Capita spesso sui social di imbattersi sui social in frasi anche provocatorie che stimolano a prendere iniziative inerenti al lavoro autonomo. Spesso queste frasi sono scritte da chi lavoratore autonomo lo è e viene molto criticato a causa del fatto che, stando appunto a chi lo critica, non paga abbastanza. La risposta che ne viene fuori è un invito, sarcastico ma neanche troppo, a cimentarsi direttamente nel lavorare a fattura, invito che avviene con il classico “ma perché non ti apri una Partita Iva?”, a volte preceduto da un “Se sei così bravo…”. Il senso è quello di spiegare a chi ha un lavoro dipendente che essere un “capo”, anche solo di se stessi, non è certo una roba tanto facile e che quindi certe osservazioni uno potrebbe tenersele per sé. In aggiunta, tale invito viene praticamente sempre declinato rispetto al lavoro, o comunque al settore di attività, di cui si sta discutendo. Se si parla di avvocati ad esempio, l’invito è quello di aprirsi uno studio, se si parla di camionisti, è quello di comprarsi un camion.
Il punto di vista del lavoratore autonomo, chiunque esso sia, non è di per sé sbagliato: fare il titolare d’azienda è infatti veramente difficilissimo, ma almeno un paio di cose sono da chiarire. La prima fra tutte è questa: appunto perché essere un titolare è una cosa molto complicata, è palese che non sia un’attività adatta a tutti. Chi ha uno studio o un’impresa e quindi dei dipendenti, se è bravo, resiste a tutto quello a cui e necessario resistere e magari si sviluppa pure, ha caratteristiche ben precise, che tra l’altro sono piuttosto rare. Ad esempio ha una determinazione fuori dal comune, ha una visione d’insieme più ampia del normale, è sicuramente un mediatore, sa vendersi, ha coraggio, spesso un po’ di pelo sullo stomaco e tante altre “skills” non certo facilmente reperibili in una singola persona. Tutte cose che appunto appartengono a pochi ed è quindi inutile invitare persone a caso ad aprirsi una Partita Iva perché molte di queste non saprebbero nemmeno da dove cominciare. Il problema però è che qualcuno, magari in quel momento in difficoltà lavorative, potrebbe prendere sul serio l’invito e infilarsi in qualcosa che non fa per lui. Bisogna infatti pensarci bene prima di avviare un’attività di lavoro autonomo.
Un’altra cosa da chiarire è che il cosiddetto “lavoro sottopagato” non è un concetto astratto. O si è sottopagati o no. Ovvero o il titolare dà quello che deve e allora anche se la cifra è bassa, dato che rispetta i contratti nazionali, non è lavoro sottopagato, oppure non paga tutto il dovuto. Di conseguenza la critica del “non paga abbastanza” non è da interpretare come soggettiva rispetto a chi la fa. Tecnicamente o è giusta, o è sbagliata, molto più semplicemente. Il discorso inversamente proporzionale è invece questo: anche accusare tutti quelli che hanno un’attività in proprio di pagare troppo poco è letteralmente una cosa piuttosto stupida. Esistono migliaia di imprenditori che pensano quotidianamente al bene dei loro dipendenti. Esistono lavoratori autonomi dotati di sensibilità straordinarie. Altri invece purtroppo non sono così, ma metterli tutti in un unico calderone negativo è a dir poco un’assurdità.
Ma allora si dirà: se loro non lo sanno fare perché diavolo criticano? Ottima osservazione, principalmente per due ragioni: la prima è che, letteralmente, a volte hanno ragione. La seconda è perché appunto non sanno cosa c’è dietro: la fatica, l’insicurezza, la paura di fallire, l’impegno H24 e via dicendo. Un consiglio? Stateci, tanto non li convincerete. Chi ha un lavoro dipendente ha una visione completamente diversa (e del tutto legittima) del lavoro. Non capirà, anche perché spesso non vuole capire, così come a dirla tutta alcuni imprenditori non vogliono capire i loro dipendenti, i grandi sacrifici quotidiani che stanno alla base di un’attività autonoma, qualunque essa sia.
Quando aprire una Partita Iva
Diciamo subito che non esiste un momento giusto per aprire una Partita Iva, come nemmeno esiste un motivo giusto. E’ più un insieme di cose. In alcuni casi ben precisi il tempismo può essere determinante, ma non certo da solo. Bisogna infatti sapere esattamente quel che si sta facendo. Sicuramente quasi mai è una buona idea diventare lavoratore autonomo solo perché si è perso il lavoro da dipendente e si fatica a trovarne un altro. Certamente anche quella può essere una buona soluzione, ma a condizioni ben precise.
Per aprire una Partita Iva in modo profittevole bisogna saper avviare un’attività in un ramo che sia redditizio e che si conosce molto bene. Gli affari improvvisati, salvo incredibili botte di fortuna, quasi mai portano a qualcosa di buono. Quindi è necessario capire che prima di aprire un’attività è meglio studiare molto bene il campo di azione e farsi le domande giuste: Perché voglio diventare lavoratore autonomo? Quali sono le mie competenze e le mie esperienze rispetto a quello che andrò a fare? Ho i contatti giusti o perlomeno so come costruirmi una rete utile alla mia attività? Ho denaro sufficiente per sopportare le difficoltà che incontrerò? Che tradotto vuol dire: sto facendo il passo più lungo della gamba? Chi mi ha consigliato di aprire la Partita Iva potrebbe avere interessi dal fatto che io la apra? Sono abituato a lavorare 12 ore al giorno o anche di più? Certamente ce ne sono molte altre che chi aspira a diventare autonomo od imprenditore deve necessariamente farsi, ma queste sono un buon punto di partenza. Attenzione quindi a tenere sempre la testa sulle spalle e non farsi prendere da facili esaltazioni, che potrebbero condurre a comportamenti e quindi anche a risultati negativi.
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