Torna anche quest’anno il Web Marketing Festival, che si terrà a Rimini il 20-21-22 giugno. Il WMF2019 è un evento ormai da anni di portata internazionale che ogni volta cresce e si rinnova.
Indice
Web Marketing Festival 2019: i temi trattati
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I temi di quest’anno andranno dall’innovazione sociale, alla formazione, agli aiuti alle startup. Last but not the least sarà dedicato ampio spazio ad un settore che, prepotentemente, sta entrando nelle vite di ognuno di noi, anche se lo sta facendo abbastanza in silenzio: l’intelligenza artificiale. Il WMF si caratterizza infatti per saper cavalcare l’onda di turno ed essere anche un po’ in anticipo sui tempi. Per saperne di più siamo andati alla radice, o per meglio dire al cuore dell’evento, ed abbiamo intervistato il Chairman del WMF2019, Cosmano Lombardo. Parole precise ed appassionate le sue, che hanno sviscerato dal profondo la natura di un evento tanto grande quanto penetrante e, a suo modo, imprevedibile.
Web Marketing Festival 2019: intervista al Chairman Cosmano Lombardo
Ecco quindi che cosa ci ha raccontato Cosmano Lombardo sul suo WMF2019.
Siamo alla settima edizione del Web Marketing Festival, quanto è cresciuto dalla prima e che differenze ci sono? Cosa è cambiato di importante?
In realtà, più che cambiato, credo si sia evoluto. E lo ha fatto sia in relazione ai cambiamenti del mondo digital sia a quelli della società. E’ stato quindi un cambiamento abbastanza naturale. E’ cambiato anche nel format, nel senso che nella prima edizione c’erano sei sale formative su sei “level” del web marketing. Oggi è un festival che ha quasi 50 sale, 60 eventi, concerti, show. E poi va avanti durante l’anno. E’ questo forse il cambiamento più grosso. Nel senso che, oltre alle giornate in se stesse, siamo costantemente alle prese con attività in scuole, università e aziende, per costruire l’evento insieme, dare spazio al business delle aziende, alle startup, ma anche a quel che succede all’interno della società.
Quindi non è più un evento limitato a quelle che possiamo definire giornate organizzate?
No, si è affermato definitivamente il discorso di portare avanti il concetto di imprenditorialità che fa riferimento ad aziende che, prima ancora di generare fatturato, siano e vogliano essere utili al miglioramento della società.
Che cosa ti aspetti in termini di pubblico? E soprattutto cosa vorresti che si portasse a casa? La faccio più semplice: vengo io come utente e non come giornalista al WMF2019, quindi non per lavoro, con cosa torno in più rispetto a quando sono partito?
Ti porti a casa sicuramente della formazione, da mettere in pratica operativamente e subito. Questo è il primo punto. C’è una vera e propria filosofia dietro, che è quella che riguarda la parte formativa del programma, filosofia per la quale il partecipante, una volta rientrato a casa, può mettere in pratica immediatamente quello che ha imparato, nella sua azienda. Poi c’è una parte che io chiamo “ispirazionale”, che è quella per la quale chi viene abbia la possibilità di trarre ispirazione per la sua quotidianità, per la sua azienda, per i suoi progetti. Una terza parte molto forte in cui crediamo, riguarda invece il mettere insieme, durante questi tre giorni, persone che abbiano una visione positiva della realtà che stiamo vivendo e del fatto che si possa fare sistema, creare un tessuto imprenditoriale e anche di giovani disposti a fare qualcosa per migliorare la situazione attuale. Persone che credano esista un ecosistema italiano dell’innovazione.
Mi sono segnato una frase che ho trovato sul vostro sito: “Portare all’attenzione di tutti temi di importanza vitale come la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del loro impatto sociale”. Puoi ampliare questa frase? Qual è secondo te l’impatto sociale della cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione? O se preferisci: Cosa si perde a rimanere indietro? A non provarci?
Credo che sia una questione molto esistenziale e che fa riferimento alla quotidianità, sia come singoli soggetti, che come aziende, istituzioni o associazioni. Magari tu ti svegli alla mattina e vai a lavorare non solamente per i soldi ma per migliorare te stesso e quello che fai per l’azienda. Però, il nostro punto di vista è quello di mettere al centro la società: immagina un ecosistema in cui tutte le attività abbiano come oggetto principale la società. Un sistema del genere permetterebbe di vedere l’attività lavorativa in modo diverso. Il senso è quello di richiamare il concetto originale dell’essere imprenditore. Due anni fa, al WMF, citavamo Peppino Impastato come persona che si è fatta carico di azioni che hanno avuto un impatto sulla società. Inoltre, anche tutto il tema della sostenibilità fa riferimento a quello. Se tutte le attività, non solo imprenditoriali ma anche di altro tipo, prendessero in considerazione l’ambiente, inevitabilmente tutto sarebbe diverso.
