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Neo assunti: come sbloccare il loro potenziale

L’inserimento delle nuove risorse in azienda è un passaggio nodale. Impariamo ad accoglierle bene e a fare emergere il loro talento

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Ogni esordio porta con sé un discreto carico di ansia. Lo si impara sin da bambini, quando si mette, per la prima volta, piede in una scuola. E lo si sperimenta anche da adulti, quando si entra in un’azienda che non si conosce ancora. Le domande che crucciano i neo assunti sono sempre le stesse: cosa mi aspetta? Come saranno i colleghi? Piacerò al capo? Sarò all’altezza del lavoro che mi verrà assegnato? Sono i quesiti che molestano tutti i “principianti”, che rischiano di farsi vincere da timori e insicurezze. Per rendere la loro vita un po’ più facile, le aziende che prestano particolare attenzione al personale hanno iniziato a definire percorsi di On-boarding, tesi ad accoglierli, nel migliore dei modi. I nuovi arrivati hanno bisogno di essere rassicurati e instradati; sbloccare il loro potenziale, è quello che conviene innanzitutto all’azienda.

I 4 step dell’On-boarding

Ad approfondire l’argomento è stato Indeed, il motore di ricerca degli annunci di lavoro attivo in 50 Paesi diversi. In un articolo pubblicato sul suo blog, ha messo in fila alcuni consigli “ad uso e consumo” dei dirigenti di azienda, che dovrebbero curare per bene l’accoglienza dei neo assunti. E predisporre un vero e proprio piano di azione modulato in 4 fasi. Ecco quali sono:

Il primo giorno

Durante il primo giorno di lavoro, è difficile non sentirsi il “brutto anatroccolo” dell’ufficio, il “fenomeno da baraccone” che tutti guardano incuriositi. I neo assunti appaiono goffi, impacciati ed insicuri e sono il bersaglio preferito dei colleghi più pettegoli ed insensibili. Il loro esordio in azienda può mettere a dura prova la loro auto-stima e farli partire col piede sbagliato. Meglio andare loro incontro, proteggendoli da “traumi” che potrebbero pregiudicare le future dinamiche di lavoro. Come? Basta aiutarli a conoscere i colleghi e a familiarizzare con l’ambiente in cui dovranno trascorrere lunghe giornate. Si può chiedere ai propri dipendenti di avvicinarsi alla scrivania del nuovo arrivato per presentarsi singolarmente o si può organizzare un pranzo di gruppo. L’importante è che i neo assunti vengano accolti con cordialità e che percepiscano di trovarsi in un ambiente amichevole ed accogliente. Li farà sentire al sicuro e scioglierà, almeno in parte, le loro ansie.

La prima settimana

E’ un periodo cruciale, che i dirigenti di azienda (o i responsabili che si occupano dell’inserimento delle nuove risorse) dovrebbero impiegare per diradare tutte le nebbie. Durante la prima settimana, ai neo assunti va spiegato per bene tutto: in cosa consiste concretamente il loro lavoro, quali sono gli strumenti che devono utilizzare, con chi devono eventualmente collaborare, quali sono le scadenze da rispettare. Devono avere chiaro in mente quello che l’azienda si aspetta da loro e ricevere tutte le informazioni che servono per farli partire con il giusto sprint. Una buona tattica potrebbe rivelarsi quella di farli seguire da un mentore, capace di indicare la strada (almeno all’inizio). Secondo un sondaggio condotto da Deloitte (azienda americana che fornisce servizi di consulenza), il 68% dei nuovi arrivati che hanno avuto un mentore al loro fianco ha il doppio di probabilità di rimanere a lungo nell’azienda che li assume. Avere una guida solida, su cui poter contare quando si muovono i primi passi, può fare la differenza.

Il primo mese

E’ tempo di effettuare il primo controllo e di verificare se i nuovi arrivati hanno inserito la marcia giusta. Secondo uno studio condotto, qualche anno fa, dalla Oxford Economics, i millennials (ovvero i nati tra il 1980 e il 2000) non aspettano altro, visto che il 56% di loro lamenta di non ricevere sufficienti feedback da parte del capo. E che la quasi totalità afferma di voler avere un tete-a- tete con lui, almeno una volta al mese. I nuovi arrivati hanno bisogno di conferme e di suggerimenti utili ad aggiustare il tiro. Dopo 30 giorni di permanenza in ufficio, è possibile parlare con loro schiettamente, senza timore di impaurirli o scoraggiarli troppo.

I primi 6 mesi

Il ghiaccio è stato sciolto, le paure dileguate e il meccanismo si è messo in funzione. A questo punto, i neo assunti dovrebbero sentirsi a loro agio e avere piena consapevolezza di quello che fanno e di come lo devono fare. Non resta che invogliarli a rimanere e spronarli a dare sempre il massimo. Come si fa? Basta prospettare ghiotte opportunità di crescita tese a farli maturare e – perché no? – a farli guadagnare di più. Adesso che si sono assestati, possono iniziare a pensare in grande e partecipare attivamente allo sviluppo dell’azienda. Le loro abilità sono ormai venute a galla, snudando potenzialità ed inclinazioni. Il periodo di prova può considerarsi finito, adesso è tempo di fare sul serio. E di definire una strategia a lungo  termine, volta a gratificare tutti.

L’inserimento delle nuove risorse in azienda è un passaggio nodale. Chi viene accolto con calore e cortesia tende a contraccambiare le attenzioni che riceve con l’impegno e la dedizione. Seguite e coccolate i neo assunti perché potrebbero essere i talenti che – in un futuro neanche troppo lontano – traghetteranno le vostre imprese verso successi importanti.

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