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Reddito di inclusione: la Camera approva la proposta

Il Reddito di inclusione, ovvero la misura contro la povertà annunciata qualche mese fa dal Ministro Poletti. Questa settimana è arrivato il via libera dalla Camera.

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Nonostante le fortissime polemiche politiche, il reddito di inclusione contenuto nel ddl povertà e nella Legge di Stabilità 2016 è passato pochi giorni fa alla Camera dei deputati (prima lettura) e andrà ora in Senato. Si tratta di una misura a sostegno dei meno abbienti, del tutto organica, quindi uguale sull’intero territorio nazionale e che si baserà su specifici dati contenuti nell’ISEE (Indice della situazione economica equivalente). Di una misura diffusa in grado di contrastare la povertà se ne parla ormai da molti anni. L’Italia è infatti uno dei pochissimi paesi europei a non avere ancora un simile paracadute per chi non è in grado di autosostenersi.

reddito di inclusioneAnni fa, i primi a tirar fuori il problema a livello nazionale sono stati quelli di M5S con l’ormai arcinoto “reddito di cittadinanza“. Si è poi passati al “reddito minimo” (diverso dal primo in quanto non basato solamente sull’essere cittadini italiani) e ad altri nomi similari (reddito minimo garantito, ad esempio). Questa settimana alla Camera è invece passato il Reddito di inclusione. Anche questo nome, a dire il vero, non è del tutto nuovo:  dal 2014 infatti si è cominciato a parlare di REIS, ovvero il Reddito d’inclusione Sociale, proposto dalla “Alleanza contro la povertà“. E già a febbraio di quest’anno il Ministro del Lavoro Poletti aveva illustrato la possibile misura, chiamata appunto “reddito d’inclusione”, la stessa che questa settimana è passata alla Camera.

Perché si chiama Reddito di inclusione?

Il nome deriva essenzialmente dal fatto che, almeno nelle intenzioni, la misura a sostegno dei più poveri non sarà un mero aiuto a chi non può mantenersi per aver perso il lavoro, ma una parte, benché fondamentale, di un percorso più ampio, volto appunto ad includere, o per meglio dire reinserire, i soggetti rimasti loro malgrado senza un reddito, trovando loro un nuovo impiego e/o inserendoli in percorsi di formazione mirati ad una riqualificazione efficace. Per il Reddito di incluslione, il ministo Poletti aveva indicato una cifra pari a 320 euro al mese, pensata appunto per non lasciare completamente a piedi le persone più sfortunate. Se questo dovesse essere l’importo, pur effettivamente piuttosto modesto, sarebbe già un inizio concreto per niente trascurabile.  Toccherà ora al Senato esaminare la proposta. E, eventualmente, approvarla.

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