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Il modello tedesco di Renzi, Giubileo: “Giusto, ma qui non si può fare”

L’analisi del ricercatore Francesco Giubileo sul “modello tedesco” che il premier Renzi vorrebbe adottare. Giusto, ma..

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modello-tedesco-renziIn questi giorni si parla molto di “modello tedesco” per quanto riguarda eventuali modifiche relative al mercato del lavoro ed all’implementazione della lotta alla disoccupazione.  Il modello tedesco è quello a cui sembra ispirarsi l’attuale premier Matteo Renzi, che dopo il Jobs Act ed il cosiddetto bonus 80 euro, è chiamato a fare riforme ancora più strutturali, con tutti i problemi che ne conseguono. Francesco Giubileo, sociologo e  ricercatore specializzato nei problemi legati al mondo del lavoro, coi suoi giudizi come al solito piuttosto taglienti conferma che la strada è quella giusta, però…

Lei è d’accordo con il modello tedesco proposto da Renzi?
Guardando solo i dati Ocse, con un tasso di disoccupazione al 5 e un tasso di occupazione al 73, vorrei vedere chi dice che questo non sia un modello da imitare. A ciò si aggiunge, che dagli stessi dati Ocse emerge una qualità e una tutela del lavoro che qui ci sogniamo.

E secondo lei lo strumento in Italia potrà funzionare? E nel caso, perché non si è fatto prima?
Innanzitutto la chiave di successo del modello tedesco è una contrattazione decentrata, una tutela di base garantita e soprattutto un modello di Pmi che guarda al mercato globale e spesso scollegato dal tessuto territoriale. Date queste premesse, va evidenziato che in Germania si spendono circa 45 miliardi di euro per le politiche del lavoro, praticamente il doppio di quello che spendiamo noi. La struttura volta al collocamento dei disoccupati conta quasi 40-50 mila dipendenti in più rispetto l’Italia e il sistema di transizione scuola-lavoro è a regime da decenni, anche se gli effetti positivi sul mercato del lavoro si sono visti solo in questi ultimi anni, data dalla necessità di portare a regime tutte le varie riforme del lavoro (note come Hartz I,II e così via..).

E quindi? Sia chiaro, si può fare o no sto benedetto modello tedesco?
Guardando i fatti, l’idea di Renzi è in contrasto con la realtà. Non è sbagliata, come ho già detto, ma attualmente non possiamo permetterci un sistema del genere e nemmeno andarci vicino. Lei pensi solo agli ostacoli presenti per la contrattazione decentrata, tale norma si potrebbe già applicare, ma soprattutto per opposizione dei sindacati per ora ancora non ci si riesce.

Perché opposizione dei sindacati ?
E’ lo stesso discorso che riguarda il ricollocamento dei disoccupati. Le risorse delle politiche attive si possono prendere solo da una riforma della Cassa integrazione, così come la contrattazione collettiva si potrà fare se mettiamo in discussione i contratti collettivi a livello nazionale. Questo per tutelare soprattutto chi è fuori dal mercato del lavoro.

E il contratto a tutele crescenti?
Idem come sopra. L’opposizione della Cgil durante il Governo Monti verso il contratto a tutele crescenti era pubblica, non certo nascosta. Oggi a dire il vero qualcosa sembra essere cambiato. In ogni caso, anche se spero ovviamente di essere smentito perché l’idea è certamente buona, a mio giudizio il contratto a tutele crescenti non si farà, almeno non in questa legislatura.

Cosa si può fare nei prossimi mesi ?
Molto dipende dal decreto “Sblocca italia“, bisogna vedere quanti soldi sarà in grado di mettere realmente in circolo, osservando se ci saranno effettivamente dei moltiplicatori economici che possano dare respiro alle imprese. Per il lavoro, potremmo dire di aver fatto passi da gigante se e quando andrà in porto la realizzazione dell’Agenzia unica del lavoro (sperando che non sia l’ennesimo carrozzone). Così come l’implementazione del sistema informativo tra domanda e offerta di lavoro sarebbe già un mezzo miracolo.

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