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Posti di lavoro: quei 35.000 “che nessuno vuole”

Ci sono 35.000 posti di lavoro che non vuole nessuno, o che comunque non vengono cercati. Paradossale? Probabilmente sì, ma è il risultato dell’ultima indagine condotta dall’autorevole Fondazione Studi Consulenti del lavoro. Dai raccoglitori di frutta agli informatici, ai piazzaioli. I datori di lavoro avrebbero manifestato grandi difficoltà a reperire figure precise, tanto che, appunto, …

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Ci sono 35.000 posti di lavoro che non vuole nessuno, o che comunque non vengono cercati. Paradossale? Probabilmente sì, ma è il risultato dell’ultima indagine condotta dall’autorevole Fondazione Studi Consulenti del lavoro. Dai raccoglitori di frutta agli informatici, ai piazzaioli. I datori di lavoro avrebbero manifestato grandi difficoltà a reperire figure precise, tanto che, appunto, i posti di lavoro scoperti nel primo trimestre di quest’anno sarebbero risultati essere ben 35.000. La stessa Fondazione Consulenti ha fatto  notare la particolarità di una situazione che vede da una parte decine di migliaia di posti di lavoro vacanti e dall’altra l’enorme percentuale di disoccupazione presente in Italia, quella giovanile su tutte.

Le figure più ricercate. Gelatieri, pasticcieri, piazzaioli, ma anche raccoglitori di frutta e trebbiatori. Questo per quanto riguarda quelli che vengono definiti i “posti in piedi”, impieghi cioè da svolgere manualmente. Ci sarebbe poi anche carenza di informatici specializzati , ma ancor più la mancanza di personale si sarebbe fatta sentire nel settore della cura alla persona. Secondo l’indagine infatti, nel primo trimestre 2014, sarebbero risultati introvabili ben 10.000 infermieri (il 37% del totale dei posti scoperti). A seguire, i pizzaioli (6000 posti scoperti), i commessi (5000), e svariate altre figure professionali come camerieri, parrucchieri ed estetiste, meccanici, elettricisti.

I dati sono stati raccolti “presso gli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro”, tramite sondaggio.“Nell’Italia della Youth Guarantee (la Garanzia Giovani, Nda) – è scritto nell’indagine di Fondazione Studi – dove dovranno essere investiti in modo intelligente 1,5 miliardi di euro, è opportuno studiare tutte le criticità legate ad un mercato del lavoro che non corrisponde più alle reali esigenze del sistema”. Ed è in effetti difficile comprendere, almeno ad una prima lettura, come possano esistere percentuali raggelanti riguardanti la disoccupazione (12,3% quella generale, oltre il 43% quella giovanile) a fronte di una domanda da parte delle aziende (e conseguente offerta di posti di lavoro) che comunque esiste e per giunta tocca i settori più disparati. In questo senso, andrebbe sempre più stimolato e favorito l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con iniziative mirate dagli effetti il più possibile immediati, unitamente a progetti di medio e lungo termine.

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