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Le professioni più a rischio e quelle meno al tempo del Coronavirus

I settori economici ed i lavoratori più a rischio e quelli meno colpiti in Europa a causa del Coronavirus.

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Le conseguenze della pandemia da Coronavirus, si sono manifestate non solo nel settore sanitario ma anche e soprattutto in quello economico. L’auto isolamento per salvaguardare la propria ed altrui salute, seguito dal lockdown in Italia ed altre parti del mondo, hanno subito innescato una crisi economica di notevole portata. Ecco le professioni che in Europa sono a rischio, e quelle meno a causa del virus.

L’impatto del Coronavirus su lavoro ed economia

Quest’anno non è incominciato nel migliore dei modi. In poco tempo ci siamo trovati a dover fare i conti con un virus del tutto nuovo. Parliamo del Coronavirus, che sfortunatamente è ancora tra di noi, in quanto non esiste una cura ed un vaccino per sconfiggerlo definitivamente. Questa situazione ha costretto all’auto isolamento, per salvaguardare la propria ed altrui salute, seguita dal generale lockdown sia in Italia che in Europa, con il blocco e chiusura delle attività economiche. La conseguenza di tutto ciò si è fatta sentire non solo a livello sanitario, con ospedali e strutture sature di pazienti Covid-19, ma anche sul lavoro e l’economia. Aziende costrette a chiudere, bar e ristoranti letteralmente in ginocchio, il turismo fermo, la frenata drastica del PIL, l’incremento dell’indebitamento sono solo alcuni dei fattori della recessione a cui stiamo assistendo. Tuttavia, la crisi non colpisce tutti alla stessa maniera.

La crisi economica non colpisce tutte le tipologie di lavoro

La nota società di consulenza McKinsey ha condotto uno studio per fare luce sul lavoro e la situazione occupazionale con il Coronavirus. Ebbene, la ricerca ha confermato che l’attuale crisi economica non interessa tutti alla stessa maniera, molto dipende dai lavori, professionisti e settori economici. Nella sola Europa il Coronavirus mette a rischio 60 milioni di posti di lavoro. L’80% di questi è svolto da soggetti non laureati. Secondo lo studio, coloro che avranno la peggio saranno proprio i lavoratori non qualificati e privi di laurea, ossia coloro che solitamente sono meno tutelati, sottopagati ed assunti con contratti discontinui. Dunque, c’è il concreto rischio, che ancora una volta si accentuino le distanze sociali tra i “ricchi ed i poveri”. Infatti, i professionisti, coloro che godono di un livello di istruzione più alto, rischiano meno, in quanto più tutelati, ed assunti con dei contratti duraturi e maggiori garanzie. Non è tutto, in quanto il livello di rischio per il lavoro, dipende molto anche dal comparto e settore.

I settori professionali più colpiti dalla crisi Coronavirus

Come accennato poco prima, lo studio condotto dalla McKisney, sottolinea che non tutti i settori produttivi sono colpiti dalla crisi economica alla stessa maniera. A rischio tutte quelle attività in cui il lavoro prevede la vicinanza fisica e le interazioni con gli altri, siano essi colleghi che clienti. Un esempio è la ristorazione, il turismo, le fabbriche. Ed ancora, sono a rischio i settori delle vendite e customer service, del retail, delle costruzioni, i servizi alla comunità, l’arte lo spettacolo e l’intrattenimento. Insomma, tutte le professioni in cui l’interazione ed i contatti con terzi sono di vitale importanza. In queste realtà, rischieranno di perdere il lavoro i soggetti poco qualificati e più giovani. Si tratta di circa 55 milioni di lavoratori a rischio, un numero che ci lascia riflettere.

I settori professionali meno colpiti dalla crisi Coronavirus

Dall’altra parte ci sono dei settori economici che sono colpiti meno dalla crisi economica da Coronavirus. In particolare parliamo di tutte quelle professioni che non implicano necessariamente dei rapporti ed interazioni con le altre persone. Lavori di ufficio che possono accedere allo smart working, non risentiranno molto della crisi. Le professioni meno a rischio raccolgono circa 160 milioni di occupati e sono ad esempio: contabili, giornalisti, architetti, medici, conducenti di ambulanze, manager, sanitari, Forze dell’Ordine, conducenti di mezzi pubblici, addetti alla produzione di cibo. Per quanto riguarda le professioni a rischio intermedio, queste interessano 14,7 milioni di soggetti che lavorano con gli altri ma non interagiscono con il pubblico. Un esempio sono gli psicologi, addetti alle costruzioni, operatori di macchine. Dunque, la crisi c’è e ci sarà, tuttavia non tutti i settori economici e non tutti i lavoratori saranno interessati alla stessa maniera.

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