In questa guida spiego tutto quello che è necessario sapere per diventare un consulente del lavoro. Ti parlo di questa professione, della formazione, dell’iscrizione all’albo e delle opportunità di impiego
La figura del consulente del lavoro è presente in Italia da più di quarant’anni. È stata infatti regolamentata a partire dalla fine degli anni ’70 e da allora non ha mai subito un calo di richieste. Ma come si diventa consulenti del lavoro? Ne parlo nei paragrafi che seguono, nei quali potrai scoprire il corso di studi da seguire, come funziona l’albo dei consulenti del lavoro, le diverse opportunità di impiego e le possibili specializzazioni per questa professione.
Indice
La professione del consulente del lavoro: chi è e cosa fa
In Italia il consulente del lavoro è solitamente un libero professionista che presta la propria attività per enti, società ed aziende di ogni dimensione. Non è però esclusa la possibilità di assunzione diretta da parte di un’azienda o di un ente, come vedremo nel paragrafo dedicato alle opportunità lavorative.
Il suo ruolo è quello di fornire assistenza e consulenza per gli aspetti tributari, previdenziali ed assistenziali. In particolar modo il consulente è in grado di gestire gli obblighi amministrativi del personale dell’azienda, sia che si tratti di lavoratori dipendenti sia che il contratto in essere assuma forme diverse, come nel caso dei collaboratori.
Il consulente del lavoro svolge tutte le procedure relative all’assunzione e all’inquadramento del personale dipendente delle aziende, come ad esempio l’elaborazione delle busta paga, il versamento dei contributi previdenziali, le comunicazioni ed i rapporti con istituti come INPS, INAIL o Agenzia delle Entrate. Il consulente è anche la figura in grado di seguire tutti gli aspetti di un rapporto di lavoro dalle fasi dell’assunzione alla sua conclusione, come nel caso della gestione delle pratiche nella fase di dimissione o di licenziamento del personale.
Inoltre il consulente può svolgere mansioni di assistenza e di rappresentanza legale dell’azienda per la quale lavora in sede di contenzioso tributario e amministrativo, come può avvenire nei confronti degli istituti previdenziali o nelle relazioni con l’ispettorato del lavoro. In alcuni casi il consulente del lavoro può prestare la propria consulenza come consulente tecnico d’ufficio o di parte presso un tribunale.
Un’altra mansione che può rientrare tra le competenze di un consulente del lavoro è la trasmissione delle dichiarazioni fiscali e delle certificazioni tributarie; inoltre il consulente può svolgere la funzione di conciliazione ed arbitrato nelle questioni inerenti il diritto del lavoro.
È recente una nuova competenza attribuita ai consulenti del lavoro. Infatti, in seguito alla recente riforma delle leggi che regolano l’ordinamento fallimentare, il consulente del lavoro può assumere il ruolo di curatore fallimentare oltre che di commissario giudiziali e di liquidatore nella gestione delle crisi aziendali.
Come diventare consulente del lavoro: la formazione
Come puoi intuire da quanto abbiamo detto nel paragrafo precedente, sono davvero molti gli ambiti di intervento di un consulente del lavoro. Per questo l’esercizio della professione richiede una solida preparazione e conoscenze approfondite non solo nel diritto del lavoro ma anche in materia previdenziale, assicurativa, tributaria, contabile e fiscale.
La formazione da sola però non è sufficiente: un bravo consulente del lavoro deve avere infatti delle spiccate capacità di problem solving, oltre ad un’importante predisposizione al rapporto interpersonale, proprio a causa dell’aspetto della professione che lo vede spesso impegnato nel ruolo di intermediario tra le diverse parti in causa nel mondo del lavoro, come sindacati, imprenditori, lavoratori, associazioni di categoria ed istituti previdenziali).
Per diventare consulente del lavoro è necessario seguire un iter formativo specifico. Fino al 2007 il diploma era sufficiente per diventare consulente del lavoro. Ora invece è necessario proseguire gli studi con una laurea triennale tre le seguenti:
- Management dell’informazione della comunicazione aziendale
- Consulenza del lavoro e gestione delle risorse umane
- Amministrazione aziendale
- Business & management
- Economia aziendale ed economia e commercio
Oppure con una laurea magistrale in una delle classi che seguono:
- Giurisprudenza
- Scienze dei servizi giuridici
- Scienze dell’economia e della gestione aziendale
- Economia
- Scienze Politiche e delle relazioni internazionali
- Teorie e tecnica della formazione e dell’informazione giuridica
Una volta conseguita la laurea triennale o magistrale, il futuro consulente del lavoro può accedere al praticantato, il primo passo che dovrai affrontare per l’iscrizione all’albo e la successiva pratica della professione.
