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Il DL lavoro è legge: le misure

Il Governo ha trasformato in legge il Dl lavoro del maggio scorso. Tra le misure, Assegno d’inclusione e taglio del cuneo fiscale.

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Il Governo ha trasformato in legge il DL lavoro approvato il Primo maggio scorso. Il provvedimento contiene una serie di misure atte a snellire alcuni procedimenti ed a sostegno dei più svantaggiati, in possesso o meno di un lavoro. Il DL verrà probabilmente ricordato per essere quello che cambia il Reddito di Cittadinanza, a favore dell’Assegno d’inclusione. Una misura abbastanza simile ma con alcuni parametri cambiati, nel tentativo di mantenere l’idea nata con Rdc ma ottimizzando il funzionamento di quest’ultimo. La nuova legge vara inoltre tutta una serie modifiche che dovrebbero andare ad interagire con alcune caratteristiche del mondo del lavoro, in maniera migliorativa, vediamo quali sono.

Assegno d’inclusione

Sostituto del Reddito di cittadinanza, da sempre osteggiato dalla maggioranza, l’assegno d’inclusione sarà dedicato ai non occupabili. Per gli altri ci sarà un altro tipo di sostegno, più breve, che sarà molto più centrato sull’inserimento lavorativo. Una delle maggiori critiche a Rdc infatti era dovuta al non riuscire a impiegare in numero congruo i percettori, trasformandosi così in un mero sussidio. Sebbene questo punto fosse abbastanza dibattuto, il Governo ha comunque deciso di intervenire. L’Adi, acronimo appunto di Assegno d’inclusione sarà erogato alle famiglie con un Isee inferiore ai 9360 euro ed un reddito familiare inferiore ai 6000. Questo reddito aumenta fino a 7560 euro in caso nel nucleo in oggetto sia presente una persona di età uguale o superiore ai 67 anni, oppure una persona con disabilità. La nuova legge sul lavoro crea una categoria altrettanto nuova, quella degli “occupabili”, che non percepiranno l’Adi, ma un assegno di 350 euro al mese per non oltre 12 mesi, ovvero quelli per così dire costretti ad accettare un posto di lavoro perché in grado di lavorare. La loro età va dai 18 ai 59 anni e il rischio in caso di mancata accettazione è quello di perdere l’assegno. Allo stesso modo il rifiuto di un contratto di sei mesi potrà determinare la sospensione dell’Adi. Diverso è il caso di quelli fino a 12 mesi. Tali contratti dovranno essere accettati a prescindere dalla distanza da casa, ammesso che siano a tempo pieno (cioè contratti full time). Fino a 12 mesi invece i parametri cambiano. Il posto di lavoro non potrà essere a più di 80 km da casa e dovrà poter essere raggiungibile entro le due ore. L’idea che sta dietro a questi provvedimenti è quella di ridurre al minimo i percettori, anche imponendo a chi può lavorare un certo numero di sacrifici pur di avere un posto di lavoro. L’importo dell’Adi, per i non occupabili, arriverà fino a 500 euro, più in alcuni casi un contributo per l’affitto. L’Adi entrerà in vigore il 1 maggio 2024.

Contratti a tempo determinato

Per i contratti fino a 12 mesi non sarà più necessaria la causale. Ciò significa che un’azienda non dovrà giustificare il perché un dipendente non viene preso a tempo indeterminato, se a quest’ultimo gli viene fatto un contratto della durata inferiore all’anno. In questo caso l’idea è quella di snellire alcune procedure che sarebbero di ostacolo alle assunzioni. I contrari a questo provvedimento sostengono invece che sia una precarizzazione del mondo del lavoro in quanto vi sarebbero meno tutele per i lavoratori. Questo perché il poter assumere a tempo determinato senza causale permette almeno in teoria un certo ricambio di personale. Va comunque detto che se il dipendete è bravo e l’ambiente di lavoro sano difficilmente un’azienda se lo farà scappare.

Taglio cuneo fiscale

Nella nuova legge derivata dal DL lavoro dello scorso maggio è previsto anche un taglio del cuneo fiscale dal lato lavoratore, dal 1 luglio al 31 dicembre di quest’anno. Il Governo quando ha approntato il decreto aveva comunicato di stare lavorando per rendere questo taglio strutturale. La conseguenza è che il lavoratore dovrebbe trovarsi in busta paga più soldi, perlomeno nel periodo che va da luglio a dicembre. Se poi il taglio venisse confermato quella cifra in più rimarrebbe a tempo indeterminato. E’ questa una misura di lotta alla forte inflazione degli ultimi mesi che cerca di mettere qualche soldo in più in tasca ai dipendenti. Per la precisione si tratta di un esonero contributivo, in una misura che va dal 3 al 7% per i redditi (lordi) fino a 25.000 euro e del 6% per quelli fino a 35.000 (o per meglio dire dai 25.000 ai 35.000).

Assicurazione a scuola

Una misura di cui si è parlato abbastanza poco ma che riguarda molti milioni di persone è l’estensione dell’assicurazione a scuola, per quanto riguarda le attività formative. Essa riguarda sia i docenti che gli studenti. Ciò vuol dire che sia gli uni che gli altri saranno coperti da un’assicurazione apposita durante lo svolgimento delle attività formative, gite scolastiche comprese. E’ questa una cosa che è bene sapere sia come docenti che come genitori, in quanto si configura come un indiscutibile vantaggio nello sfortunato caso dovessero insorgere infortuni durante lo svolgimento delle suddette attività.

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