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Staffetta generazionale? Sì, ma pensiamo anche a chi sta nel mezzo

Tra i giovani e i prossimi alla pensione ci sono i lavoratori maturi. E’ giunto il tempo di pensare anche a loro, una volta per tutte e per sempre.

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La staffetta generazionale serve a favorire l’uscita dal mercato i lavoratori più maturi, favorendo l’entrata di quelli più giovani. In un rapporto teorico di 1 a 1, per un sessantenne che esce c’è un ventenne o un venticinquenne che entra, anno più anno meno. Considerata la quasi drammatica percentuale di giovani disoccupati, la staffetta generazionale, di cui ha recentemente parlato a più riprese il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, non può che essere vista in modo positivo. Anche se le condizioni della sua applicazione vanno sicuramente analizzate fino in fondo.

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image by Piotr Marcinski

C’è però anche un altro problema: se si parla spesso di giovani disoccupati perché ce ne sono troppi e, soprattutto in questo momento, di pensionamenti anche (ma non solo) a causa della recente sentenza della Consulta sull’illegittimità del blocco delle indicizzazioni delle pensioni e delle polemiche a seguito delle ultime decisioni del governo (il “bonus Poletti”), restano ancora una volta quasi totalmente fuori dal dibattito pubblico mainstream tutti quelli che stanno “in mezzo”.

Chi sono? Semplice, tutti quegli individui senza lavoro ed in cerca che anagraficamente vanno, grosso modo, dalla fine dell’età dell’apprendistato a quella non ancora utile alla pensione. Chi perde il suo impiego in età adulta, fatica, tremendamente, a ritrovarne un altro, sempre ammesso che ci riesca. Lo dimostrano inequivocabilmente gli ultimi dati Istat, che certificano come la disoccupazione di lunga durata (oltre i 12 mesi) aumenti sia quantitativamente che proprio nella sua durata (attualmente ci vogliono in media circa due anni per ricollocarsi), in modo costante. E’ pur vero che anche i più giovani restano spesso vittime di questo terribile fenomeno, giovani che però possono per fortuna contare su forme contrattuali mirate, discutibili o meno che possano essere, volte a facilitare il loro reinserimento nel mercato del lavoro. Queste misure talvolta risultano efficaci, talvolta molto meno di quanto di spererebbe, ma comunque esistono.

C’è la staffetta generazionale e chi sta nel mezzo

Non così è per i disoccupati adulti, che certo possono talvolta godere di sgravi fiscali di iniziativa quasi sempre locale , ma che non hanno a disposizione contratti a loro dedicati. Non esiste infatti un contratto  per gli over 40, o per gli over 50. Vanno doverosamente ricordate, in questo senso, recenti dichiarazioni di Poletti che ipotizzavano lo studio di un contratto ad hoc per gli ultracinquantenni rimasti disoccupati. Iniziativa lodevole, ma che per ora rimane sulla carta.

La disoccupazione adulta è e rimane non solo un problema, ma una vera e propria emergenza sociale e va affrontata e risolta attraverso misure strutturali. Senza dubbio, non è evitando di attuare la staffetta generazionale che si risolverà il problema della disoccupazione di chi sta in mezzo alle due macro-categorie di lavoratori interessate da quest’ultima, ma l’auspicio è che, contestualmente alla progettazione dell’uscita definitiva e controllata dei lavoratori più maturi in favore di quelli più giovani dal mercato del lavoro, si inizi finalmente a pensare in modo perdurante anche a chi, suo malgrado, dopo dieci o venti anni di attività, è improvvisamente rimasto a piedi.

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