Qual è la differenza tra chi parla e chi comunica? La stessa che intercorre tra chi non si preoccupa di farsi capire e chi, invece, lo fa
Forse non ci avevate mai pensato, ma al lavoro bisogna quotidianamente dimostrare qualcosa. E mantenere dei comportamenti adeguati, che non stridano con le regole (codificate e non) che stabiliscono i confini della convivenza in ufficio. Di focale importanza è indubbiamente ciò che facciamo, ma non si può trascurare anche il peso che le parole, i gesti e i toni può assumere durante un qualsiasi processo comunicativo. Se è vero che il nostro compito principale è quello di portare a termine con successo gli incarichi che ci vengono assegnati, è altrettanto vero che non possiamo trascurare l’importanza del linguaggio al lavoro. Per farsi apprezzare dal capo, non serve parlare in maniera forbita. Basta esprimersi correttamente, facendo attenzione a non confondere l’ufficio con il bar sotto casa nel quale siamo soliti “sbottonarci”, anche con le parole.
Certo, ci sono professioni che richiedono competenze particolarmente sviluppate. Si pensi a tutti i lavoratori della comunicazione che devono saper selezionare con cura le parole, utilizzarle in maniera pertinente e non sottovalutare gli elementi che possono compromettere il successo dello scambio comunicativo. Le persone che, per lavoro, parlano spesso in pubblico o quelle che – come noi – scrivono per una platea più o meno vasta non possono certo scivolare in “svarioni” da penna blu. Né permettersi di ricorrere a un linguaggio sciatto e inefficace. Ma si tratta di casi particolari. Al di là delle specificità, ciò che ci preme qui sottolineare è che, qualsiasi lavoro si faccia, è importante prestare attenzione alle parole che si pronunciano. Che possono condizionare significativamente il clima in ufficio e, in definitiva, propiziare (o sabotare) il buon esito delle mansioni che, all’interno di esso, ogni dipendente deve svolgere.
Parla come si deve
Partiamo dal presupposto che molto spesso, anche al lavoro, ci si parla addosso, ma non si comunica. Cosa vuol dire? Che il messaggio che viene inviato non sempre arriva a destinazione. Spesso per colpa del mittente che dimentica di utilizzare il codice giusto, quello che permette al ricevente di cogliere, con agilità, il senso delle sue parole. Fuori dai tecnicismi: se il capo ci ha incaricato di riferire ai colleghi che la riunione pomeridiana è stata rimandata, non occorre usare vocaboli ricercati. Parlare bene è importante, ma ricordiamoci sempre di tarare il linguaggio al tipo di comunicazione o informazione che dobbiamo trasmettere. Se non vogliamo che i colleghi si diano di gomito, ridacchiando ogni volta che apriamo bocca, è bene riflettere attentamente sulle parole che utilizziamo, evitando di scambiare l’ufficio per una piazza pubblica dove è possibile dare prova della nostra presunta ars retorica.
Di contro, non possiamo neanche eccedere con le espressioni gergali o colloquiali. Teniamo sempre a mente che ci troviamo in un posto di lavoro e che, per quanto il clima in ufficio possa essere disteso e amichevole, lasciarsi andare a certe formule colorite non è mai opportuno. Sforziamoci di adoperare sempre un linguaggio professionale (ma non artefatto) ed evitiamo di “inciampare” in gratuite volgarità che spesso articoliamo per attirare l’attenzione su di noi e dare prova di un certo “machismo” lessicale. Lo stress e la stanchezza possono giocare dei brutti scherzi, ma parolacce e insulti non devono mai essere tollerati. Perché il rispetto degli altri passa anche (e, molte volte, soprattutto) da quello che diciamo loro.
Occhio al tono
Riconoscere l’importanza del linguaggio al lavoro significa anche fare attenzione all’interlocutore. Non tutti i colleghi sono uguali: alcuni sono giovani, altri più attempati; alcuni più sciolti, altri più ingessati. Le parole che scegliamo di utilizzare per comunicare con loro devono, in qualche modo, aderire alle loro caratteristiche. Cosa vogliamo dire? Che col collega più giovane e rilassato, potremo concederci qualche episodica “esuberanza” verbale; mentre con quello più anziano e strutturato, sarà bene utilizzare sempre un linguaggio composto e appropriato. Non solo: evitiamo di parlare troppo e di appesantire i discorsi con parole superflue. Cerchiamo di andare dritti al punto e non tergiversiamo: per quanto socievoli e poco introversi possano essere, i nostri colleghi sono in ufficio per lavorare, non per chiacchierare amabilmente con noi. E infine occhio alle sfumature: una parola appropriata, se accompagnata da un tono sbagliato può creare seri problemi. E dare origine a idiosincrasie pericolose. Non limitiamoci a dire la cosa giusta, ma impegniamoci a dirla anche nel modo giusto.
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