Quali sono le domande più comuni che potrebbero esserti rivolte ad un colloquio di lavoro? Ci sono almeno 7 domande che un recruiter può rivolgerti, vediamo quali sono e come rispondere
Quali sono le domande più comuni che potrebbero esserti rivolte ad un colloquio di lavoro? E soprattutto, sapresti rispondere adeguatamente, ovvero senza fare figure di cui proprio puoi fare a meno? Sai bene che un colloquio andato bene se non è una mezza assunzione poco ci manca di conseguenza perché non andarci preparati?
Indice
Colloquio di lavoro: come rispondere alle 7 domande più comuni
Ci sono almeno 7 domande che un recruiter può rivolgerti, e tu devi farti trovare pronto, assolutamente.
Mi parli di lei
E’ forse la più classica, la più comune, la più difficile, se non ci si prepara prima. Tecnicamente non è difficile, ma bisogna farlo. Dai una descrizione di te che punti sulle tue capacità e che riguardi sia il profilo professionale che, in parte, quello privato. Per finire parla dei tuoi hobby e delle tue buone abitudini. Stare zitto non è un’opzione, dire cose sconclusionate neanche.
Cosa cerca in questo lavoro?
Cosa cerchi? Ma ovviamente un’azienda che rispecchi i tuoi valori, le tue prospettive ed il fatto che anche lei stia cercando te. Assicurati quindi che la persona che ti sta facendo il colloquio lo capisca bene. Punta sul fatto che tu e l’azienda in questione siete simili e quindi potete collaborare. Puoi inoltre dire di essere un buon ascoltatore, che agli occhi di chi deve parlarti risulta sempre un’ottima caratteristica.
Quali sono i suoi punti di forza?
Qui bisogna rispondere bene. Prendi un paio di tue qualità che coincidano sia con cosa ti aspetti tu a livello di carriera, sia con quello che credi l’azienda voglia da te. E, poi, spiegale molto bene, esplicitando le parti migliori di quelle qualità in modo da togliere ogni dubbio. Attenzione se non sei molto bravo ad auto-promuoverti, potrebbe essere un problema. Fa niente, devi farlo lo stesso.
Quali sono le sue debolezze?
Anche qui bisogna rispondere bene, forse meglio. Prima di tutto, non dire nulla o dire “non ne ho” non è un’opzione. Tutti hanno delle debolezze, anche tu. Il problema è quali sono e l’altro problema è quali puoi dire al recruiter e quali no. Ovviamente quindi scegline una o due che non siano di intralcio al lavoro. Se non sopporti lo stress ed il lavoro è di per sé stressante, dovresti forse prendere in considerazione l’idea di cambiare posto, ma se vuoi lo stesso provarci allora è meglio che tu non dica di non avere molta resistenza allo stress. Chiaro, no?
Come si vede tra 5 anni?
Dato per scontato che non hai la palla di cristallo, puoi cercare di fare una previsione abbastanza affidabile, come? Facendo percepire a chi ti sta davanti che tra 5 anni sarai ancora al tuo posto, intento a raggiungere gli obiettivi di lungo periodo prefissati e comunicati. E’ ovvio che nessuno si aspetta che per forza tu sia ancora lì tra 5 anni, o anche meno, figuriamoci per il resto della carriera lavorativa. Però è chiaro che tu non devi dire niente che faccia pensare al fatto che potresti un giorno anche andartene.
Che tipo di stipendio si aspetta?
Teoricamente più alto è meglio è, ma dovendo fare i conti con la realtà, lo stipendio “voluto” deve essere quello giusto per il proprio ruolo (quindi neanche più basso del normale). Il contrattarlo dipende spesso dalla mansione e dal job title in oggetto, ma in ogni caso se spari troppo basso puoi autodanneggiarti figurando insicuro, se spari troppo alto potresti sembrare un po’ esaltato, quindi occhio.
Perché dovremmo assumerla?
Questa è la tua occasione per sparare fuori tutte le tue qualità migliori e chiarire che sì, il candidato giusto per quel benedetto ruolo sei proprio tu, né quello che è entrato prima di te, né quello che è entrato dopo. Giocatela bene.
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