Non levate gli occhi al cielo: questo non è l’ennesimo articolo teso a dispensare consigli su cosa è opportuno fare o dire durante un colloquio di lavoro. Di istruzioni e “dritte”(più o meno accreditate) ce ne sono, infatti, già fin troppe. E a ben guardare, solo l’esperienza diretta può dare un senso a ciò che si acquisisce teoricamente. E dimostrare che certi suggerimenti hanno, in effetti, una loro validità.
Indice
Come avere la meglio sugli altri ad un colloquio
Quello che ci interessa qui fare è fermarci un attimo a riflettere su cosa potrebbe far pendere, a vostro favore, l’ago della bilancia. E convincere un selezionatore confuso (che ha intervistato tanti candidati validi) a scegliere proprio voi. In un precedente articolo, abbiamo indicato le 4 mosse che potrebbero aiutarvi a “sbaragliare la concorrenza”; in questo ci limitiamo ad aggiungere altri due elementi. Che potrebbero condurvi alla “vittoria” e farvi avere la meglio sugli altri.
Siamo sinceri: se un competitor vanta un curriculum più lungo del vostro e dispone di un bagaglio esperienziale più pesante, la scelta cadrà inevitabilmente su di lui. Ma se a parità di meriti e competenze, il selezionatore dovesse faticare ad individuare il suo “preferito”, potrete puntare su quello che, quasi sempre, gli altri trascurano.
Durante un colloquio di lavoro, quello che preme in primis dimostrare è che si hanno le competenze adatte a ricoprire la posizione offerta. Tutti i candidati si affannano a preparare un discorso che faccia emergere le loro qualità e le abilità affinate nel tempo. E tentano di impressionare positivamente il loro interlocutore riferendo di aneddoti e statistiche che ne certificano i precedenti successi. Tutto regolare, ma ci sono anche altri aspetti da attenzionare. Come le “soft skills“, le qualità personali che possono condizionare il giudizio del selezionatore. Concentrarvi esclusivamente sull’aspetto professionale è un’ingenuità che non potete concedervi. Per superare la prova, occorre prepararsi a 360 gradi ed allenarsi a valorizzare tanto le competenze lavorative quanto quelle trasversali.
Un sorriso può fare la differenza
Cerchiamo di capirci meglio: durante il colloquio, dovrete sempre mantenere un certo aplomb e una certa compostezza. Ma tradire un atteggiamento positivo (che lascerà intuire che siete delle persone solari, che tendono più a costruire che a demolire) non potrà che giocare a vostro vantaggio. I selezionatori gradiscono i candidati rilassati, che dimostrano di avere nervi saldi e di vivere serenamente l’esperienza del colloquio. E gradiscono anche quelli che sorridono. Purché lo facciano nel modo giusto. Sorridere in maniera forzata e innaturale e nei momenti meno indicati non è certo una buona mossa. Il sorriso (come tutte le “armi” a vostra disposizione) va utilizzato e dispensato con criterio, se non si vuole rischiare di risultare sciocchi o costruiti. Qualche esempio? Quando il selezionatore vi chiederà di parlare dei vostri punti deboli, potrete ironizzare su uno dei vostri difetti accompagnando il tutto con un sorriso disteso. Ma quando lo stesso reclutatore vi chiederà di dare prova delle vostre capacità di problem-solving prospettandovi una situazione di crisi, esordire con un sorriso equivarrà ad ammettere il vostro imbarazzo e ad enfatizzare la vostra inabilità. A parità di merito, un candidato sorridente ha sicuramente più chance di uno “musone” di vincere la competizione. Ma ricordatevi sempre di sfoderare la vostra arma segreta in maniera intelligente ed opportuna.
Il bon ton paga sempre durante un colloquio
Non dilunghiamoci sulle cose ovvie ovvero sulla necessità di dare prova della vostra buona educazione durante il colloquio di lavoro. Entrare in una stanza senza salutare, non stringere la mano del selezionatore a fine dell’incontro, masticare un chewing-gum durante l’intervista o presentarsi con un aspetto trasandato sono, infatti, eventualità che non mettiamo neanche in conto.
Di contro, una qualche attenzione merita, a nostro avviso, ciò che potrete fare anche dopo esservi congedati dal selezionatore. Ricordatevi che il bon ton paga sempre e che, tra un candidato affabile e composto e uno scostante e inappropriato, il reclutatore saprà bene chi premiare. Una buona mossa, una volta concluso il colloquio di lavoro, potrebbe rivelarsi quella di inviare una lettera di ringraziamento a chi vi ha intervistato. Il vostro gesto di cortesia, in una ipotetica situazione di incertezza, potrebbe spingere il reclutatore a scegliere proprio voi. Ma attenzione: anche in questo caso, occorre fare le cose per bene. Scrivete il messaggio il giorno stesso del colloquio (in modo che il recruiter non debba scervellarsi per ricordarsi chi siete) e ribadite l’apprezzamento per l’occasione che vi è stata concessa. Rimarcate l’interesse ad entrare in azienda e approfittatene per aggiungere qualcosa che, durante il colloquio, avete eventualmente trascurato. Ma non esagerate: il messaggio di ringraziamento deve essere conciso e diretto. Non dilungatevi e non tergiversate. I selezionatori hanno (come tutti) molto da fare e non amano perdere tempo a leggere email sconclusionate. Mettete giù due righe ordinate ed efficaci ed incrociate le dite: la vostra prova di bon ton supplementare potrebbe farvi ottenere il posto.
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