vale 37 miliardi di euro, tutta da destinare a programmi di promozione occupazionale e contrasto della disoccupazione (specie di quella giovanile).
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