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Pensioni, l’Opzione Donna sarà strutturale

Il governo vuole rendere l’Opzione Donna strutturale: ecco le dichiarazioni del sottosegretario Durigon in una recente intervista.

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Il sottosegretario Claudio Durigon, nel corso di una interessante intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, condivide diversi aspetti sulla riforma delle pensioni, con differenti valutazioni sia su Quota 100 che sulla proroga dell’Opzione Donna, che il governo vorrebbe ora rendere strutturale. Cerchiamo di fare il punto su tutti i principali contenuti dell’intervista, e sugli aspetti che potrebbero ora subire nuove evoluzioni.

pensioni
image by Ruslan Guzov

Da Quota 41 a Quota 100

Nella prima parte dell’intervista, Durigon spiega in che modo si sia arrivati alla Quota 100 “non pura”, ovvero a una Quota 100 contraddistinta dal requisito minimo dei 62 anni di età anagrafica e dei 38 anni di età contributiva, invece di una Quota 100 pura, o una Quota 41 che era invece stata richiesta da molti lavoratori.

Durigon dichiara in tal proposito che questo è il primo passo per poter “smantellare” la riforma Fornero, e che la Quota 100 pura (ovvero come sommatoria di qualsiasi età anagrafica e contributiva), avrebbe potuto portare in pensione 800 mila persone, ma con un costo eccessivo e non sostenibile. A ciò si aggiunga il fatto che privare il mercato del lavoro di tutte queste competenze avrebbe potuto determinare degli scompensi che, dunque, si è preferito evitare.

Peraltro, afferma ancora Durigon, simili effetti si sarebbero avuti con Quota 41, che avrebbe impattato sulla vita di 700 mila persone. Di qui, l’approdo all’odierna versione della Quota 100, con un’età anagrafica minima di 62 anni e un’età contributiva minima di 38 anni: una soluzione che, unitamente all’Opzione Donna e all’Ape Social, dovrebbe permettere a 350 mila persone di andare in pensione entro fine anno.

Pensioni: le coperture ci sono?

Durigon si è poi soffermato a parlare delle coperture, precisando che la Ragioneria non ha imposto alcuno specifico controllo, e che i soldi sono sufficienti per poter esaudire tutte le esigenze dei pensionandi, e non solo.

Altrettanto delicato è il tema degli esodati: circa 6.000 persone risultano essere ancora in attesa di provvedimento ma, stando a quanto precisa il sottosegretario, tali non risulterebbero all’Inps, che avrebbe risposto a specifica richiesta del Ministero del Lavoro affermando che non ci sono “sospesi”. Durigon ha comunque auspicato che eventuali questioni irrisolta possano essere soddisfacentemente concluse con un prossimo decreto.

Opzione Donna strutturale

Il sottosegretario si è poi infine soffermato a parlare del fatto che la categoria maggiormente penalizzata dalla Quota 100 sarà quella femminile. Le donne hanno infatti spesso avuto delle carriere professionali non continue, non potendo così arrivare al minimo di 38 anni di contributi che sono previsti dalla disciplina in vigore. In aggiunta a ciò, Durigon ammette che nel d.l. sulle pensioni Quota 100 non è stato incluso alcun beneficio contributivo per chi ha figli. Insomma, una riforma “monca”, almeno per quanto attiene l’universo femminile, che però il sottosegretario ambisce a rendere più completa.

Nell’intervista al quotidiano Il Messaggero Durigon riconosce infatti che il requisito dei 38 anni di contributi ha avuto un impatto negativo sulle donne, e che aggiungere un anno di bonus contributivo per ogni figlio sarebbe costato circa 500 milioni di euro, una cifra troppo elevata per le attuali disponibilità finanziarie.

Tuttavia, c’è anche una buona notizia. Pare infatti che il governo, per stessa ammissione del sottosegretario, abbia scelto di rendere strutturale l’Opzione Donna, e non solo. Durigon ha infatti evidenziato come entro la fine della legislatura l’obiettivo sia quello di applicare la Quota 41 o una Quota 100 allargata, andando così a completare quel progetto di riforma delle pensioni che era stato anticipato durante la campagna elettorale dalle forze di governo, e in tutte le fasi di insediamento e di nuova vita dell’attuale esecutivo.

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