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Mestieri del futuro: ecco dove la tecnologia ha mutato le mansioni lavorative

Lavoro e tecnologia due realtà in stretta relazione. Ecco i Paesi europei dove a seguito dell’introduzione di nuove forme tecnologiche sono cambiate le mansioni lavorative dei dipendenti. In cima a tutti la Norvegia, ultimo posto per Cipro

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Il mondo del lavoro è cambiato, conoscendo differenti tipi di trasformazione e di evoluzione. Lavoro e tecnologia sono due entità interconnesse tra di loro. In Europa ci sono luoghi dove l’impatto tecnologico è stato maggiore, andando a cambiare il modo di lavorare e le mansioni stesse dei dipendenti. Vediamo di cosa si tratta, rifacendoci a dati elaborati dall’Eurostat.

Il mondo del lavoro

Il mondo del lavoro e la tecnologia

Il mercato ed il mondo del lavoro nel corso degli anni hanno cambiato la loro struttura. In particolare, l’avvento della tecnologia ha influenzato sempre di più il mondo del lavoro e le modalità stesse di lavorare. Lavoro e tecnologia sono diventate due realtà in continua comunicazione, l’una dipendente dall’altra. Oggi non esistono quasi più lavori completamente estranei alle differenti forme di tecnologia. Anche un artigiano, oggi lavora grazie alla tecnologia, andando ad adoperare software e sistemi all’avanguardia. L’innovazione tecnologica non solo cambia l’assetto del lavoro, ma anche il lavorare stesso, le mansioni ed i compiti dei lavoratori e lo fa in maniera molto semplice. Infatti, basta l’introduzione di nuovi software aziendali, ad apportare cambiamenti nell’operato dei dipendenti.

Il mondo del lavoro: le mansioni che cambiano

Per andare a cambiare le mansioni dei lavoratori, basta davvero poco, come l’introduzione di nuovi software o device aziendali. Secondo i dati elaborati da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, nel 2018 circa il 16% dei lavoratori che utilizzano Pc ed una rete Internet, hanno cambiato le proprie mansioni lavorative come conseguenza dell’introduzione di un nuovo software o di nuove tipologie di apparecchiature. In pratica, questi cambiamenti hanno interessato 1 lavoratore su 6. Stando ai dati, questa tendenza è maggiore nei Paesi del Nord Europa, mentre diventa sempre meno marcata man mano che si scende verso Sud-Est. In particolare, la Norvegia risulta essere il luogo dove la maggior parte dei lavoratori che adoperano Internet, hanno mutato le loro mansioni lavorative lo scorso anno. Parliamo infatti di una percentuale pari al 29% dei lavoratori, quasi uno su tre. Dall’altra parte, Cipro è stato il luogo dove solo il 3% dei lavoratori che utilizzano la rete web, hanno mutato le loro mansioni lavorative, svolgendo il loro lavoro in maniera differente rispetto al solito.

I mestieri del futuro: la situazione italiana

Cosa succede in Italia? Come e soprattutto in che percentuale i dipendenti hanno cambiato il loro modo di lavorare a causa della tecnologia? Iniziamo specificando che l’Italia si trova in una posizione leggermente al di sotto della media europea. Nel nostro Paese il 12% dei dipendenti ha cambiato il proprio modo di lavorare, dopo l’introduzione di nuovi software o di nuove apparecchiature. La medesima percentuale italiana, si è avuta anche in Paesi come la Lituania, il Belgio, la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Il mondo del lavoro in risposta alla tecnologia, dove l’avvento di nuovi programmi e di nuovi macchinari, sempre più aggiornati, diventa necessaria per le aziende stesse ed il loro operato. Naturalmente ci si può aspettare che i cambiamenti avvengano in aziende più grandi,  moderne ed organizzati, ad esempio nel lavoro nelle Ferrovie dello Stato, in Chiesi Farmaceutica o Barilla.

La classifica dei Paesi in cui le modalità di lavoro sono cambiate

Vediamo ora la classifica elaborata da Eurostat, dei Paesi europei dove le mansioni lavorative sono cambiate, a seguito di introduzioni tecnologiche di vario tipo. In cima alla classifica troviamo la Norvegia, con una percentuale pari al 29%, seguita dall’Islanda, con una percentuale di cambio nelle mansioni pari al 28%, Danimarca 27%, Lussemburgo 25%, a pari merito Finlandia ed Olanda con il 23%. Ed ancora: Estonia 22%, Portogallo 21%, Irlanda 20%, Serbia, Croazia e Regno Unito con un 19%, seguono Francia e Germania con il 18%, Slovenia ed Austria con il 15%, Spagna e Kosovo con il 14%. A pari merito, con il 12% troviamo: Slovacchia, Italia, Lituania, Repubblica Ceca e Belgio, mentre un gradino più in basso l’Ungheria con l’11%. Un 10% per Bosnia e Macedonia, il 9% per la Polonia, l’8% della Grecia, 7% per Romania e Lettonia. A seguire la Bulgaria con il 6%, Montenegro con il 5% ed in fine Cipro con il 3%.

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