Il social media marketing è uno strumento, un mezzo. La sua efficacia dipende quindi da chi lo utilizza. Se lo si sa fare bene, i vantaggi nella vendita online possono essere davvero molti. Ma, è ovvio, vale anche il contrario.
E’ una domanda che rimbalza spesso sui siti che trattano le tematiche del marketing e del vendere online. Il social media marketing è davvero utile per generare profitti tramite vendita? In un post apparso su Linkedin Pulse, indubbiamente ben scritto e dal titolo piuttosto provocatorio, si avanza l’ipotesi della “quasi inutilità”, fatto salvo l’utilizzo del marketing Automation (ovvero l’automatizzazione di molte delle procedure utili a raccogliere dati di valore sugli utenti, e quindi potenziali clienti). Sarà proprio così? Indubbiamente il marketing automation è uno strumento potentissimo, che va sfruttato al massimo da chi ha le competenze per farlo.
Bisogna però ricordare che i social sono un mezzo e che anche il social media marketing lo è. Quindi, l’efficacia di entrambi dipende quasi esclusivamente dal loro utilizzo, non solo quello, per così dire, automatizzato. Se si è in pista e si è seduti su una Ferrari potentissima ma non la si sa guidare, difficilmente si potrà arrivare primi in una gara ingaggiata con altre auto, magari anche meno potenti. Questo perché la Ferrari è un mezzo, straordinario, ma anche complesso e per fare che svolga appieno la sua funzione è necessario che l’utilizzatore sia pienamente competente. Se si apre un ecommerce e le vendite scarseggiano nonostante la pagina facebook di riferimento conti migliaia di fan, forse la si sta usando in un modo sbagliato, o perlomeno incompleto.
E di modo non c’è solo quello automatico. Tempo fa intervistammo una venditrice online di cosmetici bio. La contattammo proprio perché ci colpì il suo modo di gestire la pagina facebook, all’interno della quale ha creato una sorta di comunità di amiche/i (che per la maggior parte non si conoscono tra loro) interessate all’argomento e quindi ai prodotti in vendita. Nessun ordine passa dalla suddetta pagina facebook, ma una specie di preordine sì. Spesso infatti, nei commenti le utenti (la pagina è a grande maggioranza femminile a livello di fan) annunciano la loro volontà di acquistare quel determinato prodotto, oppure fanno domande, richiedono campioni, partecipano ai contest ed ai quiz appositamente pensati dalla titolare dell’attività per coinvolgere il più possibile le fan, raccogliendo sì informazioni di valore (chi ha quali problemi o quali desideri e come vuole risolverli/soddisfarli), ma in modo simpatico e, ciò che forse più conta, per nulla invadente, rispondendo contemporaneamente alle esigenze delle utenti “affamate” di novità. Utenti, che non si sentono meri “oggetti” di un’attenzione aziendale “interessata” solo perché potrebbero mettere mano al portafoglio. Di fatto, oggetti proprio non lo sono. Sono invece parte di una comunità strutturata a rete in cui lo scambio di informazioni reciproco, utile e piuttosto divertente, sostiene l’attività aziendale del vendere online.
E’ pur vero che un simile sistema non potrebbe forse reggere sui grandi numeri; l’attenzione al cliente richiede prima di tutto tempo e se si hanno centinaia di migliaia di potenziali acquirenti, o si ha uno staff gigantesco a gestire il tutto (con relativi costi per mantenere lo stesso) oppure è molto difficile se non impossibile poter soddisfare tutte le esigenze in maniera così profonda, allo stesso modo diventa straordinariamente complesso raccogliere dati significativi e gestirli in modo efficace per poi scegliere i prodotti giusti e progettare la strategia più penetrante per vendere online con profitto.
Però, il mondo della vendita non è fatto solo da grandi aziende con grandi pagine facebook piene di fan (non sempre molto coinvolti a livello social), soprattutto in un paese come l’Italia in cui il tessuto produttivo è formato in larghissima parte da piccole e medie imprese, alcune, salvatesi e rinate proprio grazie ad una sapiente digitalizzazione, di conseguenza per chi vuole vendere online, imparare a sfruttare facebook e gli altri social in maniera coinvolgente, o addirittura empatica, potrebbe rivelarsi una mossa decisamente vincente.
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