Dubbi amletici sulla lettera di presentazione. Parliamone e cerchiamo di risolverli una volta per tutte.
Tra le domande fatidiche di chi quotidianamente si candida per un posto di lavoro ce ne sono alcune che riguardano la “famigerata” lettera di presentazione. Farla o non farla? E, in caso, come redigerla? Come impostarla? Per quanto riguarda la seconda e la terza domanda ecco qui alcune regole d’oro. Per quel che invece concerne la prima di domanda, beh, la risposta indubbiamente è: sì, la lettera di presentazione va fatta. E’ infatti proprio quel qualcosa in più, che può indurre l’interesse del selezionatore verso chi l’ha scritta scartando invece chi non si è impegnato in un’attività considerata troppo spesso ed erroneamente come marginale.
La lettera di presentazione è quindi un elemento fondamentale di una buona candidatura. Chiarito questo, c’è da chiedersi allora perché venga spesso snobbata, parzialmente o totalmente. C’è chi infatti non considera proprio la possibilità di redigerne una, e c’è chi invece una lettera di presentazione non disdegna di scriverla, ma proprio una, e basta, uguale per qualsiasi sua candidatura. Niente di più sbagliato, ma perché succede tutto questo?
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Meno candidature è meglio
Purché siano ben fatte. Partiamo da qui: in una ricerca di lavoro che come tutti sappiamo risulta spesso essere lunga ed estenuante, uno dei motivi per i quali si decide di non scrivere una lettera di presentazione è che quest’ultima “fa perdere tempo”. Traducendo, se il metodo è quello di inviare molte candidature al giorno e per ognuna è necessaria una “letterina” ad hoc, il tempo necessario a candidarsi raddoppia, triplica, decuplica. Quindi non scrivendo nessuna lettera di presentazione, in nessun caso, è possibile candidarsi a molte più offerte ed avere maggiori possibilità di essere chiamati. Ecco, no, non è proprio così. Anzi, non è affatto così. Un numero più alto di candidature nella grandissima maggioranza dei casi non aumenta la probabilità di essere chiamati ad un colloquio. Addirittura, se ciò che si invia all’azienda è traviato da errori, imprecisioni e magari è pure incompleto, può accadere il contrario. Ovvero che il selezionatore scarti un cv (chessò, perché senza lettera di presentazione) e chiami un candidato più aderente al profilo ricercato, assumendolo dopo un colloquio dall’esito positivo. Se la stessa azienda dovesse in un futuro prossimo riaprire le selezioni e voi ricandidarvi, il responsabile dell’attività potrebbe ricordarsi del vostro nome e scartarlo nuovamente, senza magari leggere eventuali interessanti aggiornamenti da voi apportati.
A dirla tutta, non è molto probabile che ciò accada, soprattutto per profili non particolarmente specializzati, dove l’offerta di lavoro (ovvero il numero di persone che inviano una candidatura) è tanta, ma perché rischiare? Mai spedire un curriculum redatto in modo superficiale ed allegare sempre ad un buon esemplare di quest’ultimo, una lettera di presentazione mirata sul profilo ricercato. Non è “perdere tempo” anzi. Lo è invece candidarsi a decine di posti di lavoro non corrispondenti alle proprie competenze, oppure, se anche tale corrispondenza c’è, inoltrare candidature superficiali ed incomplete. Due e-mail con destinatarie aziende scelte con cura e con un paio di allegati (cv e lettera) ben redatti, sono meglio di 15 mail spedite alla bell’e meglio e in tutta fretta. Il trucco è emergere dalla media, non fare numero.
Lettera di presentazione? “Tanto non la legge nessuno”
Un altro dubbio amletico, quando si deve decidere se scrivere o meno una lettera di presentazione, è questo: “Ma chi la legge”? Non è del tutto sbagliato farsi la domanda. Se ad un selezionatore arrivano cento candidature al giorno, significa che dovrà leggere almeno cento curriculum. Se ad ognuno è allegata una lettera, dovrà leggere anche cento lettere: “non lo farà mai” viene da pensare. E, sostanzialmente, è vero. Se la lettera di presentazione “parte male”, con errori di grammatica o di battitura, è molto probabile che venga abbandonata alle prime righe. Scartando la lettera, viene scartato ovviamente anche il candidato. Se anche è scritta in modo corretto, ma è, scopiazzata o standardizzata (uguale a tutte le altre e non mirata sul posto che si sta cercando di ottenere), il selezionatore si stuferà in fretta di leggere, ed inoltre giudicherà negativamente il fatto di aver copiato ad esempio da un testo trovato su internet. Quindi, “vedi sopra”, lettera scartata, assieme a cv e candidato.
Per queste ed altre ragioni, per avere un maggior numero di possibilità di essere chiamati a colloquio (e prima ancora di fare una buona impressione sul selezionatore), è necessario approntare una lettera di presentazione che sia grammaticalmente corretta e contemporaneamente interessante, attraente, convincente, senza però uscire dal seminato della realtà. Sapersi vendere, cosa molto importante, non significa dire o scrivere balle. Significa valorizzare al meglio competenze ed esperienze che realmente si hanno. Questo tipo di lettera di presentazione aumenta di gran lunga le opportunità di ottenere un incontro con un’azienda in cerca di lavoratori. Il selezionatore, il cui lavoro è trovare le persone migliori per il ruolo disponibile, risulterà sicuramente interessato e metterà la lettera (e il cv) in questione nel ristretto “pacchettino” riservato ai profili potenzialmente adatti. Sempre ammesso che con la stessa cura sia stato redatto il curriculum allegato, ovviamente.
Se te la chiedo…
Un terzo importante ragionamento da fare, è questo: se la lettera di presentazione viene richiesta, vuol dire che bisogna scriverla. Tale richiesta può essere diretta, l’azienda indica chiaramente nell’annuncio di volere quel documento, o indiretta, utilizzando ad esempio siti che prevedono in modo esplicito ed importante uno spazio in cui inserire una lettera di presentazione. La sostanza è però sempre la stessa: se “io azienda” te la chiedo, tu candidato devi mandarmela. Provate a mettervi nei panni di un selezionatore che inoltra i parametri con i quali è stato deciso di scegliere il personale da assumere e che si vede tornare indietro non solo candidature di profili non perfettamente aderenti a quegli stessi parametri (cosa normalissima), ma anche altre, che addirittura di quei parametri non ne prendono in considerazione qualcuno. Voi, al suo posto, che fareste? Chiamereste a colloquio un individuo, che ovviamente non conoscete per nulla e che per candidarsi al posto di lavoro disponibile vi ha inviato la metà di quanto avete richiesto? Nel darvi la risposta, pensate che la responsabilità della scelta è vostra. Se quel candidato, una volta ipoteticamente assunto, dovesse andar male, la dirigenza verrà a chiedere spiegazioni a voi.
In conclusione, la lettera di presentazione, va scritta, va soprattutto scritta bene e possibilmente in un modo che non sia “amorfo”, ovvero senza nessun tipo di stimolo alla lettura della stessa. I dubbi che possono venire (quelli appena affrontati, ma anche molti altri), è legittimo che vengano, ma si tratta perlopiù di una ricerca, spesso anche involontaria, di escamotage per “fare prima”, tentando così un’ottimizzazione dei tempi che spesso finisce per fare più danni che altro. Non è irrisolvibile e soprattutto ci si è passati tutti o quasi. E forse, data la struttura del mercato del lavoro italiano, capiterà di ripassarci anche a chi un lavoro attualmente ce l’ha. Per questo è fondamentale abituarsi ad una ricerca che sia più qualitativa che quantitativa.
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