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L’importanza di mettersi in gioco al lavoro

Gli esperti avvisano: rimanere confinati nella propria “zona di confort” non va bene. Al lavoro bisogna osare, prendendo (ovviamente) le giuste precauzioni

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Sapete che cos’è la “confort zone”? La zona (spaziale e metaforica) nella quale ci troviamo più a nostro agio; popolata da persone che ci conoscono e ci apprezzano da sempre, alle quali sentiamo di non dover dimostrare più nulla. Rimanerci relegati a lungo è la scelta più “comoda” che si possa fare, ma anche la meno stimolante. Scansare le sfide che ci si prospettano davanti, costringendoci a muoverci su terreni inesplorati, è un atteggiamento rinunciatario che denota insicurezza. E che al lavoro può causare qualche problema. A sostenerlo sono molti esperti, che consigliano piuttosto di mettersi in gioco. Solo se ci impegniamo a raggiungere traguardi sempre più distanti, potremo infatti crescere e sentirci gratificati. Chi accetta di affrontare nuove sfide, contribuirà a far compiere importanti passi avanti alla sua azienda. E i capi non potranno che apprezzarlo.

Consigli per mettersi in gioco sul lavoro

mettersi in gioco

Ricapitolando, dunque, uscire dalla “confort zone” al lavoro significa mettersi in gioco. Rinunciare alla routine che rischia di appiattire tutto e cimentarsi in qualcosa di nuovo. Alcune persone faticano più di altre a farlo: chi difetta di ambizione o di autostima tende, infatti, a ripararsi costantemente nell’angolo in cui ha trovato la sua dimensione. E tenta di evitare, in ogni modo, l’imprevisto che potrebbe fargli franare la terra sotto i piedi. Immaginate uno scalatore che scelga di non inoltrarsi mai al di là di una certa altezza, precludendosi così la gioia di arrivare in cima; il lavoratore eccessivamente prudente o insicuro agisce così. Seguendo uno schema mentale che rischia di trasformarlo in una risorsa demotivata e insoddisfatta. La conclusione? Mettersi alla prova (anche al lavoro) è importante, ma occorre fare delle valutazioni più approfondite.

Occhio a non essere troppo prudenti…

Di contro, quando accettiamo di metterci in gioco al lavoro, dovremo lasciare a casa la prudenza. E puntare in alto. Bisogna, insomma, “levare gli ormeggi” e lanciarsi con slancio nell’avventura, facendo appello a tutta la nostra professionalità. Accettare una sfida non vuol dire (solo) dare prova del nostro coraggio, ma anche della nostra abilità e del nostro impegno. Che devono portarci a dare sempre il meglio di noi. E ad arrivare, se possibile, fino in fondo. La paura di fallire potrebbe indurci a rinunciare a metà strada, facendoci accontentare di qualche piccolo miglioramento. Se ci rendiamo conto che è, invece, possibile ottenere di più (senza esporre a particolari rischi l’azienda per cui lavoriamo), continuiamo a lottare e ad impegnarci per arrivare in cima. Esattamente come lo scalatore che, dopo tanta fatica e sudore (e tanti momenti di cedimento durante i quali avrà pensato più volte di mollare tutto), non potrà che compiacersi della sua ostinazione. Che gli ha permesso di godere di una vista mozzafiato. Scendere dalla montagna e ritornare a bassa quota sarà difficile, ma a consolarlo ci sarà il progetto di una nuova vetta da scalare. Con tutte le precauzioni del caso.

…e a non esagerare

Rimanere fermi – confidando nel fatto che, per esempio, siamo i più bravi a svolgere una determinata mansione – non è un’opzione da prendere in considerazione. Non bisogna mai “adagiarsi sugli allori”, ma puntare a centrare sempre nuovi obiettivi. Che non devono per forza essere eccessivamente ambiziosi. Anzi: quando decidiamo di uscire dalla nostra “zona di confort” e di metterci in gioco, ricordiamoci di non esagerare. Perché se ci poniamo di fronte a una sfida eccessivamente difficile, rischiamo di uscirne con le ossa rotte. Il carico di stress e il senso di frustrazione che potrebbe derivare dal fallimento potrebbe lasciarci stesi al tappeto. Il tutto perché non abbiamo ben calibrato le nostre possibilità e ci siamo lanciati in un’impresa titanica. Mettersi in gioco non vuol dire essere irresponsabili: quando accettiamo di affrontare una sfida, ricordiamoci sempre che è necessario fare i conti con le nostre capacità e con i mezzi a nostra disposizione. Perché sognare va bene, ma lanciarsi senza paracadute è il prodromo di un incubo che lascerà un segno profondo.

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