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Concentrazione in tilt? Ecco come si può rimediare

“La concentrazione e la determinazione mentale sono i margini di ogni vittoria”, ma cosa dobbiamo fare quando iniziano a vacillare al lavoro? Vediamolo insieme

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Restare concentrati al lavoro è di fondamentale importanza, specie quando il capo ci affida progetti strategici, che richiedono la massima cura e precisione. Ma diciamoci la verità: per quanto motivati e seri possiamo essere, a ognuno di noi sarà capitato, almeno una volta nella vita lavorativa, di avere avuto la testa tra le nuvole e di essersi fatto inghiottire da un vortice di distrazioni, dal quale ha fatto fatica ad uscire. Non c’è da preoccuparsene troppo, a meno che la cosa non diventi sistematica e metta a serio rischio il nostro posto di lavoro (e la nostra serenità personale). Ma cos’è che può fare andare in tilt la concentrazione? E cosa possiamo fare per evitare che le ore trascorrano senza aver cavato un ragno da un buco? Scopriamolo insieme, scorrendo i consigli di alcuni esperti americani.

3 motivi che possono mandare in tilt la concentrazione

La concentrazione è un’abilità che può aiutare a raggiungere grandi risultati: ecco perché è importante allenarla e salvaguardarla al massimo quando siamo al lavoro. Un recente articolo pubblicato sul blog di Trello (che abbiamo letto e rielaborato in maniera personale) ha affrontato l’argomento, passando in rassegna le cause che possono mettere a dura prova la nostra capacità di mettere a fuoco. Scorriamole insieme e scopriamo cosa è conveniente fare, quando i pensieri, la noia, le ansie o la pigrizia rischiano di farci perdere tempo e di renderci completamente improduttivi.

Facciamo fatica a concentrarci perché siamo stanchi

Uno studio condotto da un pool di esperti della Scuola di Medicina dell’Università della Pennsylvania ha dimostrato che esiste una stretta connessione tra la carenza di sonno  e la riduzione di alcune funzioni cognitive come la capacità di ricordare, di procedere speditamente, di rimanere attenti, ecc… Non solo: stando a quanto riportato su un articolo pubblicato sul Journal of Neuroscience a proposito di un esperimento condotto su alcune cavie, quando i topi vengono privati del sonno, i neuroni delle loro cellule cerebrali che governano l’attenzione, la prontezza e la loro capacità di vigilare iniziano a indebolirsi e possono arrivare a distruggersi del tutto. I topi che, nell’arco di tre giorni, vengono privati di 4-5 ore di sonno a notte, possono perdere il 25% delle loro capacità cognitive e gli scienziati non escludono che lo stesso possa accadere agli uomini che non si abbandonano, come dovrebbero, alle braccia di Morfeo.

Cosa fare?

La prima cosa da fare, per evitare che la nostra capacità di concentrazione venga seriamente compromessa, è accertarsi di dormire il giusto numero di ore a notte. Per orientarsi, basta consultare la tabella della National Sleep Foundation che suggerisce di dormire 7-9 ore a notte agli adulti di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Ma c’è di più: quando la stanchezza ci coglie al lavoro, ci sono almeno due cose che possiamo fare, per evitare di cadere tramortiti sulla tastiera del computer:

  • alziamoci dalla postazione e prendiamo una boccata d’aria: fare due passi ed esporsi alla luce naturale aumenta la capacità di attenzione e migliora le prestazioni lavorative;
  • beviamo acqua: anziché assumere caffè (che rischia di sovra-eccitarci e di renderci irascibili), optiamo per un bel bicchiere di acqua. Stando a quanto rilevato dagli studiosi, una grossa fetta della popolazione mondiale soffre di disidratazione che, tra le altre cose, può causare una forte sonnolenza.

