Home » Posta dei lettori

“Ma io il mio stipendio quando lo spendo?”

Chi non ha un lavoro non può spendere, ma il sistema iperproduttivo contemporaneo genera mostri per i quali anche chi un lavoro ce l’ha, visto che è sempre lì’, al lavoro appunto, non riesce a spendere il suo stipendio come e quanto vorrebbe, influenzando anch’esso negativamente i consumi.

Condividi questo bel contenuto


Un nostro lettore sostiene che i consumi restano bassi o addirittura si abbassano non solo per il gran numero di disoccupati. Tanti che un lavoro ce l’hanno, e conseguentemente hanno uno stipendio, non riescono a spenderlo per mancanza di tempo. Una teoria un po’ bizzarra, ma dire che dentro non ci sia niente di vero sarebbe probabilmente fuori luogo.

E-mail pervenuta a La Posta di Bianco Lavoro

stipendioGent.le Redazione, vorrei condividere con voi una riflessione che recentemente mi è entrata in testa e non ne è più uscita e che deriva direttamente dal lavoro che faccio, o meglio da quanto ne faccio. Sappiamo tutti che la crisi dal 2007 in poi ha generato una miriade di disoccupati ed inoltre ha reso ancora più precario un mercato del lavoro che anche prima non è che fosse così stabile. Molta disoccupazione vuol dire pochi consumi. Meno persone che spendono, perché non possono, cosa che a sua volta genera disoccupazione per i cali di produzione. Ma a mio modesto avviso c’è un lato un po’ oscuro a cui non pensa nessuno che riguarda invece chi un lavoro ce l’ha e che però, anche avendo uno stipendio, consuma poco perchè di fatto non ha tempo di spendere. Assurdità? Forse, però…

Faccio un lavoro di quelli in cui orari non ce ne sono, non ho un cartellino da timbrare, non ho straordinari etc.. ma comunque non sono un dirigente o qualcosa del genere, di conseguenza, non mi lamento del mio stipendio, ma non posso comunque dire sia alto. Ecco, alla mattina mi alzo prestissimo e spesso rientro a casa nel pomeriggio inoltrato se non all’ora di cena. Mi capita spesso di pensare cose come “ma possibile non abbia mai tempo di farmi un aperitivo con gli amici?”. Mi rendo perfettamente conto che questo, rispetto a chi un lavoro non ce l’ha e non riesce nemmeno a mangiare, sia un problema decisamente stupido, ma il discorso che vorrei proporre è un altro, ed è sostanzialmente questo: “se lavoro 12-13-15 ore al giorno, anche se ho uno stipendio difficilmente riuscirò a spenderlo”.

Meglio per me perché risparmio ovviamente, ma per i consumi mica tanto. E certamente la mia situazione, almeno in Italia, non è un caso limite. Una mia settimana normale è: “mi alzo presto (verso le 5.00) alle 6 sono al lavoro e finisco quando finisco. Praticamente mai prima delle 16.00, ma spesso anche alle 17.00, 18.00. Questo avviene per, chiamiamole così, contingenze (quindi non per mia scelta). Poi al sabato e alla domenica devo fare tutti i lavori di casa che non posso fare durante la settimana (oltre a non poter andare in giro a divertimi e quindi spendere). Quindi ad esempio addio gite fuori porta. Di fatto poi, se devo fare un acquisto un po’ grosso, prima lo devo valutare e quasi sempre mi manca il tempo proprio per valutare. Tante volte sono così stanco che mi manca anche la “testa”. Quindi rimando l’acquisto e più di una volta mi è capitato di mollare il colpo. Per quanto riguarda acquisti o consumi più spiccioli come può essere l’aperitivo di prima, sì spesso al sabato mi capita di farlo, ma si tratta comunque di un giorno su sette (alla domenica c’è sempre qualcosa d’altro da fare).

Ora se molti come me sono costretti ad impiegare l’intera giornata per portare a casa uno stipendio che è comunque poco più alto di quello di un operaio base e che per giunta non possono spendere perché non hanno il tempo di farlo è chiaro che i consumi quando non si abbassano perlomeno ristagnano. Una buona parte di italiani non ha un lavoro e quindi riduce al minimo i consumi, un’altra parte, a mio parere nemmeno troppo piccola,  non consuma perché anche se ha una minima disponibilità economica, le manca l’occasione per farlo, visto che è sempre al lavoro. Il succo è che non sempre spingere la produzione o comunque il circuito aziendale del lavoro al limite porta dei vantaggi economici. Se si vede il problema su una sola impresa, tale problema è inesistente, ma generalizzando il rischio è quello di restare al lavoro per produrre beni e servizi che qualcun altro dovrebbe e potrebbe acquistare, cosa che però non fa perché è anch’esso al lavoro, creando una sorta di circolo vizioso, per il quale si continua a produrre cose che non verranno mai acquistate nelle quantità sperate dal produttore, vuoi per chi non ha soldi, vuoi per chi non ha tempo di spenderli.

Spero di non avervi annoiato troppo, Saluti.

Enrico

Condividi questo bel contenuto
× Eccomi!