Parliamo di futuro, un futuro che a molti sembra lontano perché sono in pochi ad averci a che fare nella quotidianità, ma che secondo me non è poi così lontano. Cosa pensi dell’intelligenza artificiale? Il WMF2019 ha una buona parte su questo argomento. Che cos’è secondo te la IA per le persone? E’ un aiuto o un pericolo? Fin dove può arrivare? Qual è il suo limite e dovrebbe averne uno o no?
Allora, il tema è: fin dove arriverà? Perché è già arrivata! Appena ci sarà l’implementazione del 5G molte cose cambieranno, però è già arrivata. Diciamo che l’essere umano, anche storicamente, non è sempre stato responsabile di quel che è stata l’innovazione. Quindi, sicuramente, l’intelligenza artificiale va domata, va utilizzata nella teoria cumulativa. Così come la robotica, credo che la IA si possa andare ad aggiungere a quello che già l’uomo fa. Va presupposto un dominio della tecnologia. L’uomo dovrebbe dominarla, metterla al servizio di se stesso. Se mi parli della robotica così come della IA al servizio dell’assistenza agli anziani ad esempio, sono totalmente favorevole e dovremmo valutare i miglioramenti ottenuti. Credo che però sia fondamentale un’opera di formazione. La nostra società non è ancora pronta per metabolizzare ed introdurre in modo corretto la IA nelle nostre vite, bisogna quindi essere molto attenti.
Partendo da quello che hai appena detto, ci sono ormai diverse aziende che si servono della IA per fare dei primi colloqui di lavoro. Prima viene il colloquio virtuale con un robot che, di fatto, decide se il candidato è abbastanza valido da passare ad un altro colloquio con un essere umano, che poi deciderà se assumerlo o meno. Tu cosa ne pensi di questo? Secondo te dovrebbe esserci prima un filtro umano? O va bene che ci sia prima un filtro virtuale?
In linea di massima non sono favorevole, per tutto il tema dell’intelligenza emotiva, di quello che riguarda il contatto umano, del linguaggio non verbale, dell’aspetto dell’interazione umana. Credo che un’attività di questo tipo debba rimanere a carico dell’essere umano.
Ma secondo te deve rimanere totalmente a carico dell’essere umano, o può anche esserci un filtro di mezzo, per così dire, artificiale?
Diciamo che tutte le soft skills, secondo me, devono inevitabilmente essere valutate da persone, anche perché poi bisogna andare d’accordo quando si lavora. Però se si tratta, ad esempio, di una cosa come: “Ho l’azienda a Bologna-tu di dove sei-Milano-saresti disposto a trasferirti a Bologna-no-ok-perfetto”. In questo caso il tutto può essere assimilato ad un modulo da compilare e poi inviare. Quindi, se si tratta di mere informazioni “compilative” ok, ma dal punto di vista delle competenze soft spero non venga mai sostituita. Ci si potrà sicuramente arrivare, già in alcuni casi ci siamo, però non sono favorevole.
Quindi lo consideri un po’ uno svantaggio il fatto che si spersonalizzi un colloquio di lavoro, non hai paura del cosiddetto bias umano, la teoria per la quale, semplificando, un robot non avendo emozioni non sbaglia a giudicare?
Dipende. Come ti ho detto credo che gli aspetti soft debbano rimanere in capo all’uomo, però se mi parli di linguaggio di programmazione, di come è stato fatto un sito può essere tutto un altro discorso.
Startup, un tema che sostenete da sempre. Quante ne sono state aiutate attraverso il WMF e hai esempi di aziende appena decollate che, dopo aver partecipato all’evento, si sono consolidate come realtà?
Si guarda, Friendz , nel 2015 aveva in mano il Pitch. Se vai a controllare ora è una realtà davvero affermata sia in Italia che all’estero, quindi siamo molto contenti. Tommi, che è una realtà che si è presentata due anni fa e sta crescendo molto bene. Diciamo che le sei finaliste che hanno sempre “pitchato” in plenaria sono sempre andate molto bene. Anche Fitprime posso citare. Se guardi Fitprime ti rendi conto un po’ dell’evoluzione che hanno avuto. Naturalmente il nostro obiettivo è quello di supportarle, di dar loro visibilità e siamo abbastanza soddisfatti di questo. Oltre a queste ci sono anche le startup che noi selezioniamo e, nella sala apposita, hanno la possibilità di presentarsi e di incontrare gli investitori. C’è poi anche l’area startup innovazione, dove noi selezioniamo gratuitamente delle startup che possono esporre. Quindi ce ne sono davvero un bel po’. Dopodiché, dallo scorso anno, abbiamo creato la Startup Competition Young, dedicata a progetti, idee di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 22 anni. Lo scorso anno, un gruppo di ragazzi di una scuola superiore di Piombino ha vinto la Social Startup Competition e poi hanno costituito (una startup). Stanno andando avanti, ovviamente hanno ancora molta strada da fare, ma è stato un bel successo.
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