Facciamo fatica a concentrarci perché siamo presi da ciò che avviene fuori

La vita che scorre fuori dall’ufficio porta con sé accadimenti e notizie che possono minare la nostra stabilità ed intaccare la capacità di concentrazione. Succede sia quando riceviamo cattive notizie – è faticosissimo restare vigili ed attenti quando sappiamo che c’è un amico o un parente che sta male o quando ci sono problemi economici che non ci fanno stare tranquilli – sia quando ne riceviamo di buone. Perché? Perché l’adrenalina che si mette in circolo può raggiungere livelli talmente alti da trasformarsi in una forma di ansia euforica che rischia di farci perdere lucidità ed auto-controllo.

Cosa fare?

Secondo gli esperti interpellati dal blog di Trello, è fondamentale individuare quali sono i pensieri e le emozioni che mettono a dura prova la nostra capacità di concentrarci ed imparare a governarli come si deve. “Non dobbiamo reprimerli – spiega l’esperto Rich Fernandez – ma sforzarci di confinarli in una sorta di parcheggio mentale dove andremo a recuperarli in seguito, quando potremo parlarne con qualcuno, al di fuori del lavoro”. Non bisogna far finta che le cose non accadano o che i problemi non esistano (mettere la testa sotto la sabbia non è certo la soluzione), ma imparare a dare loro il giusto peso e la giusta dimensione. Concedersi una pausa dalle ansie, dalle preoccupazioni o dalle gioie extra-lavorative, quando siamo in ufficio, non può che fare bene alle nostre menti e migliorare le nostre prestazioni professionali. Il tempo che avremo impiegato proficuamente al lavoro ci aiuterà a capire che i problemi non devono diventare un’ossessione e che staccare la spina, di tanto in tanto, aiuta a recuperare la lucidità e la prontezza che servono per superare gli ostacoli più alti.

Facciamo fatica a concentrarci perché non ci piace quello che facciamo

Quando siamo costretti a svolgere mansioni che non ci appassionano o a dedicarci a progetti che consideriamo troppo dispendiosi e che generano in noi un senso di inadeguatezza, le cose possono mettersi male. Il nemico da combattere si chiama procrastinazione che è la tendenza a rimandare in continuazione ciò che non ci va di fare. Bisogna prendere consapevolezza di quello che sta accadendo e correre ai ripari per tempo, evitando che le scadenze da rispettare diventino una meta irraggiungibile o una fonte di stress e frustrazioni continue.

Cosa fare?

Inutile prenderci in giro: al lavoro capita – più spesso di quanto non si tendi a raccontare – di doversi dedicare a cose che non ci vanno a genio. Accettiamolo ed evitiamo di farci vincere dalla pigrizia o dall’insicurezza che rischiano di sabotarci e di compromettere la nostra capacità di concentrazione. Il consiglio degli esperti (e di tutte le persone dotate di buon senso) è quello di togliersi il dente immediatamente, dando l’assoluta priorità ai compiti che meno ci allettano. In questo modo, sapremo che il peggio è già passato e affronteremo con animo e mente più leggeri quel che resta da fare nel corso della giornata lavorativa. Ritrovare la motivazione che serve a portare a termine gli incarichi che ci vengono assegnati, ricordando a noi stessi che siamo in grado di farli, è l’unico pensiero che deve orientare le nostre scelte e le nostre azioni lavorative. Anche quando ci chiedono di fare ciò che ci sembra lontanissimo dalle nostre competenze o dalle nostre attitudini.

La sfida da vincere contro la carenza di concentrazione inizia da piccoli e prosegue per tutta la vita. Vincerla vuol dire assicurarsi robuste soddisfazioni e regalarsi un’esistenza segnata da una piena consapevolezza, che consente di cogliere il senso profondo delle cose che viviamo e delle emozioni che sperimentiamo. Avere la testa tra le nuvole, di tanto in tanto, non è grave; ma quando avvertiamo che ciò che ci mulina intorno inizia a sfuggirci sistematicamente di mano, dobbiamo correre ai ripari riordinando le idee e rivolgendo la massima attenzione a ciò che conta davvero. Perché, come afferma l’ex cestista americano, Bill Russell: “La concentrazione e la determinazione mentale sono i margini di ogni vittoria”E gli strumenti di cui dotarsi per evitare che i rimpianti minino irrimediabilmente la nostra realizzazione umana e professionale.

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