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Annunci di lavoro: troppi tecnicismi possono spaventare i (giovani) candidati

Secondo uno studio inglese, molti giovani rinunciano a candidarsi per colpa degli annunci troppo confusi e complessi. I selezionatori corrano ai ripari

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Parlare bene è importante e scrivere in maniera corretta ancora di più. In tempi di slag ed espressioni sincopate come i nostri, stabilire un contatto con chi dimostra di avere rispetto della lingua italiana, non è cosa da poco. Ma cerchiamo di avere il senso della misura: gli eccessivi tecnicismi e gli inutili barocchismi possono creare problemi. E mandare in tilt la comunicazione. Succede anche con gli annunci di lavoro che, a rigor di logica, dovrebbero ricorrere ad un formulario accessibile a tutti. Alcuni studi hanno dimostrato che spesso non è così e che sempre più candidati (soprattutto giovani) faticano a comprendere il senso di quello che leggono. Col risultato che molti di loro rinunciano a proporsi. Un vero e proprio peccato, di cui i reclutatori dovrebbero tenere conto.

Passi per l’Ad, che è ormai entrato nel vocabolario di una buona parte di italiani, che sanno che al timone di un’azienda c’è un Amministratore delegato. O per le Pr, che indicano le Pubbliche relazioni con cui un numero crescente di lavoratori ha a che fare; ma certe sigle ed acronimi (che ricalcano l’inglese) restano del tutto oscuri alla gran parte di noi. Parliamo di espressioni entrate, di prepotenza, in certi contesti aziendali, con l’apparente (e malsana) intenzione di mettere in difficoltà i non specialisti. Coloro che continuano a chiamare capo il CEO ed a scrivere nelle mail che si attiveranno appena possibile anziché ASAP (As soon as possible). Quella di ricorrere a sigle, abbreviazioni ed acronimi dalla difficile decodifica sembra essere diventata una moda, che non risparmia neanche gli annunci di lavoro.

I risultati della ricerca inglese

Un recente studio condotto dalla Business in the Community e dalla City & Guilds Group di Londra ha dimostrato che un numero importante di giovani candidati rinuncia ad inoltrare il proprio curriculum (e la lettera di presentazione) perché non comprende quello che dovrebbe andare a fare, qualora superasse la selezione. I giovani (di età compresa tra i 16 e i 24 anni) interpellati dall’indagine hanno passato in rassegna gli annunci di 65 aziende, puntando l’indice contro la complessità e l’astrusità di certi tecnicismi. “Tutti i partecipanti del mio gruppo – ha riferito uno di loro – si sono lamentati del linguaggio tecnico e specialistico degli annunci di lavoro. L’impressione è che si sia voluto rendere complesso e confuso quello che di fatto non lo è”. Un giudizio condiviso dal 66% dei giovani partecipanti, che ha candidamente ammesso di non aver capito per quale ruolo avrebbero dovuto candidarsi.

Parla come mangi

Non è faccenda da sottovalutare. Esprimersi in maniera poco chiara può rappresentare un serio ostacolo, specie quando si è alla ricerca di giovani talenti che potrebbero portare innovazione e creatività nelle aziende. Ma questo, certi selezionatori (o chi per loro), sembrano non tenerlo nella dovuta considerazione. Visto che basta collegarsi ad un qualsiasi motore di ricerca per imbattersi in annunci di lavoro davvero sfingei. Qualche esempio? Alzi la mano chi sa cosa fa un espansionista immobiliare? Si tratta della figura che, all’interno di un’agenzia immobiliare, deve occuparsi della ricerca di nuovi appartamenti in una determinata zona. E che ha, tra le sue responsabilità principali, quella di “gestire le trattative e dinamiche contrattualistiche”, ovvero di stipulare contratti. E non è che un assaggio. Sapete quali sono alcune delle mansioni dell’after-sales administrator? La “gestione delle attività amministrative del post-vendita”, la “gestione e predisposizione offerte/contratti di service” ed il “supporto alla gestione operativa dei servizi aziendali”. Chiunque riuscisse a capire di cosa deve occuparsi esattamente il malcapitato, ci faccia sapere.

Cerchiamo di essere chiari: nessuno si aspetta che le offerte di lavoro vengano compilate con sciatteria ed approssimazione. E siamo perfettamente consapevoli del fatto che certe nuove figure professionali – come gli sviluppatori Java o gli esperti Scada – debbano necessariamente ricorrere a tecnicismi del settore. Ma perdersi in descrizioni arzigogolate, per offrire una posizione che potrebbe essere indicata con parole più semplici, ci sembra un’operazione vagamente sadica. E sicuramente controproducente. Come testimonia lo studio inglese sopra menzionato. I selezionatori si convincano che, per risultare seri e professionali, non serve parlare (e scrivere) in maniera difficile. Anzi: se l’intento è quello di reclutare le risorse migliori, dovrebbero preoccuparsi di raggiungere il maggior numero di aspiranti lavoratori. Che non possono munirsi di un dizionario enciclopedico, ogniqualvolta decidono di passare in rassegna gli annunci di lavoro. La vita, per loro, è già sufficientemente difficile; non rendiamogliela ancora più complessa.

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