Una delle questioni più spinose legate alla quotidianità aziendale è quella relativa alla chiara visione dei processi. Per l’imprenditore o il decisore, avere un quadro completo delle modalità e tempistiche legate a ogni processo interno significa da un lato poter effettuare accurati controlli e misurazioni, e dall’altro – elemento spesso fondamentale nella strategia aziendale – poter diagnosticare per tempo guasti e colli di bottiglia, prima che essi diano una manifestazione di sé talmente evidente da mettere in crisi i processi stessi.
Il miglioramento dell’organizzazione, al giorno d’oggi, non può che passare dalla consapevolezza di quello che succede nelle varie fasi produttive, così da poter frenare inefficienze e sprechi, cambiare procedure che creano problemi e identificare tempestivamente le aree che necessitino di investimenti in formazione.
Tutto questo ovviamente deve essere fatto con metodo. Basarsi sulla sensazione anche del leader più speciale e illuminato significa schierarsi contro quel sacrosanto principio che recita: “Se non lo puoi misurare, non lo puoi migliorare”. Il risultato di affidarsi all’osservazione umana e all’intuito può infatti facilmente essere quello di sottovalutare quelli che sono i problemi reali, o al contrario di investire in miglioramenti che apportino meno benefici di quelli desiderati. Con conseguenti difficoltà a porvi riparo.
La tecnologia come strumento di raccolta dei dati
Indispensabile dunque arricchire l’analisi mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici, capaci di catturare dati dalle singole operazioni che vanno a comporre i processi mentre essi stessi vengono implementati. Soltanto in questo modo sarà possibile avere un quadro completo delle azioni che conducono da un punto all’altro del processo, permettendo un intervento capace di realizzare almeno tre effetti benefici per l’organizzazione in un solo colpo:
- far sì che i responsabili delle decisioni non agiscano di istinto;
- far sì che le informazioni relative all’attività esistente appaiano chiare e dettagliate;
- far sì che le previsioni strategiche relative a un nuovo approccio messo in atto possano essere convalidate o smentite.
Affidarsi agli strumenti tecnologici non equivale naturalmente a pensare che siano capaci da soli di trovare la soluzione a tutti i problemi organizzativi aziendali. Essi vanno integrati nei processi di analisi come elemento capace di andare ad analizzare il dettaglio in maniera nuova e più approfondita, in un sistema che preveda sempre e comunque l’apporto delle persone competenti e specializzate. L’obiettivo finale deve essere quello di approfondire la comprensione dei processi da parte dell’azienda e garantire che le risorse vengano applicate per creare il massimo valore.
Tecnologia e professionisti HR
Inevitabilmente, i professionisti delle Risorse Umane sono direttamente coinvolti in questa che è una grande evoluzione, nella quale anche il people management ha incontrato gli strumenti tecnologici e ne ha potuto comprendere le funzionalità e enormi potenzialità. Dalle fasi di recruiting al mantenimento dei migliori talenti in azienda, dalla velocizzazione nella condivisione di informazioni al controllo delle performance, fino al feedback e alla formazione continua, tutti questi processi oggi vedono la tecnologia e i tanti software disponibili sul mercato come protagonisti, al fianco dei manager HR.
Un settore che ancora fino a pochi anni fa lavorava con carta e penna, si ritrova oggi immerso in un universo fatto di documentazioni condivise in Cloud, di Gamification, di implementazione delle intelligenze artificiali e di processi di selezione del personale affidati in parte a programmi computerizzati. Senza dimenticare, ovviamente, come la tecnologia abbia inciso – in maniera particolare nell’ultimo periodo – sulla possibilità di garantire il benessere dei dipendenti, insieme a quello organizzativo, mediante l’adozione di meccanismi flessibili di lavoro.
Saper analizzare e utilizzare i dati raccolti automaticamente dai calcolatori per strutturare solide strategie di crescita è un argomento fondamentale nel settore dell’organizzazione delle Risorse Umane. Per questo al moderno professionista HR si chiede un continuo aggiornamento delle competenze, per farsi trovare pronto alle sfide che lo attendono. Ma se è vero che i dati raccolti dal Digital Skill Voyager testimoniano come un manager su due sia fermo al livello base per ciò che riguarda la dimestichezza con gli strumenti digitali, c’è parecchia formazione da mettere in programma… O la necessità di affidarsi al più presto a un temporary manager.
Articolo prodotto da Studio Felli
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