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I Centri per l’Impiego: funzioni e prospettive

I centri per l’impiego sono da tempo al centro dell’attenzione. Si parla sempre più spesso di una loro riforma strutturale.

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I Centri per l’Impiego, istituiti nel 1997, hanno sostituito i vecchi Uffici di collocamento. Competenti a legiferare sul loro funzionamento sono le Regioni, che delegano a loro volte la fase di gestione operativa alle Province e ad altri Enti locali. I Centri per l’Impiego svolgono le funzioni relative alle procedure di collocamento, alle attività di orientamento professionale e più in generale a tutte quelle attività in materia di politiche attive del lavoro e d’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. Tuttavia, dalla loro introduzione ad oggi, questi enti non hanno ottenuto risultati entusiasmanti.

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image by Ai825

Un po’ perché, a partire sempre dal 1997, anche i soggetti privati sono entrati nel mondo dell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e quindi mano a mano si è sempre più erosa la fascia di utenza che si rivolgeva ai Centri per l’Impiego. Anche se era chiaro sin dalla loro introduzione che non avrebbero mai potuto rappresentare uno strumento efficace di lotta alla disoccupazione, molti esperti del settore sostengono, già da molto tempo, che i servizi pubblici per l’impiego, e quindi i Centri, necessitano di una ridefinizione migliore delle loro funzioni.

I Centri per l’Impiego e Garanzia Giovani

Recentemente i Centri per l’Impiego sono tornati alla ribalta per il ruolo che stanno ricoprendo nell’ambito di Garanzia Giovani (Youth Guarantee), il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile.

Con questo programma sono stati stanziati finanziamenti per i Paesi comunitari con tassi di disoccupazione superiori al 25%, da investire in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) ovvero i giovani al di fuori del mondo del lavoro e da quello formativo/scolastico.

Il progetto, partito nel 2014, prevede che i giovani ricompresi nella fascia d’età 15-29 e appartenenti a tale categoria, vengano presi in carico da un Centro per l’Impiego o da un’agenzia per il lavoro accreditata dal Ministero.Il primo step è rappresentato da uno screening complessivo delle attitudini e delle aspirazioni professionali del giovane coinvolto. Il secondo consiste nella presentazione di un’offerta di lavoro, entro quattro mesi dalla presa in carico.

Dal report elaborato da ADAPT e aggiornato allo scorso 11 settembre, i risultati di Garanzia Giovani nel nostro paese non sembrano molto confortanti. Su 2.280.000 Neet, si sono iscritti al programma 746.681, ma solo il 59% di questi sono stati presi in carico e profilati. Quelli che hanno ricevuto una proposta sono invece 158.969, ovvero il 21% di tutti quelli iscritti al piano.

Probabilmente Garanzia Giovani sconta dei deficit derivati anche dal funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego, caratterizzati da inefficienze e lacune, come osservato dal ricercatore Francesco Giubileo, su Linkiesta.

Ma d’altro canto non può ignorarsi il fatto che c’è una scarsa propensione degli italiani a rivolgersi agli enti e strumenti d’intermediazione pubblica tra domanda e offerta di lavoro e quindi poco interesse a investire sui Centri per l’Impiego. Il rapporto annuale Istat 2014 ci dice che il ricorso ai servizi pubblici è aumentato negli anni della crisi, passando dal 23,5 per cento del 2008 al 29,3 per cento del 2013, soprattutto nelle regioni settentrionali). Mentre  l’utilizzo delle altre agenzie private di intermediazione non ha subito variazioni significative (dal 20,3 al 20,8 per cento). Quello che il rapporto Istat conferma è che resta prevalente la quota di coloro che ricorrono a parenti e conoscenti (81,9 per cento).

Il decreto attuativo del Jobs Act n. 150/2015

Ma dei Centri per l’Impiego si è tornati a parlare proprio in questi giorni, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto attuativo del Jobs Act, il n. 150/2015.Il provvedimento ha ristrutturato gli strumenti e gli enti preposti allo sviluppo delle politiche attive del lavoro, invertendo la rotta rispetto al passato e accentrando maggiormente nelle mani dello Stato questo ambito. Con il decreto è stato istituito un Portale unico per la registrazione alla rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, sul quale il disoccupato può iscriversi in via telematica, manifestando la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa ed alla partecipazione alle attività proposte e concordate con i Centri per l’Impiego. In questi enti il disoccupato si recherà solo dopo l’iscrizione al portale per la stipula di un patto di servizio personalizzato, contenente la definizione del profilo personale di occupabilità e la disponibilità del soggetto a partecipare ad attività formative e ad accettare congrue offerte di lavoro. Solo in mancanza della presentazione spontanea, i centri convocheranno i disoccupati per l’attività di profilazione e di stipula del patto di servizio personalizzato.

In parte si è così sburocratizzato e alleggerito il lavoro dei Centri per l’Impiego nella fase iniziale di individuazione e contatto dei soggetti disoccupati. A questo punto non resta che chiedersi se con tali misure il loro ruolo di attori nell’ambito delle politiche attive del lavoro migliorerà o meno.

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