Nuova emergenza posti di lavoro. E' quanto sostiene il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, secondo il quale 178.000 persone rischiano di non rientrare più al loro posto di lavoro, dopo la fine della cassa integrazione. Per la precisione si tratta di quella a zero ore, che coinvolge attualmente oltre 600.000 lavoratori. Un vero e proprio esercito. Le parole di Bonanni derivano da un’analisi fatta dalla Cisl su dati provenienti dall’Inps. Secondo il segretario del sindacato, l’intervento più urgente dovrebbe riguardare le politiche per la crescita; sostanzialmente, “non è il momento di rivedere le regole del lavoro, appena riformate lo scorso anno”, ma di adottare provvedimenti mirati a stimolare le assunzioni.
Intanto, a tenere banco nel mondo politico è proprio il tema della cassa integrazione, in special modo quella in deroga. L’allarme lanciato da più parti ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rifinanziare immediatamente l’ammortizzatore sociale, in scadenza a giugno. Questa settimana però, il neo governo di Enrico Letta, non è riuscito a trovare una soluzione definitiva, rimandando la decisione a settimana prossima. Lo stesso destino riservato all’Imu, cara al Pdl. Il decreto su entrambe le questioni dovrebbe però arrivare entro mercoledì prossimo, previa discussione a porte chiuse in Abbazia, a Spineto, dove Letta pochi giorni fa ha convocato a sorpresa l’intero neo-esecutivo. Ancora sulla cassa integrazione e sull’occupazione, le stime dei sindacati non sono certo incoraggianti. Nel quarto trimestre 2012 gli occupati erano 148.000 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. La Cgil ha invece rilevato che nei primi 4 mesi del 2013, sono state autorizzate 365.000 milioni di ore di cig, stimando una perdita di reddito media di 2600 euro a testa. Complessivamente 1,4 miliardi, cifra che va ad “alimentare” il crollo dei consumi.
Nella sua nota la Cisl spiega anche che esistono “segnali di moderata crescita che vengono da alcuni settori quali la sanità e assistenza sociale ed i servizi alle persona”. Questi ultimi “non possono essere trascurati” in un periodo come questo “in cui ci troviamo di fronte all'esigenza di ricollocare lavoratori espulsi o a rischio di espulsione negli altri settori, che difficilmente potranno rientrare nelle aziende di provenienza”. Un provvedimento questo che andrebbe ad affiancare la cosiddetta “staffetta generazionale”, a quanto pare presa in buona considerazione dal governo. Si tratterebbe sostanzialmente di mettere in piedi un sistema basato su “incentivi collegati ad un accordo aziendale, per indirizzare l'utilizzo del part-time verso situazioni di volontarietà ed accompagnarlo con nuove assunzioni”.
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