Nessun candidato può sperare di farcela, se non si mostra competente, qualificato e professionale. Ma a parità di merito con un tipo più riservato, la sua capacità relazionale potrebbe procurargli il posto
Il colloquio di lavoro genera sempre una certa ansia. Tutti i candidati che si siedono alla scrivania del selezionatore vogliono “fare colpo” e sperano di dire e fare le cose giuste. Ma non prendiamoci in giro: se arriverete all’appuntamento impreparati e vi mostrerete poco professionali o scarsamente interessati al posto offerto, non avrete alcuna chance di farcela. Al contrario, se darete prova delle vostre competenze (tecniche e “trasversali”) e riuscirete a lasciare un segno, avrete buone possibilità di entrare in azienda.
Indice
4 consigli per stabilire un rapporto costruttivo col selezionatore
A fare la differenza potrebbe essere un’arma segreta, che vi consigliamo di utilizzare con prudenza e misura. Quale? La vostra capacità di stabilire un rapporto col selezionatore, senza scadere in eccessi che potrebbero rovinare tutto. Come si fa? Cerchiamo di capirlo insieme, tenendo a mente che nessuno vi chiede di mostrarvi amichevoli o eccessivamente confidenziali; ma di impegnarvi, semmai, a relazionarvi in maniera meno rigida e spersonalizzata.
Partite col piede giusto
E’ credenza comune pensare che il processo di selezione parta col colloquio di lavoro. Non è così: i selezionatori osservano e analizzano tutto, sin dall’inizio. E tendono a premiare le candidature (con, in allegato, curriculum interessanti) scritte con uno stile un po’ meno formale e standardizzato.
Il consiglio è quello di spianarvi la strada scrivendo una mail di presentazione che riesca, in poche righe, a far trapelare qualcosa della vostra personalità. Lasciate stare le frasi fatte e le formule abusate e concentratevi su espressioni che – senza rinunciare alla necessaria e opportuna compostezza – riescono a incuriosire il reclutatore. Stesso discorso per la telefonata che potrebbe annunciare la convocazione per il colloquio di lavoro: rispondere in maniera fredda e “incolore” potrebbe costarvi caro. Il reclutatore – intenzionato a stabilire un primo contatto vocale – potrebbe convincersi che non siete sufficientemente interessati all’offerta e predisporsi negativamente nei vostri confronti. Per partire col piede giusto, dovrete far trapelare il vostro entusiasmo e la volontà di costruire un rapporto proficuo con lui.
Lasciate a casa i pregiudizi
L’errore che molti candidati commettono? Quello di non arrivare al colloquio di lavoro con la mente sufficientemente sgombra. Capita, infatti, sovente – specie a chi ha inanellato una discreta serie di insuccessi – di presentarsi al cospetto dell’ennesimo selezionatore con una certa disillusione. Non è l’atteggiamento giusto: ogni colloquio è un’esperienza a sé e ogni reclutatore è diverso dagli altri. Certo, le domande si somigliano quasi sempre, ma chi le formula ha un suo modo unico e irripetibile di farlo. Non lasciate che le esperienze negative del passato compromettano quella che vi apprestate ad affrontare; concentratevi su di voi e sul vostro interlocutore e lasciate a casa i preconcetti che vi siete costruiti col tempo. Solo chi si mostra realmente interessato a conoscere qualcuno e non si lascia condizionare da pregiudizi (più o meno infondati), può sperare di stabilire un rapporto costruttivo con chi gli sta di fronte. E’ una regola che vale anche nel processo di selezione.
Mostratevi – il più possibile – per quello che siete
Diciamoci la verità: durante il colloquio di lavoro, tutti (o quasi) tendono a barare un po’ e a “vendersi” per quello che non sono. E’ un automatismo difficile da controllare, ma il consiglio è quello di non esagerare troppo. I selezionatori dispongono di tutte le conoscenze e gli strumenti necessari per riconoscere un candidato insincero. E se si convinceranno di avere a che fare con un “imbonitore”, abituato a smerciare un’immagine falsata di sé, non faranno fatica a scartarlo. Cercate di essere – il più possibile – voi stessi. Marcare l’accento sui vostri punti forti è fondamentale, ma l’ansia di prestazione e il timore di collezionare l’ennesimo rifiuto potrebbe farvi perdere il controllo e portarvi a dire e fare cose che non vi appartengono. E’ il modo peggiore di iniziare un rapporto che, se non potrà basarsi su una buona dose di schiettezza e di sincerità, non avrà alcuna possibilità di andare avanti. Nessuno vi chiede di dire al selezionatore che avete appena incontrato che siete dei tipi problematici, che fanno fatica a gestire la loro vita; ma eccedere con le auto-celebrazioni, che veicolano un’immagine che non corrisponde alla verità, non vi procurerà niente di buono.
Mostratevi interessati al vostro interlocutore
Per quanto strano possa sembrare, il colloquio di lavoro può essere visto come un primo appuntamento. Nel corso del quale è importante che si instauri una certa “chimica”. Immaginate di uscire con un uomo (o una donna) che non mostra alcun interesse nei vostri confronti; le possibilità che gli chiediate di incontrarlo di nuovo si ridurranno al lumicino. E’ una regola che può valere anche quando vi preparate ad affrontare al meglio il colloquio di lavoro. A fare le domande devono essere, ovviamente, i selezionatori; ma a conclusione della vostra “chiacchierata” professionale, potreste essere anche voi a prendere l’iniziativa. Come? Rivolgendogli domande pertinenti, tese a fargli capire quanto siete interessati al lavoro. Stabilire un rapporto più profondo col selezionatore non vuol dire insolentirlo con domande inopportune, ma tradire il desiderio di saperne di più sul suo conto. Interrogandolo su questioni meramente lavorative. A parità di merito con un candidato più discreto e riservato, la vostra garbata curiosità potrebbe procuravi il posto.
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