L’iscrizione all’albo dei consulenti del lavoro
Il consulente del lavoro per esercitare la propria professione deve essere iscritto all’Albo dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro (Enpacl). L’iscrizione avviene al superamento di un esame obbligatorio, al quale si può accedere solo dopo aver svolto un periodo di praticantato.
La durata è di diciotto mesi per almeno 20 ore settimanali. Il praticantato può essere svolto presso studi professionali di consulenti del lavoro. In alternativa si può svolgere anche presso avvocati, commercialisti, ragionieri che siano iscritti all’albo da almeno 5 anni. Per iniziare il praticantato dovrai iscriverti all’apposito registro dei praticanti, che viene gestito direttamente dal Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro competente per il luogo di svolgimento del praticantato.
In alcuni casi la durata del praticantato può essere inferiore ai 18 mesi. La durata dipende infatti anche dal corso di studi seguito. Se scegli infatti un corso di laurea specifico per questa professione, il praticantato può essere ridotto a un anno. Questa durata è prevista anche nel caso di conseguimento della laurea magistrale.
Il praticantato può essere inoltre ridotto a dodici mesi nel caso in cui il praticante abbia effettuato un tirocinio di almeno sei mesi durante il corso di studi. A questo proposito ti consigliamo quindi di valutare con attenzione la scelta del corso di laurea. Se credi che quella del consulente del lavoro sia una professione di tuo interesse, potresti valutare maggiormente i corsi di laurea più specifici per il settore.
Una volta terminato il praticantato potrai accedere all’esame di abilitazione alla professione. L’esame si compone di tre prove: due prove scritte in materia di legislazione sociale e del lavoro o in materia tributaria, a discrezione della commissione esaminatrice. I commissari sono scelti tra funzionari del Ministero del Lavoro, dell’INPS, dell’INAIL e docenti universitari in materie giuridiche.
Superate entrambe le prove scritte dovrai sostenere un colloquio orale sulle seguenti materie: diritto tributario, diritto del lavoro, elementi di diritto privato, pubblico e penale, legislazione sociale, ragioneria, rilevazione del costo del lavoro e formazione del bilancio. In seguito al superamento della prova orale il consulente del lavoro può chiedere l’iscrizione all’albo, rivolgendosi alla sede territorialmente competente (puoi trovare maggiori informazioni in merito sul sito internet dei Consulenti del Lavoro).
L’aggiornamento professionale
Quella del consulente del lavoro è una professione che necessariamente deve fare i conti con le continue modifiche legislative. Per questo l‘esercizio della professione richiede un costante aggiornamento e comporta inoltre l’obbligo della formazione continua. Per questo il consulente del lavoro dovrà, durante l’intero percorso lavorativo, frequentare corsi o seminari organizzati dall’ordine professionale di appartenenza; al momento è infatti richiesto il raggiungimento di almeno 50 crediti formativi.
Consulente del Lavoro: opportunità lavorative e compensi
Nel paragrafo iniziale abbiamo già avuto modo di illustrarti quali sono le possibilità professionali di un consulente del lavoro. Per quanto riguarda invece l’avvio della carriera, solitamente all’inizio il neo consulente collabora con studi professionali già avviati, in modo da arricchire il proprio bagaglio di esperienze e mettere in pratica le conoscenze acquisite. In un secondo momento il consulente può avviare un’attività autonoma come libero professionista o aprire uno studio di consulenza, anche in associazione con altri professionisti. Alcune aziende preferiscono invece avvalersi di un consulente in esclusiva; per questo è possibile l’assunzione diretta da parte di un’azienda, di solito di medie o grosse dimensioni.
Una precisazione: l’esercizio della professione di consulente del lavoro è incompatibile con l’attività di giornalista professionista, di notaio, di esattore di tributi e di dipendente presso patronati o sindacati.
Possiamo immaginare che a questo punto tu ti stia chiedendo quanto possa guadagnare un consulente del lavoro. Purtroppo non possiamo darti cifre esatte, dal momento che si tratta nella maggior parte dei casi di liberi professionisti (tenuti al rispetto dei limiti tariffari imposti dall’ordine) e non di dipendenti.
Il discrimine dipende, ovviamente, dal numero dei clienti che vengono seguiti e da quante aziende si rivolgano ad essi per la gestione del personale. Tuttavia, stando alle rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate, si tratta di una delle categorie professionali meglio retribuite dopo i notai e i dottori commercialisti.
Diverso è invece il caso dell’assunzione come dipendente di un’azienda. In questo caso la retribuzione dipende dall’inquadramento e dal contratto applicato. Di solito un consulente del lavoro è però inquadrato ai più alti livelli previsti per il settore di appartenenza dell’azienda.
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