Secondo la Commissione Europea, entro il 2020, ben 900 mila posti di lavoro resteranno vacanti a causa della carenza di competenze digitali. Cosa vuol dire? Che l’assenza di un’adeguata “formazione digitale” – intesa come capacità di utilizzare Internet e altri strumenti simili – lascerà fuori dal mercato del lavoro un numero importante di persone.
Da questa premessa ha preso le mosse una ricerca condotta da Google e Ipsos, che hanno voluto indagare sulle competenze digitali di uno specifico segmento di lavoratori: gli over 50. Cosa ne è venuto fuori? La fotografia di persone ben consapevoli dell’importanza di possedere competenze di questo tipo (sia al lavoro che fuori), che però faticano a “mettersi al passo” delle generazioni più giovani.
Partiamo col dire che la ricerca ha preso in considerazione le risposte consegnate da un campione rappresentativo costituito da 204 lavoratori (sia uomini che donne) di età compresa tra i 50 e i 60 anni e provenienti da tutte le parti d’Italia. Non solo: le interviste hanno coinvolto figure professionali differenti: dai dirigenti agli operai specializzati, passando per i liberi professionisti e gli impiegati.
Stando a quanto riportato nello studio, il 78% di loro utilizza quotidianamente Internet e il 18% lo fa più volte a settimana; il 77% si collega con lo smartphone, mentre il 69% fa affidamento ad un pc portatile. Percentuali importanti, che testimoniano come l’utilizzo del Web sia entrato agevolmente anche nelle abitudini dei meno giovani. Che, nel 76% dei casi, usano i motori di ricerca per reperire informazioni; nel 72% dei casi, mandano e ricevono email; nel 63% dei casi, si limitano a inviare messaggi e, nel 55% dei casi, usano i siti per cercare lavoro. Di contro, quello che i 50-60enni italiani interpellati dalla Ipsos fanno, con minore frequenza, quando si collegano a Internet, è ascoltare la radio online, seguire corsi di formazione online e comunicare con la Pubblica Amministrazione o con gestori di servizi pubblici.
I vantaggi e gli ostacoli
E veniamo all’elemento più importante emerso dalla ricognizione condotta da Google e Ipsos: il 94% del campione intervistato (praticamente la quasi completa totalità) riconosce che avere competenze digitali è molto (o abbastanza) importante, ma negli ultimi 2-3 anni, solo il 14% di loro si è dato da fare per migliorare la propria “formazione digitale”. In pratica, poco più di 1 su 10 ha frequentato corsi online o in presenza tesi a farlo diventare più sciolto e spedito nell’utilizzo di Internet et similia. Eppure gli over 50 intervistati sanno bene che le competenze digitali possono tornare utili in ogni sfera della vita, anche e soprattutto al lavoro.
Perché? In primis, perché facilitano la ricerca di un nuovo lavoro, ma anche perché allargano le conoscenze e le competenze professionali e perché possono supportare le attività lavorative (solo per citare le tre risposte date con più frequenza). Non solo: gli intervistati che svolgono (o hanno svolto) un lavoro autonomo hanno dimostrato di avere ben chiaro in mente che chi sa utilizzare Internet e gli altri strumenti digitali riesce a comunicare, in maniera più veloce e personalizzata, con i clienti; può raggiungere un bacino enorme di potenziali clienti; può pubblicizzare la propria attività, in maniera capillare, e riesce a gestirla meglio.
Tanta consapevolezza non fa però il paio con l’effettiva capacità di utilizzare, in maniera efficace, gli strumenti digitali. Perché? Perché esistono degli ostacoli che, per i 50-60enni, sono più o meno difficili da superare. Stando a quanto rilevato dal sondaggio, a rallentare (o impedire) l’acquisizione di competenze digitali è soprattutto la non padronanza della lingua inglese, ma anche l’assenza di una persona fisica che possa fare da sostegno nella fase di apprendimento.
Di più: tra le difficoltà denunciate con più frequenza, c’è anche quella di non saper mettere in pratica quello che si è imparato o quello di “inciampare” in informazioni che non si capiscono e a cui non si sa dare il giusto credito. Sono risposte che delineano un quadro molto chiaro, che potrebbe essere sfruttato a beneficio delle aziende. Se da una parte, infatti, i lavoratori over 50 dovrebbero darsi da fare (in autonomia) per recuperare (almeno in parte) il gap digitale con i colleghi più giovani; dall’altra, anche le aziende dovrebbero andare in loro soccorso. Come? Aiutandoli a migliorare il loro inglese e affidandoli a specialisti del settore in grado di potenziare le loro competenze digitali, ricorrendo a formule e linguaggi semplici e immediati.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro