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Scrivere il curriculum: poi bisogna anche rileggerlo bene

Rileggere il curriculum è importante quanto scriverlo. Fretta, approssimazione, metodi sbagliati possono inficiarne la giustezza, facendo propendere i selezionatori per candidati più “precisi”.

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Scrivere il curriculum è sicuramente una delle pratiche più difficili e articolate in tema di ricerca di lavoro. Una volta che lo si è completato però, bisogna anche rileggerlo. Dopo aver scelto il modello, da dove partire, quali esperienze mettere e quali no, se essere un po’ più discorsivi o totalmente schematici, se utilizzare anche un po’ di creatività (senza mai mentire però) o seguire fedelmente i canoni più formali, dopo tutto questo dicevamo, è fondamentale rileggere ciò che si è messo nero su bianco e che andrà a potenziali datori di lavoro, selezionatori e via dicendo. Ed è fondamentale farlo molto bene. Ecco qui qualche dritta.

La fretta è cattiva consigliera. Chi va piano va sano e va lontano

curriculum vitae
image by pathdoc

Due proverbi che la dicono lunga: “Ma sì, tanto quella data l’ho scritta giusta”. Oppure: “ma sì, le mie esperienze le ho scritte bene”. E da dove arriva tutta questa sicurezza? Rileggere bene, sempre, da cima a fondo, con calma e più volte. Non si può transigere. Il curriculum è una sorta di documento, nel senso che attesta esperienze e competenze, non si può rischiare che queste siano sbagliate o incomplete. Andare ad un colloquio e sentirsi fare una domanda su una parte del curriculum che, siccome è stato riletto un po’ “en passant” è rimasta errata, non è molto bello, vero?

Passo dopo passo

Rileggere da cima a fondo non significa per forza farlo tutto insieme. Neanche se, giustamente, lo si fa con tutta la calma di sto mondo. Scrivere il curriculum è un’operazione che va fatta per passi. Rileggerlo, anche. Controllare la correttezza dei dati personali, non è uguale a verificare la giustezza delle frasi che descrivono le vostre competenze ed i vostri hobby. Il tipo di lettura è differente. In un caso sono poche parole una riga sotto l’altra, nell’altro possono essere frasi anche piuttosto articolate. Sembra una banalità, però non lo è.  Prendetevi una pausa, anche piccola, tra una parte e l’altra, modificate l’impostazione di lettura e ricominciate, sempre con calma e attenzione.

Ho trovato un errore, ma è piccolo. Scusa?

Si potrebbe rispondere solo così: “Buongiorno, sono il selezionatore, ci spiace ma abbiamo trovato un candidato migliore di lei, anche se di pochissimo”. Se si trova un errore, lo si corregge, punto. Che sia di battitura, o di ortografia, che derivi da distrazione, confusione, che sia una virgola, o  un altro “dettaglio”, ecco, non considerarlo mai tale è la via maestra, pena il rischio che il CV venga scartato. Certo, è meglio che ci sia un errore di poco conto che uno macroscopico, ma il succo è che non ce ne devono essere di errori. Nello scrivere il curriculum qualche imprecisione ci sta. Rileggerlo serve appunto per eliminarle. I selezionatori, anche se impiegano pochi secondi, valutano attenzione e precisione dei candidati anche da come sono scritti i curriculum, anche perché non hanno molto altro materiale a disposizione per farlo. E certo non possono sostenere migliaia di colloqui al giorno per valutarli tutti di persona. Mai essere approssimativi, sempre puntare al top.

La stanchezza è un nemico subdolo

Il lavoro da fare, come abbiamo già detto (ma non ci stanchiamo di dire), è piuttosto articolato e preciso. Se si è molto stanchi e ci s’impegna nella pratica di rileggere un curriculum in modo professionale, onore alla buona volontà dimostrata, ma la cosa potrebbe essere controproducente. Meglio, molto meglio, farlo quando si è riposati, dopo una buona dormita o un periodo di relax, possibilmente con il minor numero di problemi da risolvere in testa. La volontà e l’impegno hanno anch’essi dei limiti. In breve si pensa di essere attenti, ma non lo si è, non quanto si vorrebbe e quanto si dovrebbe. Non è colpa di nessuno, se non appunto della stanchezza. Vero è che quasi sempre il tempo a disposizione è comunque poco. Questo però non significa che il momento giusto non esista, spesso è anche questione di progettualità, ovvero di saper programmare quell’ora del giorno dopo in cui dedicarsi alla (ri)lettura professionale del curriculum redatto.

L’ho riletto, ok?

No! Ci spiace! Consigliatissimo rileggere una seconda e magari anche una terza volta. Chi dice che basti guardarci una volta sola? Rileggerlo più volte permette di acquisire una certa familiarità inconscia con ciò che si è scritto e diventa quindi molto più semplice accorgersi degli eventuali errori fatti, per non parlare delle possibili migliorie apportabili dopo aver fatto quella che potremmo definire un’analisi di secondo livello.

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