Il Superbonus 110%, che rientra nel decreto Rilancio del 17 marzo 2020 (D.L. n. 34/2020; convertito con modifiche dalla Legge n. 77/2020) prorogato per il 2021 e 2022 e probabilmente anche per il 2023, da quanto si desume da recenti dichiarazioni di esponenti governativi, ha innescato un sostanziale incremento negli interventi di ristrutturazione degli immobili in termini di efficienza energetica e antisismica, ovviamente motivati in larga parte dal fatto di poter qualificare la propria abitazione a costo zero o quasi.
Se dunque presenta un indubbio beneficio per i cittadini italiani, è opportuno approfondire l’impatto economico del provvedimento sull’economia italiana e i livelli di sostenibilità per la spesa pubblica. A questo proposito risulta molto interessante uno studio condotto da Luiss Business School e OpenEconomics, che analizza proprio questi aspetti, suddividendo il sistema economico in 45 settori, le famiglie italiane di cinque raggruppamenti per reddito e misurando le stime per il periodo di attuazione del provvedimento e per gli 8 anni successivi. In più le previsioni divulgate dai due prestigiosi organismi prendono in esame il miglioramento complessivo del patrimonio immobiliare ad uso abitativo e le ricadute sul sistema finanziario, connesse con la possibilità di cedere il credito d’imposta tramite lo sconto in fattura.
Indice
L’impatto sull’economia e sul gettito pubblico
Lo scenario che emerge dallo studio stima che, nel periodo 2020-2022, il Superbonus 110% generi un incremento degli investimenti di edilizia abitativa di circa 8,75 miliardi di euro, ipotizzando che l’aumento di spesa coincida con l’ammontare delle detrazioni fiscali utilizzate. Questo scenario produrrebbe, sempre a livello previsionale, un incremento del valore aggiunto delle spese edilizie del Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione dell’incentivo, a cui vanno aggiunti altri 13,71 miliardi nei successivi 8 anni.
Anche se i risultati delle simulazioni sinora effettuate sono incoraggianti, è opportuno rilevare che, ovviamente, le previsioni a breve termine sono più veritiere di quelle a lungo termine, più complesse da decifrare, in quanto condizionate dalla qualità dei progetti che verranno implementati.
Per quanto concerne l’impatto del Superbonus sul disavanzo pubblico, sempre secondo gli esperti di Luiss Business School e OpenEconomics, nel decennio presenterebbe risultati negativi (-811 milioni di euro). Una previsione che è conseguenza dell’aumento del gettito (+3,94 miliardi di euro) nel periodo di attuazione delle detrazioni, frutto delle maggiori entrate prodotte dalla crescita del valore aggiunto, a cui seguirà una riduzione netta di 4,75 miliardi nei successivi 8 anni, provocata da una parte da un maggiore gettito (+ 3,58 miliardi di euro), dall’altra da una contrazione delle entrate (-8,33 miliardi di euro), a causa delle detrazioni fiscali. Anche in questo caso le stime vanno accolte con la massima cautela, in quanto le variabili, in un lasso temporale così lungo, sono tante e, in certi casi, anche imprevedibili. Un aspetto, invece, molto interessante sottolineato dalla ricerca previsionale è l’impatto positivo sull’economia sommersa che, grazie al Superbonus, sicuramente subirà una contrazione, benefica, non solo in termini di legalità, ma anche per l’emersione di base fiscale che produrrà.
L’impatto del Superbonus sull’occupazione
E’ molto interessante capire quanto questo provvedimento condizionerà l’occupazione, nell’ ultimo decennio fortemente contratta, prima dalla crisi economica e successivamente dall’emergenza Covid. Ebbene un altro studio condotto da Orienta, Agenzia per il lavoro (una delle aziende leader in Italia in termini gestione delle risorse umane), sostiene che saranno circa 100.000 all’anno i posti di lavoro generati, grazie agli effetti benefici del Superbonus 110% e interesseranno il settore dell’edilizia e quelli ad essa collegati (assicurazioni, consulenti fiscali, legali e finanziari, società di progettazione e manutenzione, amministratori di condominio, commercialisti).
Orienta, poi, stila una lista delle professioni più richieste, che comprende periti industriali, elettrotecnici e termotecnici, collaudatori, ingegneri, geologi, cappottisti e progettisti impianti tecnologici. Analizzando le competenze più legate al provvedimento, nello stesso studio sono riportate alcuni dati che testimoniano l’aumento delle percentuali di richiesta di singole professionalità, quali:
- elettricisti (+ 13%),
- idraulici (+8%),
- caldaisti (+6%),
- operai edili e produzione materie edili (+6%),
- ingegneri (+5%),
- amministrativi (+4%),
- geometri (+3%),
- serramentisti (+3%),
- termoidraulici (+3%),
- carpentieri (+ 3%),
- contabili (+3%).
Oltre a queste interessanti considerazioni sull’occupazione, sempre secondo Orienta, è prevedibile nel 2021 un impatto sul PIL di 3 punti percentuali e una crescita complessiva di 63 miliardi di euro: numeri che faciliteranno le prospettive in rialzo del settore italiano, specie se lo Stato investirà, come ha previsto, circa 190 miliardi di euro in infrastrutture.
Il punto di vista delle imprese
Oltre agli studi e alle stime che offrono spunti di riflessione molto interessanti è fondamentale analizzare, nella realtà, cosa accade nella quotidianità operativa delle imprese per effetto del Superbonus.
“Si è generata una situazione complessa – afferma Mattia Angelini, giovane imprenditore romagnolo alla guida di Elettromeccanica Angelini, azienda in forte crescita in ambito elettrico e termoidraulico che offre occupazione a circa 50 addetti – in quanto il settore legato all’edilizia, di cui noi stessi facciamo parte, è stato travolto da una valanga di commesse: ovviamente si tratta di un fatto positivo che ha ridato linfa vitale al comparto, ma il forte aumento di lavoro in un lasso di tempo relativamente breve ha generato un paradosso, ovvero il fatto che molti proprietari di immobili intenzionati ad usufruire del Superbonus di fatto ne saranno esclusi, in quanto mancano le imprese attrezzate per implementare tali progetti. Il paradosso raddoppia, poi, se analizziamo la forte domanda di addetti da parte delle aziende del settore ed un’offerta assolutamente minimale di profili professionali, quali elettrici, idraulici, serramentisti, falegnami, muratori. In quest’ottica mi fanno sorridere le discussioni sulla disoccupazione: il problema è un altro, ovvero la scarsa disponibilità, specialmente dei giovani, verso professioni manuali, oggi fortemente richieste”.
Altro aspetto interessante riguarda le modalità per accedere alle detrazioni 110% e le conseguenti pratiche burocratiche da espletare: “Nel primo periodo di attuazione del provvedimento – continua Mattia Angelini – si è verificato uno strano immobilismo, in quanto mancava un’adeguata informazione sulla gestione burocratica del Superbonus: è stata necessaria una fase di vero e proprio studio, perché prendesse piede nelle massicce misure a cui facevo riferimento. Resta comunque il problema che anche oggi la pratica del 110% è complessa e, anche in questo caso, come in tanti altri, sarebbe necessario un deciso snellimento delle componenti burocratiche, un provvedimento che porterebbe benefici a tutti, imprese, proprietari di immobili e pubblica amministrazione”.
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