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Paura del colloquio di lavoro? Ottimismo e pessimismo aiutano molto

Ottimismo e pessimismo sono due atteggiamenti spesso inconsci, ma possono essere utilizzati anche come meri strumenti per “aiutarsi” nel colloquio di lavoro.

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Capita spesso che, una volta chiamati, si abbia paura del colloquio di lavoro. E’ normale, la prova da affrontare è ardua non solo in se stessa, ma  soprattutto perché molto spesso dal risultato di essa dipendono aspirazioni e prospettive personali e familiari, presenti e future. Chi non avrebbe almeno un po’ di timore sapendo che dal risultato del colloquio potrebbe dipendere l’avere uno stipendio o meno per i prossimi anni? Non è comunque sempre così , molte volte un colloquio viene affrontato anche se un’entrata fissa la si ha già, ma si è deciso per le ragioni più svariate di cambiare attività.

Anche in questo caso può subentrare una paura inconscia, pur forse meno profonda, che deriva dalla possibilità che le proprie aspettative non possano venire soddisfatte in caso di risultato negativo. Ma come fare per allentare la tensione e combattere la paura del colloquio di lavoro?. Essere ottimisti, aiuta molto. La stessa cosa vale per una sana dose di pessimismo. Il segreto sta nel come e su cosa si possono “usare” questi due stati d’animo, che possono divenire due “strumenti” decisamente potenti.

#1) Essere ottimisti: sarà un bel lavoro, con un ottimo stipendio

colloquio di lavoroSenza alcun dubbio, il modo di porsi verso il colloquio di lavoro in se stesso deve essere il più ottimista possibile. Andare davanti al selezionatore che cerca persone positive e propositive pensando che sarà “un lavoro del cavolo, perché tanto a me capitano solo quelli e per giunta mi pagheranno pochissimo”, sicuramente non aiuterà a rendere al meglio durante l’incontro. Pensandola così infatti, ci si arriverà sicuramente già demotivati, con l’idea fissa che ci sarà qualche raccomandato prima di noi ed essendo certi che, anche nel remoto caso in cui andasse bene, comunque, “farà lo stesso tutto schifo”. Risultato? Al colloquio di lavoro, l’impegno profuso sarà minimo, o giù di lì, la mente non sarà pronta né a dare le risposte migliori, né ad affrontare eventuali domande difficili, impreviste, strane. Va da sé che qualcun altro, magari per niente raccomandato, s’impegnerà di più, “fregandoci il posto” e facendoci ritornare a casa per l’ennesima volta rimuginando su quanto sia difficile trovare lavoro (cosa assolutamente vera, ma peggiorare le cose, serve solo a prolungare l’agonia, no?).

Un atteggiamento molto più proficuo è questo: manca poco al colloquio di lavoro? Bene, dal giorno prima iniziamo a pensare che il selezionatore sarà una persona gentile e disponibile, ci proporrà un lavoro magari impegnativo ma comunque gradevole, l’ambiente sarà sano e vivibile e anche lo stipendio non sarà da buttare via. Soprattutto poi, fissiamoci in testa l’idea che sto benedetto colloquio avrà esito positivo. In tale prospettiva, renderemo il nostro meglio, aumentando di molto le possibilità che l’esito di cui sopra risulti positivo davvero. Dovesse andar male poi , non avremo perso assolutamente nulla. Anzi, sarà tutta esperienza.

#2) Essere pessimisti: oddio! Cosa può andarmi storto?

Sebbene sia assolutamente fondamentale disporsi positivamente verso l’atteso evento, un po’ di sanocolloquio di lavoro pessimismo pratico certamente non guasta, anzi. L’essere preoccupati da cosa potrà accaderci, ad esempio durante il tragitto, o prima, o anche quando si entra in azienda e addirittura dopo il colloquio, è un atteggiamento necessario, perché permette di prevedere imprevisti, errori e via dicendo, riuscendo così ad evitarli. Ad esempio: stiamo andando al colloquio di lavoro… ok, ci ricordiamo esattamente l’indirizzo dell’azienda?Abbiamo controllato che in quel paese o in quella città non esistano due vie con il nome simile o addirittura uguale (ad esempio Via Garibaldi e Viale Giuseppe Garibaldi)? E, abbiamo controllato, cosa che in pochi considerano, come “interpreta” il nostro navigatore il fatto che le due vie siano simili o uguali?  E’ certamente improbabile, ma può accadere di essere sviati. E se all’ora del colloquio ci ritrovassimo dall’altra parte della città? Andiamo avanti: abbiamo pensato al parcheggio? Possiamo arrivare anche venti minuti prima dell’orario prestabilito, ma se ci mettiamo un’ora a trovare parcheggio perché siamo in pieno centro e magari non conosciamo neanche la zona, arriveremo comunque in ritardo e quindi addio lavoro. E ancora, siamo sicuri del nome del selezionatore? E di quale sia il suo ufficio? Dell’orario? Ci siamo portati tutto quello che ci potrebbe servire ad un colloquio di lavoro?

Farsi tutte queste domande e mille altre ancora denota sicuramente uno stato di ansia, che però se controllata aiuta ad essere, per così dire, produttivi. A tutte le domande di prima daremo o cercheremo di dare la migliore risposta possibile, quindi: controlleremo sulle mappe virtuali la giustezza della via, ci informeremo, anche magari chiamando l’azienda stessa, su dove parcheggiare nelle vicinanze, ricontrolleremo nome e ufficio del selezionatore, così come verificheremo di avere tutto l’occorrente  per il colloquio in borsa o nel marsupio. Essere pessimisti verso il risultato del colloquio è sicuramente oltremodo dannoso, ma esserlo un po’ nella pratica degli eventi quotidiani è invece addirittura consigliabile. Non bisogna spaventarsi, ma essere coscienti che alcuni inconvenienti possono verificarsi, per distrazione, fretta, sfortuna. Questi problemi, se non risolti, possono influenzare definitivamente ed in modo negativo l’andamento del colloquio di lavoro. Pensiamoci prima. E agiamo!

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