In tempi di “magra” come questi, in pochi pensano di poter negoziare lo stipendio. L’ansia di ottenere il lavoro spinge, infatti, molti candidati (specie se alle prime armi) ad accettare qualsiasi proposta venga loro fatta. E’ vero: non è questo il momento di fare troppo i “preziosi”; gli anni di crisi hanno lasciato strascichi pesanti e costretto anche le aziende più strutturate a ridimensionare le loro offerte remunerative. Ma non lasciamoci vincere dal pessimismo: se il colloquio di lavoro è andato bene e ha convinto il selezionatore a scegliere proprio noi, dovremo far leva sulle abilità dimostrate per negoziare un compenso congruo. In linea con le nostre realistiche aspettative. L’essenziale è non “svendersi” e impegnarsi a portare a termine una trattativa soddisfacente. Come si fa?
Indice
Quattro consigli per negoziare lo stipendio
Documentarsi per bene
Partiamo col dire che arrivare preparati al colloquio di lavoro è di focale importanza. E che tale preparazione deve contemplare (anche) la conoscenza dello stipendio che potremmo percepire, se le cose dovessero andare a buon fine. Ma dove reperire queste informazioni? Esistono dei form nel calcolo del compenso che dovrebbe essere corrisposto a chi ricopre una certa posizione. Ci si può affidare a quelli o interpellare persone che lavorano nell’ambito per il quale ci stiamo candidando. O, ancora, chiedere informazioni alle organizzazioni professionali. Qualsiasi sia il canale scelto, l’essenziale è documentarsi per bene. Avere consapevolezza di quanto guadagna mediamente un nostro potenziale collega ci metterà, infatti, nella condizione di poter negoziare lo stipendio. E di non farci accettare acriticamente la cifra (quasi sicuramente a ribasso) che il selezionatore ci proporrà in sede di colloquio.
Fare tutte le valutazioni del caso
Presa coscienza di quanto potremmo guadagnare, se ottenessimo il lavoro per cui ci siamo candidati; possiamo adesso dare il via alla trattativa. Facendo attenzione a non compiere passi falsi. Quando si negozia lo stipendio, bisogna tener conto di tutta una serie di cose ed evitare di sparare cifre “stellari” che potrebbero indisporre l’interlocutore, convincendolo che si trova al cospetto di una persona con cui non vale la pena intrattenersi di più. Ognuno di noi può fare una stima realistica del proprio valore, tenendo conto delle abilità di cui dispone e dell’esperienza maturata sul campo. Ma ci sono anche altri fattori da prendere in considerazione: se l’azienda nella quale speriamo di entrare sta attraversando un periodo difficile e non è in grado di mettere sul piatto offerte particolarmente allettanti, dovremo ridimensionare le nostre pretese. Se da una parte non dobbiamo accettare di “svenderci”, dall’altra non possiamo ignorare la realtà dei fatti. Quando si negozia per una paga, occorre fare tutte le valutazioni del caso.
Bluffare ma non troppo
Entriamo nel vivo del discorso. Il selezionatore potrebbe domandarci quanto guadagnavamo nel precedente lavoro. Sarebbe bene mantenere il riserbo sulla cifra, evitando di fornire “appigli” a chi dovrebbe calcolare il valore del nostro compenso sulla scorta delle capacità dimostrate durante il colloquio di lavoro e delle responsabilità che intende affidarci. E non sulla base di quanto percepito in tempi e circostanze differenti. Se la molesta domanda dovesse essere formulata, cerchiamo comunque di mantenere i nervi saldi.
Possiamo “smarcarci”, infatti, dicendo che percepivamo una paga in linea con le nostre competenze e con le nostre capacità di produzione. Ancora: ogni negoziazione che si rispetti prevede un piccolo “bluff”. Cosa vuol dire? Che, se messi nella condizione di farlo, dovremmo chiedere una cifra più alta di quella che pensiamo di “meritare”, per ottenerne una più contenuta. Per essere chiari: se aspiriamo a intascare 1.400 euro al mese, potremmo chiederne 1.500/1.600 e attendere la controproposta del reclutatore che dovrebbe avvicinarsi all’importo realmente desiderato. Si apriranno così margini di trattativa utili a trovare una soluzione di compromesso.
Non assumere un atteggiamento rigido
Durante la negoziazione, ricordiamoci di non assumere mai un atteggiamento rigido, ma di mostrarci anzi propensi a trovare una soluzione conveniente per tutti. Non solo: se il reclutatore non dà segni di cedimenti e ribatte che non può offrirci uno stipendio più rotondo di quello che ci ha prospettato, possiamo prenderci un po’ di tempo per riflettere. E considerare se, per esempio, l’offerta contempla anche la possibilità di beneficiare di determinate agevolazioni. Non concentriamoci esclusivamente sull’importo in euro. Se l’azienda mette sul piatto convenzioni vantaggiose, congedi più elastici e bonus di vario tipo, la negoziazione potrebbe comunque concludersi in maniera soddisfacente. E non è escluso che, dopo un periodo di prova (nel corso del quale dimostreremo il nostro valore), il datore di lavoro non accetti di riformulare al rialzo la sua offerta. L’impegno e la professionalità possono spianare la strada a compensi più lauti.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro