Ubs, in collaborazione con The Future Laboratory, ha redatto il dossier The Future of Workforce, permettendoci di dare uno sguardo a quello che, forse, sarà il lavoro del 2035. Ma quali sono le principali elaborazioni che è possibile trarre da tale analisi? Come lavoreremo? E quali saranno i profili più ambiti?
Indice
Sparirà una professione su due
Il primo dato che salta agli occhi è l’evidenza che il 47% delle professioni attuali sia destinata a sparire entro i prossimi due decenni. Naturalmente, questo non significa che a lavorare saranno meno persone, bensì che il mondo delle professioni verrà seriamente rivoluzionato, con la comparsa di nuove professioni che andranno probabilmente a rincalzare in buona parte le professioni tradizionali.
Solo un lavoratore su quattro sarà in ufficio
Un altro dato di sicuro interesse è legato anche al luogo in cui verranno svolte le professioni. Complice anche l’abbandono dei posti di lavoro tradizionali, circa il 75% delle persone lavorerà a casa o in spazi condivisi, eliminando pertanto il rigido legame che rapporta il dipendente aziendale con il “classico” ufficio. Merito di questo sarà tuttavia anche dell’impennata nel numero dei liberi professionisti, che dovrebbe proseguire il trend di sviluppo già riscontrato in Europa tra il 2004 e il 2013 (+ 45%).
Formazione media a rischio
In aggiunta a quanto sopra, dallo studio emerge che a rischiare di più sarebbero i lavoratori con una formazione media: sono infatti proprio i lavoratori delle fasce intermedie a correre il pericolo maggiore di essere sostituiti dalle macchine. Meno a rischio saranno invece le figure con formazione super specialistica, e coloro che invece hanno un basso livello di formazione, poiché investire in intelligenza artificiale per sostituirli risulterebbe essere poco conveniente.
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