Quanto tempo impiegano gli italiani ad arrivare al lavoro? Come si spostano abitualmente? E come vivono il tragitto casa-lavoro? A queste e altre domande ha cercato di rispondere un recente studio confezionato dalla Page Group (gruppo specializzato nella ricerca e selezione di middle e top manager) che ha coinvolto oltre 12 mila professionisti in tutta Europa. Quello che ne è venuto fuori è la fotografia di un Paese in cui i lavoratori faticano (più che altrove) ad arrivare calmi e rilassati al lavoro. Sia quando decidono di spostarsi coi mezzi pubblici, sia quando scelgono di farlo con quelli privati. Col rischio di compromettere la qualità delle loro prestazioni professionali. Un allarme che gli estensori dello studio hanno colto, rimarcando la necessità di pensare a forme di collaborazione alternative. Più flessibili e agevoli per i dipendenti.
La situazione in Europa e in Italia
Stando a quanto rilevato dalla Page Group, il 39% dei lavoratori europei si alza abitualmente prima delle 6.30. E se gli austriaci e i tedeschi risultano essere i più mattinieri (con una percentuale pari al 59%) e gli italiani si posizionano poco al di sotto della media (al 31%), gli spagnoli (con il 21%) e i portoghesi (con il 15%) risultano essere, invece, i meno propensi a levarsi dal letto di buon mattino. Il che non equivale a dire che siano i più “sfaticati”, ma semplicemente coloro che arrivano (e verosimilmente se ne vanno) più tardi al lavoro. Quanto ai tempi necessari per arrivare in ufficio, la ricerca ha rilevato che gli europei impiegano mediamente 42 minuti. Ma mentre i portoghesi arrivano a destinazione in poco più di mezz’ora, i turchi devono calcolare un tragitto di ben 48 minuti e gli italiani (insieme ai francesi e ai belgi) uno di 45 minuti.
Tempi lunghi, durante i quali i lavoratori rischiano di “caricarsi” di stress nocivo. Entrando sempre più nel dettaglio, i ricercatori della Page Group hanno poi riferito che il 66% dei lavoratori europei si sposta con un proprio mezzo privato (auto, scooter, bicicletta), mentre il 34% opta per uno o più mezzi pubblici. E, come è facile comprendere, nei Paesi in cui il sistema di trasporti pubblici funziona bene, i lavoratori sono soliti arrivare in ufficio rilassati (succede in Svizzera, Austria, Polonia, Spagna e Germania); mentre in quelli dove i mezzi pubblici funzionano male (Italia, Francia e Turchia), arrivano più stressati e nervosi.
Italiani in cima alla classifica dello stress
Ed è proprio a questo riguardo che l’Italia ha fatto registrare un triste primato. Perché – sia che si parli di quelli che si spostano con i propri mezzi, sia che ci si riferisca a quelli che viaggiano in metro, autobus, tram o in treno – i lavoratori italiani risultano essere i più stressati del Vecchio Continente. Perché? Perché restare imbottigliati nel traffico dell’ora di punta o salire nel vagone di una metropolitana sovraffollata non li predispone ad affrontare serenamente una dura giornata di lavoro. Così come non lo fanno i frequenti problemi tecnici (guasti, ritardi, scioperi) con cui devono quotidianamente fare i conti i pendolari d’Italia. Tutt’altra musica suona, invece, in Olanda dove più del 20% dei lavoratori sceglie di raggiungere l’ufficio in bicicletta. E arriva (solitamente) motivato e rilassato. Per il 68% degli intervistati italiani, il tragitto casa-lavoro mette invece a dura prova il loro sistema nervoso. Tant’è che il 46% (quasi uno su due) cambierebbe volentieri lavoro per avvicinarsi a casa. Stando ai calcoli fatti dagli estensori della ricerca, infine, i lavoratori del Bel Paese impiegano quasi 4 giorni al mese per coprire le distanze che intercorrono tra le loro abitazioni e l’ufficio. E vivono con grande disagio questo lasso di tempo che rischia di compromettere pesantemente la qualità della loro prestazione professionale. E di rendere quanto mai complicata la gestione del cosiddetto“work-life balance”
“Le aziende devono iniziare a valutare modelli di lavoro flessibili – hanno osservato dalla Page Group – per gestire al meglio l’impatto negativo e alleviare gli effetti sui propri dipendenti. Questo consentirebbe al lavoratore di lavorare da casa o di accedere ad un orario lavorativo flessibile”. “Il tempo investito per gli spostamenti – hanno aggiunto – ha un impatto significativo anche per le aziende che vedono diminuire le candidature o rifiutare un’opportunità professionale da parte di talenti con tragitto casa-lavoro impegnativo e lungo. Le società si trovano spesso in condizione di dover ripensare possibili nuovi modelli di lavoro o aumenti di pacchetti retributivi, quando il tempo impiegato per gli spostamenti diventa impattante sul professionista che loro desiderano attrarre”.
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