Guardandovi intorno, avrete sicuramente notato che le persone che stentano a parlare di sé sono sempre di meno. E che la maggior parte di esse tende, anzi, ad “incensarsi” con una certa convinzione. Il mondo sembra pullulare di arroganti egocentrici, che hanno disimparato ad ascoltare gli altri. Eppure c’è ancora chi dà prova di grande modestia, anche al lavoro. Chiariamolo subito: mostrarsi umili è un comportamento encomiabile, ma in alcuni casi può rivelarsi controproducente. Prendiamo il caso di un candidato convocato per un colloquio di lavoro: se non riuscirà a presentarsi in maniera efficace, spingendo un po’ sul “pedale” dell’auto-promozione, difficilmente otterrà il posto desiderato. Ecco perché i più timidi e modesti dovrebbero imparare a “vendersi” meglio. Senza mai rinunciare al buon gusto e al senso della misura.
Indice
Come imparare a vendersi meglio ad un colloquio
Chi sono i modesti? Persone che fanno fatica a parlare dei loro successi e che tendono a mantenere il riserbo sui risultati centrati. Lavoratori capaci e dediti, che non si vantano mai di quello che fanno (o che sono diventati) e che preferiscono mantenere un profilo basso. Essere modesti al lavoro è un pregio o un difetto? Dipende. Se è, infatti, inconfutabile che l’eccessiva boria tende a generare veri e propri “mostri” (si pensi a quegli irrimediabili saccenti convinti che, senza di loro, il mondo non riuscirebbe ad andare avanti); è altrettanto vero che eccedere sul fonte della modestia può assumere i contorni di un autentico auto-sabotaggio. Soprattutto durante il colloquio di lavoro. Il selezionatore non potrà che attenersi a quello che leggerà sul curriculum e a quello che riusciremo a dirgli: se ci mostreremo troppo reticenti e timidi, le nostre chance di avere la meglio si ridurranno al lumicino. Sia ben chiaro: non vi stiamo chiedendo di essere arroganti o insinceri, ma di “sbottonarvi” un po’. Perché ci sono situazioni in cui “sapersi vendere” diventa una necessità.
La fiducia in se stessi
I modesti pensano che farsi i complimenti da soli sia quanto di più inelegante si possa immaginare. Siamo parzialmente d’accordo, ma occorre precisare che ci sono situazioni in cui questa regola generale vale meno che in altre. Parlare, in maniera auto-compiaciuta, di se stessi non è il massimo del bon ton professionale. E, contrariamente a quanto si possa immaginare, non sempre denota un eccesso di fiducia in sé. Di contro, non accennare minimamente a quello che si è fatto (e chi si sa fare bene) equivale a dimostrare che non si ha il minimo interesse per il posto di lavoro offerto.
Riconoscere i propri meriti
Non importa quanto timidi e modesti voi siate; per dare il meglio di voi, dovrete imparare a riconoscere i vostri meriti e a comunicarli agli altri, con stile ed efficacia. Come si fa? Partiamo col dire che alla base di tutto ci deve essere una buona auto-analisi che deve portarvi ad individuare i vostri “punti di forza” e a lavorare su quelli deboli. Allenatevi a parlare delle cose che vi riescono meglio e fate in modo che il selezionatore ne venga a conoscenza. Domande come “Ci parli di lei“ o “Perché la nostra azienda dovrebbe assumerla?” non mancheranno di certo. Preparatevi a rispondere in maniera convincente, marcando l’accento sulle caratteristiche che vi rendono candidati desiderabili.
Lasciare che i fatti parlino per voi
E se proprio non ce la fate a dire quanto siete bravi, lasciate che siano i fatti a parlare per voi. Durante il colloquio di lavoro, potrete accennare ai successi ottenuti (promozioni, crescita degli incassi ecc…), senza per questo risultare spocchiosi o arroganti. I numeri e le statistiche parleranno per voi e dimostreranno che siete persone pragmatiche, abituate ad andare al nocciolo delle questioni e a supportare con dati concreti e facilmente misurabili ciò che esponete a voce. A convincere il selezionatore potrebbe essere anche una lettera di referenze scritta da un ex capo che non vi ha mai negato sostegno e stima. Le opinioni lusinghiere sul vostro conto non potranno che far crescere le vostre “quotazioni” presso chi sta prendendo in considerazione l’idea di assumervi. Chi sceglie di delegare agli altri il compito di riconoscere i suoi meriti (evitando di scadere così nell’auto-compiacimento) dimostra di aver appreso bene l’arte del sapersi vendere.
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